Israele, terra di sole dove i profumi mediterranei si fondono con quelli orientali, ma anche luogo di grandi commistioni culturali, religiose e etniche. Certamente uno dei posti più affascinanti al mondo. È impossibile non rimanere ammaliati dalla storia intrisa di misticismo che trasuda dalle fondamenta millenarie di Gerusalemme: l’Orto degli ulivi, la via Dolorosa, il Golgota, il Santo Sepolcro, il muro del pianto, la moschea mussulmana, le sinagoghe.
Ma la cultura ebraica ha anche antichissime e consolidate radici musicali le quali, tramite i cantori delle sinagoghe, si sono storicamente intrecciate con l'opera lirica; basti pensare a quanti grandi cantanti si sono formati vocalmente nei luoghi di culto giudei: Joseph Schmidt, Richard Tucker, Jan Peerce, Herman Jadlowker, Alexander Kipnis sino all'attuale Neil Shicoff sono probabilmente i nomi piú celebri. Artisti che segnarono indelebilmente la storia dell'opera fungendo certamente da stimolo al soprano americano Edis De Philippe che nel 1947 decise di fondare la Israel National Opera, la compagnia che sino al 1982 portò in scena all'incirca un migliaio di rappresentazioni per poi serrare i battenti a causa della cessazione dei fondi governativi. La chiusura fortunatamente durò solamente tre anni dato che la società israeliana accusò pesantemente la mancanza di un teatro d'opera ed infatti il Ministero delle Arti e della Cultura intervenne invitando il Teatro Cameri di Tel Aviv e la Israel Chamber Orchestra ad una fusione al fine di sfruttare le possibili sinergie tra i due organici. Così nel 1985 nacque la New Israeli Opera che da allora lavora incessantemente con metodo – partendo dai bambini delle scuole elementari – e buon profitto per attirare sempre più pubblico ai propri spettacoli.
L'incremento di popolarità della lirica in Israele è stato molto più veloce del tempo indispensabile a creare strutture di formazione artistica e questo ha costretto per molti anni i direttori artistici ad arruolare cantanti provenienti dall'Europa e dall'America – lo stesso Placido Domingo negli anni '60 cantò per circa tre anni a Tel Aviv – e questa necessità non si è ancora del tutto esaurita soprattutto, come vedremo, per le voci maschili.
Nel corso della nostra recentissima trasferta israeliana abbiamo potuto toccare con mano la passione, la professionalità e l'entusiasmo con cui il management della New Israeli Opera, a cominciare dal Direttore Generale Hanna Munitz, lavora con l'obbiettivo costante di creare nuovo pubblico e far diventare il teatro d'opera una necessità fondamentale e imprescindibile. A questo scopo da qualche anno viene organizzato anche l'Israeli Opera Festival, inizialmente a Masada e dallo scorso anno a Gerusalemme presso la Piscina del Sultano: un capiente invaso posto sotto le mura della città vecchia, le cui origini vengono fatte risalire all'epoca di Erode ed utilizzato come bacino per la raccolta dell'acqua sino in epoca Ottomana.
Spettacolo di punta di quest'anno: “Rigoletto”.
Abbiamo assistito alla recita del 22 giugno: il caldo torrido lascia il posto ad una serata dalla temperatura resa gradevole dalla leggera brezza che accarezza i capienti spalti – 6000 posti a sedere predisposti sul lato più corto dell'area rettangolare – quasi totalmente occupati dal foltissimo pubblico. Purtroppo la vastità dello spazio dotato evidentemente di un'acustica piuttosto dispersiva, nonché la strada rumorosa e trafficata che lo costeggia, costringono ad una generosa amplificazione. Ciò nonostante sulle note del Preludio, il tema della maledizione, ci ha fatto provare brividi nuovi. Ascoltare quelle note verdiane a noi tanto care, lasciando scorrere lo sguardo dalle mura di Gerusalemme sino ai volti delle migliaia di persone che ci circondavano visibilmente rapite dalla musica del nostro compositore più amato, è stata una sensazione forte, emozionante, quasi inspiegabile: un misto di orgoglio patriottico, ammirazione nei confronti del Cigno di Busseto e gratitudine per l'evidente impegno della New Israeli Opera.
La regia dello spettacolo firmata da David Pountney e ripresa per l'occasione da Gadi Schechter prevedeva un'ambientazione senza spazio e senza tempo. Una regia, come capita sempre più spesso, incomprensibile senza attingere alle note di regia. Fortunatamente le cose sono andate piuttosto bene sotto l'aspetto musicale a partire dalla direzione di Francesco Cilluffo il quale ha diretto con mano sicura staccando, ove necessario, tempi vivaci ma ponendo sempre attenzione alle esigenze dei cantanti e senza rinunciare, nonostante l'amplificazione, alla ricerca di colori e sfumature. Lo stesso Ciluffo dirigerà sempre nella medesima location, le recite di Nabucco previste per l'anno prossimo.
Boris Statsenko nel ruolo di Rigoletto si è confermato artista vocalmente solido, tecnicamente sicuro ed efficace scenicamente.
Salvatore Cordella è stato un Duca sufficientemente sfrontato.
Vocalmente un po' chiaro lo Sparafucile di Mikhail Kolelishvili.
Brava Oksana Volkova nel ruolo di Maddalena.
Adeguati nei rispettivi ruoli Noah Briger (Monterone), Oded Reich (Marullo), Guy Mannheim (Borsa), Yair Polishook (Conte di Ceprano), Anat Czarny (Giovanna), Tali Ketzef (Contessa di Ceprano).
Abbiamo volutamente lasciato per ultima Hila Fahima, il giovane soprano israeliano impegnata nel ruolo di Gilda in quanto merita un discorso a parte. Innanzi tutto per essere stata in assoluto la migliore del cast: la voce è di bel colore, supportata da una buona tecnica tanto è vero che ha superato senza esitazioni tutte le asperità del non semplice ruolo; alle buone caratteristiche vocali si affiancano la graziosa figura e la disinvoltura scenica. Va detto che Hila Fahima ha già cantato con successo il ruolo di Gilda anche alla Wiener Staatsoper.
La sera seguente 23 giugno, nella stessa location, Hila Fahima (soprano), Efrat Ashkenazi (soprano), Hila Bagio (soprano), Ala Vasilevitzki (soprano), Anastasia Klevan (soprano), Anat Czarny (mezzosoprano), Eitan Drori (tenore), Salvatore Cordella (tenore) e Mikhail Kolelishvili (basso) hanno dato vita ad un concerto intitolato “Opera Paradiso” che prevedeva l'esecuzione di una serie di arie d'opera utilizzate nel corso degli anni all'interno di celebri film. Mentre sullo sfondo del palcoscenico venivano proiettati piccoli spezzoni di video tratti da Stregata dalla Luna, Attrazione Fatale, Il Padrino, Amadeus e Pretty woman i cantanti si esibivano sulle note di “È strano… Sempre Libera”, “Quando men' vo”, "Che soave zeffiretto”, “Un bel dì vedremo”, “Der Hölle Rache”, “Nessun Dorma” ed altre celebri romanze e duetti. Sul podio Ethan Schmeisser dirigeva senza problemi l'Orchestra Sinfonica di Gerusalemme.
Il concerto lirico vocale a cui abbiamo assistito venerdì 24 giugno ed al quale hanno preso parte cinque soprani accompagnati al pianoforte dalla brava Sonia Mazar ci ha confermato la bontà della Scuola di canto della Israeli Opera, soprattutto in merito alle voci femminili. L'evento musicale è stato organizzato in una sala della stupenda Sinagoga di Conegliano Veneto, posta all'interno della stessa struttura del Museo di Arte Ebraica Italiana. Fu subito dopo la fine della seconda guerra mondiale che i sopravvissuti alla Shoah appartenenti alla piccola comunità israelita di Conegliano – paese delle provincia di Treviso – decisero di trasferire e ricostruire a Gerusalemme gli interni della loro Sinagoga fondata nel XVI secolo. Naturalmente siamo stati lieti di ascoltare tante brave artiste però non possiamo non notare la strana controtendenza rispetto al passato, quando fra i cantori delle sinagoghe fuoriuscivano tante interessanti voci maschili.
Il nostro tour musicale si è concluso a Tel Aviv dove abbiamo visto la prova generale de “Les pêcheurs de perles” di Georges Bizet nell'allestimento firmato dalla regista olandese Lotte de Beer. Una regia che presentava la vicenda come fosse un reality simil “Isola dei famosi” con il coro distribuito fra i vari appartamenti di un condominio a vista, posto sullo sfondo della scena. Al di là della discutibile regia va segnalato la buona resa musicale dell'ottima The Israel Symphony Orchestra Rishon LeZion diretta con attenzione e mano sicura da Sloane Stevene ed anche il buon livello di tutti i cantanti. Positiva anche la prova del coro ben preparato da Ethan Schmeisser del quale siamo riusciti ad apprezzare la buona qualità, nonostante la posizione impossibile in cui la regia l'avevo costretto a cantare.
Prima della prova generale ci è stato dato modo di visitare la Israeli Opera House. Davvero un bel teatro di circa 1600 posti gestito con grande oculatezza economica e progettualità tesa soprattutto ad attirare sempre maggiore pubblico giovane coinvolgendo i bambini sin dalla scuola primaria.
Dal punto di vista turistico Tel Aviv è una città organizzatissima a misura di vacanza; una sorta di Miami mediterranea, con modernissimi alberghi e locali di tutti i generi che si affacciano sul bel lungomare dove, a qualsiasi ora, vi sono persone che fanno footing, passeggiano o si svagano in bicicletta. Spiaggia di sabbia chiara e mare trasparente e turchese sono certamente adatti a soddisfare anche i turisti più esigenti. Non manca ovviamente il mercato in tipico stile orientale, fitto di bancarelle coloratissime e profumate.
Giunti all'ultimo giorno del nostro tour israeliano, abbiamo buttato inevitabilmente l'occhio sul programma della prossima stagione 2016-2017 della New Israeli Opera che si inaugurerà il 30 novembre 2016 con "Norma" di V. Bellini ed un cast certamente affidabile che vede nei ruoli principali Maria Pia Piscitelli (Norma), Gustavo Porta (Pollione), Daniela Barcellona (Adalgisa), Carlo Striuli (Oroveso) e la direzione d'orchestra affidata a Daniel Oren (Direttore Musicale di questo teatro). Seguiranno nei mesi successivi: Lucia di Lammermoor, Faust, La Gazzetta, La Forza del Destino a cui seguiranno nei festival estivi Nabucco, Madama Butterfly, Giulio Cesare, Samson et Dalila e Un ballo in maschera. Moltissimi i nomi di artisti noti agli appassionati d'opera di tutto il mondo, coinvolti in queste opere.
Questo viaggio ci ha dato modo di inserire alla nostra lista di appassionati d'opera itineranti, un'altra gustosa meta dove, a sole quattro ore di volo da Milano, ci si può godere della buona musica in un paese dotato di un fascino irresistibile, intriso di storia ultramillenaria, culture sfaccettatissime, profumi intensi, panorami mozzafiato e mare caldo dai colori caraibici.
Arrivederci Israele!
Danilo Boaretto
Danilo Boaretto