Soprano I | Gilda Fiume |
Soprano II | Arianna Vendittelli |
Tenore | Krystian Adam |
Basso | Adolfo Corrado |
Direttore | Enrico Onofri |
Maestro del coro | Roberto Gabbiani |
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona | |
Programma | |
Michael Haydn | Sinfonia n. 39 in do maggiore (P31 MH 478) |
Wolfgang Amadeus Mozart | Messa in do minore per soli, coro e orchestra, K 427 |
Il Teatro Filarmonico di Verona inaugura la stagione sinfonica con uno splendido omaggio dedicato a Mozart e celebra così i 50 anni dalla sua riapertura.
La città scaligera è orgogliosa di aver offerto ospitalità al giovane Mozart durante i suoi viaggi, tant’è che dal 2020 (ovvero il 250° anniversario del primo soggiorno) nel mese di gennaio Festival Mozart a Verona propone concerti, mostre, spettacoli, conferenze e altri eventi dedicati al compositore salisburghese e alla sua eredità.
Il concerto diretto da Enrico Onofri presenta un programma dall’accostamento insolito e interessante: la Messa Grande in do minore di Mozart e la Sinfonia n°39 in do maggiore di Michael Haydn, fratello minore del più celebre Franz Joseph.
La Sinfonia è una piccola perla: attribuita erroneamente a Mozart fino al 1907, è composta da tre movimenti di breve durata, 12 minuti netti di puro classicismo viennese raffinato e audace. Già dal primo movimento, Allegro con spirito, si capisce che Onofri ha compiuto un enorme lavoro di ricerca delle giuste dinamiche, seguite fedelmente e con cura nei gesti. L’equilibrio si nota soprattutto nell’Andante, dove l’amalgama timbrica degli archi sostiene i delicati disegni melodici dei fiati, in un momento musicale respirato e diretto con perizia da un gesto contenuto, misurato e preciso delle sole braccia del direttore. Nel terzo movimento Fugato. Molto vivace invece, la partitura richiede contrasti dinamici così repentini che il suo gesto si fa più concitato e si estende a tutto il corpo. L’esecuzione nel suo complesso è magistrale. Composta nel 1788, questa Sinfonia è contemporanea della mozartiana n.41, tant’è che in alcune occasioni l’orchestrazione di Mozart cita lo stimato amico e collega. Ci si poteva aspettare, quindi, di vederla inserita nel programma. Invece, segue la Messa Grande che, al contrario della Sinfonia, è incompiuta, ambiziosa e solenne.
Mozart, intentata la carriera da libero professionista, ne comincia la stesura come voto personale, senza commissioni e compensi: vuole dedicarla alla futura moglie e ingraziarsi la benevolenza del padre, il quale non vede di buon occhio l’unione tra i due. La scrittura segue a tratti gli studi contrappuntistici più classici di Bach e Händel (citato quasi letteralmente nel "Gloria") e lo stile virtuosistico dedicato alle arie profane. Le idee sono monumentali e, nei brani che ci sono giunti completati, si può vedere tutta la maestria del genio di Salisburgo. Tuttavia, per sopraggiunti impegni lavorativi più incombenti e necessari per il primo compositore che tentò di affrancarsi dai mecenati di corte, la Messa è stata accantonata e ci sono giunte solo alcune bozze poi rivisitate da altri autori. Nonostante fosse ancora incompiuta, una sua prima esecuzione - con le parti mancanti probabilmente integrate da altri lavori sacri - avvenne nel 1783 presso la chiesa del collegio benedettino di San Pietro a Salisburgo, proprio con Constanze Weber nella parte del soprano solista.
Proprio per Costanze è stata scritta la parte vocale in do maggiore del "Christe", sezione centrale del "Kyrie in do minore": l’intervento del soprano illumina la severità della conduzione contrappuntistica delle due sezioni che lo racchiudono.
Questa parte è interpretata da Gilda Fiume, soprano dalla vocalità morbida e voluttuosa, che dà una prova sicura ed elegante, con abbellimenti precisi e ben scambiati con i fiati, specialmente nel corso della sezione "Et incarnatus est" dove, grazie alla scrittura più adatta alle arie profane che ai lavori sacri, aggiunge insieme all’oboe solista qualche cesellatura nelle cadenze.
Arianna Vendittelli ha sempre una bellissima voce virtuosa ma molto più delicata, dalla dolcezza sognante: nel "Laudamus" l’orchestra le offre un appoggio misurato che la risalta, mentre nel "Domine Deus" la sua voce si impasta alla perfezione con i violini, con il risultato di non contrastare la voce della Fiume e di regalare un raffinato duetto vocale.
Nel "Quoniam" si inserisce il tenore Krystian Adam, grande interprete del repertorio barocco e classico. Pur presentando una voce solida e timbricamente sicura, non brilla inizialmente nel corso del terzetto vocale con i soprani, ma durante il "Benedictus" offre una prova eccellente.
Lo stesso "Benedictus", pur incompiuto, offre un finale maestoso, durante il quale il basso Adolfo Corrado con la voce ben presente, scura e ricca di armonici, assicura una performance incisiva e ben equilibrata.
In generale, Enrico Onofri ha gidato con precisione mirata tutte le dinamiche dell’orchestra cercando di far risaltare il lavoro del coro diretto da Roberto Gabbiani. In particolare, nel "Qui tollis" l’attenzione al volume strumentale ha permesso di seguire al meglio lo scambio di voci del coro doppio; interessante la parte del "Credo" dove, mentre l’orchestra rispondeva energicamente al gesto corposo del direttore, il coro ha mantenuto una vocalità dolce e cullante in contrasto. Apprezzabile la sezione dei contralti nel "Sanctus".
La recensione si riferisce allo spettacolo del 1 febbraio 2025.
Sonia Dainese