Il Conte Gil | Alessio Cacciamani |
La Contessa Susanna, sua moglie | Marje Fajtova |
Sante, un servo | Motoharu Takei |
Regia | Daniele Guerra |
Scene e costumi | Angelo Canu |
Direttore | Takayuki Yamasaki |
Orchestra del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste |
Quando una fondazione lirica riesce a organizzare e gestire due produzioni contemporaneamente è sempre buon segno. È questo il caso del Teatro Verdi di Trieste che, mentre continuano le recite di Les Pêcheurs de Perles di Bizet, ha presentato nell’ambito della benemerita rassegna “L’opera in un atto” Il segreto di Susanna di Ermanno Wolf-Ferrari.
Definita Intermezzo, l’opera di Wolf-Ferrari esordì a Monaco di Baviera il 4 dicembre 1909 ed è un vero e proprio gioiello, che ben identifica la vena compositiva di un autore ingiustamente sottovalutato e perciò pressoché sconosciuto al grande pubblico.
Le peculiarità del compositore si ritrovano tutte in questo breve lavoro in cui leggerezza e ironia sono profuse a piene mani; al contempo si apprezzano gli sprazzi melodici di gusto più melodrammatico, o meglio mitteleuropeo, che riportano agli stilemi dell’operetta più nobile, comprese atmosfere sfumate di preziose nostalgie. Riconoscibili anche i richiami ad altri compositori, Debussy in particolare.
La trama è semplice e lineare: un uomo è insospettito dal comportamento della moglie, e crede che lo tradisca. In realtà la donna vuole nascondere il vizio per il fumo. Una vicenda che è forse solo il pretesto per una riflessione più ampia sulle dinamiche familiari.
Takayuki Yamasaki, alla guida di un’Orchestra del Verdi positiva nel rendimento complessivo ma meno concentrata del solito (qualche veniale sbavatura si è percepita, qua e là) ha colto solo parzialmente la leggerezza garbata della partitura. Qualche nuance in più, dinamiche maggiormente sfumate avrebbero giovato a una narrazione che a tratti è sembrata poco fluida. Nulla di grave, e probabilmente dopo il “rodaggio” della prima le cose andranno meglio nelle prossime recite.
Alessio Cacciamani, baritono di notevoli mezzi vocali, ha impersonato efficacemente il Conte Gil. Qualche limite negli acuti è stato ampiamente compensato da un fraseggio incisivo e da una recitazione brillante.
Molto brava Marie Fajtova, già ammirata quale Donna Anna due anni fa nel Don Giovanni che aprì la stagione. La Contessa Susanna è una parte assai più insidiosa di quanto possa sembrare di primo acchito, perché pretende acuti sicuri e mobilità di fraseggio. La voce del soprano è di bel colore, di buon volume, e nonostante un vibrato stretto piuttosto pronunciato rimane sempre gradevole. L’attrice è spigliata, convincente e dinamica e perciò il personaggio è stato risolto sia nella civettuola malizia sia nel malinconico abbandono.
Divertente Motoharu Takei nei panni di Sante, servo silente ma importante nei meccanismi della vicenda.
Semplice ma efficace l’allestimento firmato da Daniele Guerra, che ha ben lavorato sulle interazioni tra i personaggi e sui caratteri dei protagonisti. Le scene e i costumi di Angelo Canu sono improntati alla sobrietà ma risultano funzionali a uno spettacolo divertente e snello.
Purtroppo, nonostante i prezzi da saldo invernale che caratterizzano la rassegna “L’opera in un atto”, gli spettatori erano davvero pochi ma hanno accolto con grande entusiasmo tutta la compagnia artistica.
Paolo Bullo