Bacocco | Michele Perrella |
Serpilla | Antonella Carpenito |
Regia | Cesare Scarton |
Direttore e cembalo | Donatella Busetto |
Ensemble Cenacolo Musicale |
Come per numerosi autori un tempo celebri, la storia non è stata generosa con Giuseppe Maria Orlandini, fecondo compositore presso la corte medicea nella prima metà del Diciottesimo secolo. Allievo di Domenico Scorpione, il musicista fu membro della prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna e fu uno dei maggiori operisti tra gli anni venti e quaranta del Settecento. La sua notorietà fu anche presa di mira dalla satira di Benedetto Marcello nel Teatro alla Moda. Il catalogo di Orlandini conta oltre cinquanta melodrammi (rappresentati in tutt’Europa), otto oratori e una serie di canzonette. Il suo nome oggi occasionalmente salta fuori per l’intermezzo Bacocco e Serpilla, su libretto di Antonio Salvi, andato probabilmente in scena a Verona nel 1715 e certamente ripreso a Venezia tra il 1718 e il 1719. L’operina, strutturata in tre brevi intermezzi come avveniva allora da eseguire durante intervalli di un dramma serio, ebbe un successo strepitoso raggiungendo le scene di Vienna e Parigi dove condivise, insieme alla più celebre Serva padrona, il dibattito della “Querelle des buffons”.
Dopo il Polidoro di Lotti dello scorso anno, la Settima edizione del festival Vicenza in lirica, oltre a recuperare La Diavolessa di Galuppi di cui si parlerà in un’altra recensione, ha presentato il Bacocco proponendolo in forma semiscenica a Palazzo Leoni Montanari. L’inclemenza del tempo non ha purtroppo reso possibile, come previsto, l’esecuzione nel cortile del palazzo costringendo un imprevisto spostamento dello spettacolo negli spazi raccolti dell’elegante Salone di Apollo. Il sottotitolo dell’intermezzo Il marito giocatore e la moglie bacchettona sintetizza già la trama dei tre quadri nei quali seguiamo le vicissitudini matrimoniali di Bacocco, avvezzo al gioco delle carte, e della moglie Serpilla stufa delle continue perdite economiche del marito.
La musica di Orlandini ci pare briosa, ricca di idee melodiche piacevoli e divertenti (ad esempio durante il bisticcio dei due coniugi nel duetto “Serpilla diletta”) e non priva di alcuni accenni nella definizione della psicologia dei personaggi. Donatella Busetto, concertatore, ha avuto la felice idea di collegare i tre momenti con altrettante “Introduzioni teatrali” di Locatelli edite nel 1735. La regia di Cesare Scarton, senza nulla patire, si è magnificamente adattata agli spazi raccolti dello stupendo salone non rinunciando alla dinamica concitata delle baruffe coniugali e sollecitando ai due protagonisti, con un risultato coinvolgente, una recitazione animata e vivace.
Il baritono Michele Perrella (Bacocco) ha dimostrato grandi qualità musicali con una dizione sempre molto chiara e curata anche nei recitativi. Oltre a ciò abbiamo apprezzato la ragguardevole bellezza del timbro vocale e l’ottima presenza scenica. A suo merito c’è poi da aggiungere che il suo canto non ha tradito incertezze e ha rivelato modulazioni agevoli e spontaneità negli accenti. Antonella Carpenito è stata una Serpilla spigliata, dotata di una voce dal colore brunito particolarmente adatta per i numeri patetici (come nell’accorata aria d’ingresso del secondo intermezzo “Signori giudici, giustizia e pietà chiegg’io per me”). L’impostazione della cantante ci è parsa corretta e rispettosa della prassi esecutiva ben ispirata dall’affiatato Ensemble Cenacolo Musicale (con Giacomo Catana e Mauro Spinazzè violini, Alessandra Di Vincenzo viola, Cristina Vidoni violoncello e Mauro Zavagno violone) e dalla puntuale direzione di Donatella Busetto che sedeva al cembalo. Lo spettacolo, durato un’oretta, ha destato calorosi consensi da parte dei numerosi ascoltatori.
La recensione si riferisce allo spettacolo dell'8 Settembre 2019.
Lodovico Buscatti