Igor Stravinskij | Sinfonia di salmi |
Aleksandr Nikolaevič Skrjabin | Concerto in fa diesis minore per pianoforte e orchestra, op. 20 |
Nikolaj Rimskij-Korsakov | Suite da Il Gallo d'oro |
Direttore | Francesco Cilluffo |
Pianoforte | Edoardo Maria Strabbioli |
Maestro del Coro | Ulisse Trabacchin |
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona |
L'ultimo concerto della Stagione Sinfonica 2022 del Teatro Filarmonico di Verona vede finalmente il debutto del direttore torinese Francesco Cilluffo alla guida delle maestranze di Fondazione Arena, inizialmente previsto nel marzo 2020 e rimandato a causa della pandemia, con un programma incentrato sui compositori russi di fine Ottocento e inizio Novecento: Nikolaj Rimskij-Korsakov, Aleksandr Skrjabin e Igor Stravinskij.
Il primo brano affrontato è la Sinfonia dei Salmi del più giovane dei tre. Commissionata dalla Boston Symphony Orchestra nel 1930, fu elaborata da Stravinskij come una composizione sinfonico-corale in cui i due elementi (quello vocale e quello orchestrale) non si sovrapponessero ma si integrassero l'uno con l'altro: la Sinfonia riflette inoltre il riavvicinamento del compositore alla chiesa ortodossa, come testimonia la scelta di mettere in musica i Salmi 38, 39 e 150 della Vulgata latina della Bibbia. Nella fattispecie dell'esecuzione cui ho assistito, tuttavia, la prestazione del Coro di Fondazione Arena è stata meno brillante del solito, con i suoni spesso coperti dalle masse orchestrali: il motivo di ciò è chiaramente imputabile alla recente e onerosa tournée di Gioconda nei teatri lombardi che li ha visti impegnati anche le sere prima del concerto. Più apprezzabile la prestazione dell'Orchestra, con particolare menzione, nel brano di Stravinskij, alla sezione dei fiati, sempre precisi e nitidi.
La serata prende il volo col secondo brano, il Concerto in fa diesis minore per pianoforte e orchestra di Aleksandr Skrjabin, che vede una bella intesa tra Cilluffo e il pianista Edoardo Maria Strabbioli. Come nella Sinfonia dei Salmi orchestra e coro dialogano senza imporsi l'uno sull'altro, così lo strumento solista e la compagine sinfonica si integrano perfettamente in questo Concerto dalla struttura estremamente peculiare, che attirò le critiche di Rimskij-Korsakov. La collaborazione tra direttore e pianista è proficua e fattiva: le note del piano si amalgamano languide e decise con le funamboliche sferzate del settore degli archi, in gran spolvero.
È con la suite de Il gallo d'oro di Rimskij-Korsakov che Cilluffo gioca le sue carte migliori, esaltando il lato fortemente surreale e parodistico della composizione, come fosse una sorta di Carnevale degli animali per adulti. I quattro quadri in cui è suddivisa la suite vengono affrontati dal direttore con tempistiche serrate e briose, senza però abbandonare le suggestioni esotiche della partitura, come i melismi orientaleggianti dei fiati, i forsennati tintinnii delle percussioni e i graffianti accordi delle arpe. La narrazione musicale procede spedita, con una coesione orchestrale pressoché perfetta.
Teatro lungi dall'essere gremito ma molto soddisfatto ed entusiasta, prodigo di applausi verso Cilluffo e Strabbioli (che, al termine del brano di Skrjabin, concede come bis il Notturno op. 62 n. 1 di Chopin).
La recensione si riferisce al concerto di sabato 26 novembre 2022.
Martino Pinali