La Capella Reial de Catalunya | |
Soprano | Lucia Martin-Cartòn |
Soprano | Adriana Fernàndez |
Controtenore | David Sagastume |
Tenore | Victor Sordo |
Tenore | Lluis Vilamajò |
Baritono | Furio Zanasi |
Basso | Daniele Carnovich |
Cornetto | Jean-Pierre Canihac |
Flauto, chalumeau | Béatrice Delpierre |
Trombone | Daniel Lassalle |
Trombone | Elies Hernandis |
Dulcian | Joaquim Guerra |
Viola da da gamba | Jordi Savall |
Viola da da gamba | Sergi Casademunt |
Viola da da gamba | Philippe Pierlot |
Viola da gamba | Lorenz Duftschmid |
Arpa, salterio | Andrew Lawrence-King |
Liuto, vihuela, chitarra | Xavier Dìaz-Latorre |
Organo, clavicembalo | Luca Guglielmi |
Percussioni | David Mayoral |
Direttore | Jordi Savall |
Hesperion XXI |
Le relazioni tra Jordi Savall e Napoli risalgono agli anni Settanta del secolo scorso, con la nascita dell’Hesperion XX e della Capella Reial de Catalunya si consolidano negli anni Ottanta con una discografia che esplora i secoli (XV e XVI) in cui la città fu dominata prima dagli aragonesi e poi dagli spagnoli, e continua per tutto il resto della sua mirabile carriera.
Jordi Savall non è solo musicista, è anche ricercatore, storico, geografo. Seguire il suo lavoro nei decenni vuol dire comprendere gli spostamenti di persone ed idee nell’area mediterranea, seguendo le vie della musica che hanno sempre corso più veloci dei pensieri e delle parole. Chi meglio di lui poteva sintetizzare in due di ore di spettacolo due secoli di storia? Chi meglio di lui è in grado di sintetizzare una scaletta senza pause, senza cadute di tono e di attenzione, piena di colpi di scena e nello stesso tempo rigorosa nella cronologia?
La prima parte è dedicata al periodo aragonese di Alfonso V e Ferdinando I sotto i cui regni si origina la Renaissance che improntò per due secoli architettura, arte e musica a Napoli. La gran parte dei brani sono tratti dal Canzoniere di Montecassino, uno dei tanti canzonieri, cioè raccolte di musiche sacre e profane di autori diversi, spesso anonimi, molto diffuse nei secoli XV e XVI. Sono strambotti, chanson e balli in alternanza strumentali e vocali. Prevale il ritmo scandito da percussioni popolari come il tamburello, di cui abbiamo scoperto le infinite possibilità per mano di David Mayoral, e sostenuto dagli archi stellari dell’Hesperion XXI. Due opere d’autore concludono la prima parte: l’inno Adoramus te di Johannes Cornago, musicista spagnolo al servizio dei re aragonesi, e la canción Viva el gran Re Don Fernando di Carlo Verardi, anch’esso spagnolo nonostante il nome. Se l’inno ha aperto uno spazio di serena contemplazione, la canzone in onore del re, benché d’occasione, si è salvata per aver contenuto l’enfasi con eleganza e ironia.
La seconda parte copre l’intero Cinquecento che vede susseguirsi sul trono Ferdinando III, Carlo V e Filippo II. Savall ha attinto ad altri Cancioneros: de Palacio, de Upsala, de la Sablonara, ma ha inserito soprattutto i grandi compositori dell’epoca. Si susseguono così opere di Diego Ortiz (1510-1570), Nicolas Gombert (1495-1560), Antonio de Cabezón (1510-1566), Adrian Willaert (1490-1562), una complessa nomenclatura cui il programma ha dato un respiro antologico capace di ricostruire un’epoca e un ambiente, non sempre dalla parte dei potenti.
Alcuni momenti indimenticabili, ormai parte della leggenda dell’Hesperion XXI e della Capella Reial de Catalunya come La Spagna-Danza alta di Francisco de la Torre, la Moresca di Guerrero e la villanesca Vecchie letrose di Willaert sono stati accolti da applausi a scena aperta, evento rarissimo qui nei Paesi Bassi.
Descrivere la qualità musicale di questo concerto è difficile senza far ricorso ad aggettivi che attengano tutti alla perfezione. Ogni volta Savall e i suoi ensemble rinnovano la meraviglia. I nomi in locandina sono tutti eccellenti, ma l’esperienza ci insegna che non sempre l’unione di tanti fuoriclasse riesce a creare un’ottima squadra. Non è il caso di Savall che riesce a raggiungere ogni volta il meglio dai suoi ensemble senza mai cadere nella routine.
Il pubblico ha assistito con reverenza a questa Lectio Magistralis multidisciplinare di Jordi Savall e dei suoi inarrivabili musicisti. Due bis, di cui il primo dedicato alla Catalogna, hanno concluso il concerto tra applausi, ovazioni, urla di bravo e fischi all’americana, cioè di esultanza.
La recensione si riferisce al concerto del 26 agosto 2019
Daniela Goldoni