Soprano | Carlotta Colombo |
Direttore | Enrico Pagano |
Orchestra Ildebrando Pizzetti | |
Wofgang Amadeus Mozart | Sinfonia K74 in sol maggiore (1770) |
Se tutti i mali miei, K83 per soprano e orchestra (1770) | |
L’ombra de’ rami tuoi da Ascanio in Alba K111 per soprano e orchestra (1771) | |
Sinfonia K112 in fa maggiore (1773) |
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Exultate jubilate K165 mottetto per soprano e orchestra (1773) | |
Sinfonia K84 in re maggiore (1770) |
I tre viaggi che Mozart effettuò in Italia tra il 1769 e il 1773 hanno assunto un carattere quasi leggendario nella letteratura musicologica a lui dedicata. Nel Belpaese il giovane Wolfgang si fece ammirare in tutte le corti italiane che visitò; venne preso sotto l’ala protettiva di Padre Martini – vera autorità dell’epoca in tutte le questioni musicali – dal quale apprese i primi rudimenti della musica sacra; conobbe il più celebre castrato della storia, Carlo Broschi, detto “il Farinelli”; compose il suo primo quartetto in una locanda di Lodi. Il ragazzo prodigio stava sbocciando sotto agli occhi di tutti, disseminando sul suo percorso lungo la Penisola le prime sinfonie, cantate e opere che andranno a delineare il suo stile futuro e che lo resero un gigante della musica alle orecchie di tutto il mondo e di tutte le epoche. Un viaggio di studio, come di prassi per tutti gli intellettuali dell’epoca, ma compiuto con grande precocità e molte speranze professionali; purtroppo per lui (e per il padre Leopold) queste ultime si rivelarono deludenti e così i Mozart fecero ritorno a Salisburgo senza contratti in tasca.
Proprio prendendo spunto dai diari e dal catalogo mozartiano dell’epoca, l’Orchestra Ildebrando Pizzetti, grazie al sostegno della Fondazione Carlo Antonio Monzino, ha colto l’occasione per compiere il proprio viaggio nei teatri lombardi, come a voler riportare le composizioni “milanesi” là dove sono state concepite. E non si tratta di una scelta casuale di un’orchestra qualunque: i membri della Pizzetti sono giovani, poco più grandi del compositore quando scrisse queste opere due secoli e mezzo fa. L’orchestra stessa è molto giovane (ma non giovanile), essendosi formata appena quattro anni fa su iniziativa del suo direttore Enrico Saverio Pagano: non studenti, ma musicisti formati avviati sulla strada della professione. Sulla carta il programma si rivela davvero affascinante proprio perché tutto incentrato su composizioni mai molto eseguite, ma fondamentali per comprendere la crescita futura del genio salisburghese.
Sabato 13 ottobre la tournée ha toccato Varese, la città natale dell’orchestra, presentandosi nell’intimità dell’affascinante teatro Santuccio («stasera giochiamo in casa», ha scherzosamente ricordato lo stesso Pagano all’inizio del concerto). Le sinfonie milanesi di Mozart sono improntate ad un’essenzialità galante: spesso mancanti di uno sviluppo propriamente detto, fanno della concisione il loro aspetto notevole, divenendo così dei piccoli pezzi orchestrali di breve durata che mostrano tutta la gioiosità e la precocità del Mozart melodista.
Il concerto si apre con la Sinfonia K74 n. 10 in sol maggiore: un’esecuzione che all’inizio appare un po’ timida dovuta – si suppone – soprattutto a fattori extramusicali (il palco strettissimo e la scarsa presenza di pubblico; all’opposto di altre date precedenti dove si era registrato il tutto esaurito). La timidezza scompare ben presto lasciando il posto ad una performance complessiva energica, soprattutto nelle restanti sinfonie (K112, n. 12 in fa maggiore e K84 n. 11 in re maggiore) dove emerge il cuore dell’orchestra: è un Mozart giovane e suonato in maniera giovanile con tutta l’urgenza e l’irruenza tipica dei vent’anni. Soprattutto emerge l’amore degli orchestrali per quello che stanno suonando, e lo stesso direttore Enrico Pagano – pur nelle difficoltà di un palcoscenico davvero troppo angusto – dimostra di sapere dirigere con attenzione e sicurezza nonostante la verde età (classe 1995).
Il discorso è analogo nelle composizioni per voce presentate: se le due arie Se tutti i mali miei (tratta dal Demofonte di Pietro Metastasio) e L’ombra de’ rami tuoi (dall’Ascanio in Alba su testo di Parini) non presentano particolari difficoltà esecutive, l’Exultate jubilate è, al contrario, una dimostrazione di virtuosismo notevole per la voce di Carlotta Colombo. Il giovane soprano si è specializzato nel repertorio cinque-secentesco, collaborando con La Venexiana e l’Ensemble LaBarocca dell’Orchestra Verdi di Milano. Pur trovandoci, quindi, in un repertorio che non è quello a lei più congeniale, ha saputo sostenere con grazia la difficile parte vocale, dimostrando un’ottima dizione e un controllo della voce tanto nelle sezioni più agili quanto in quelle più recitative.
L’unica nota veramente negativa della serata: un teatro poco avvezzo ad ospitare un’orchestra sia pure da camera (un palco davvero troppo stretto per contenerli ed un’acustica forse non ottimale per questo genere di musica); e lo stesso pubblico varesino non è probabilmente abituato ad un’offerta culturale di tale livello (la vicinanza con Milano fagocita ogni cosa sotto questo aspetto). Fatto sta che in questa tappa varesina in pochi hanno potuto apprezzare un’orchestra – per di più espressione di questo territorio! – che promette di far parlare di sé in futuro. La tournée prosegue fino al 13 novembre nelle province lombarde: c’è ancora tempo per rimediare.
La recensione si riferisce al concerto del 13 ottobre 2018.
Emiliano Michelon