La Fuga e la passione ardente |
Lunedì 24 settembre 2018 |
Martina Filjak - pianoforte |
Franz Joseph Haydn |
Sonata n.32 in sol minore Hob XVI/44 |
1. Moderato |
2. Allegretto |
Johann Sebastian Bach - Ferruccio Busoni |
Toccata e Fuga in re minore BWV 565 |
Johann Sebastian Bach - Franz Liszt |
Preludio e Fuga in la minore BVW 543 |
César FranckPrélude, Fugue et Variation in si minore op.18 |
1. Andantino |
2. Lento |
3. Allegretto ma non troppo |
4. Andantino |
Robert Schumann |
Faschingsschwank aus Wien op.26 |
1. Allegro. Sehr lebhaft |
2. Romanze. Ziemlich langsam |
3. Scherzino |
4. Intermezzo. Mit grosster Energie |
5. Finale. Hochst lebhaft |
Il secondo evento proposto dall’edizione 2018 del Festival Pianistico “Giovani interpreti e grandi Maestri”, organizzato dalla Chamber Music Trieste in collaborazione con la CEI - Iniziativa Centro Europea - ha avuto per protagoniste indiscusse Martina Filjak, brillante artista in cui espressività e tecnica virtuosistica si combinano con efficacia e la Fuga, declinata in una molteplicità interessante grazie alla quale è stato possibile osservare questa complessa costruzione armonica nel suo rapporto dinamico con altre forme musicali ed apprezzarne così ancor meglio le caratteristiche. Il titolo dato al programma, “La Fuga e la passione ardente”, è stato di conseguenza quanto mai appropriato.
La Sonata n.32 in sol minore di Franz Joseph Haydn è stato un vero e proprio incipit sereno; il dialogo amabile tra due voci ben distinte esposte in un’elegante alternanza tra l’energia e la delicatezza dell’interpretazione ha mostrato immediatamente la cifra dell’intero concerto.
Nella magnifica Toccata e Fuga in re minore BVW 565 di Johann Sebastian Bach/Ferruccio Busoni l’ambientazione altamente drammatica e decisa creata nella prima parte si ammorbidisce a tratti con l’apparire della Fuga per addolcirsi e trasformarsi in un luogo consolante e pacificatore nel quale rasserenare l’animo colpito dalla violenza appena superata. L’ingresso di ogni nuovo soggetto appare come un’onda che si aggiunge alle altre non ancora del tutto passate e, come avviene in natura, non è mai uguale alla precedente che accompagna fedele fino al suo scomparire. Martina Filjak ha ingaggiato con l’incommensurabile opera di Bach una lotta carica di emozioni dalla quale è uscita trionfalmente vincitrice.
È seguito il Preludio e Fuga in la minore BVW 543 trascritto questa volta da Franz Liszt. Qui la passionalità del Preludio si è sciolta in una Fuga inizialmente aerea e sognante che ha progressivamente aumentato di potenza e velocità per concludersi in modo vorticoso, dotata com’è di una complessità strutturale che non ammette sbavature.
Il Prélude, Fugue et Variation in si minore di César Franck ha aperto in modo mirabile la seconda parte del concerto: una danza lirica e nostalgica che, calibrando sapientemente luci e ombre, si è fatta consolatoria pur mantenendosi a tratti velata, ponte ideale tra i brani precedenti e quel che sarebbe seguito.
I cinque movimenti del Faschingsschwank aus Wien di Robert Schumann nel loro susseguirsi tra danze frenetiche, rapide rarefazioni, pienezze e intensità toccano, in particolare con Romanze, le corde più profonde dell’ascoltatore, ma poi si agitano di nuovo per risultare a tratti sfuggenti e sopra le righe rivelando un fermento interiore capace in modo insidioso di oscurare, con una sofferenza sempre al limite, la generale allegria rivelandone l’accento farsesco tipico di certe caricature, immagini mutevoli e impossibili da trattenere a lungo nella memoria come certi sentimenti che, in troppo rapida successione, si ingolfano e si sopraffanno vicendevolmente.
La giovane pianista si è rivelata particolarmente attenta nel dosare con rara intelligenza colori e sfumature, passando da tonalità più che tenui ad altre fortemente accese e unendo a ciò un’ottima padronanza tecnica realizzata con una certa sobrietà nei gesti che non è riuscita a nascondere un temperamento molto appassionato e al contempo contenuto, né un’evidente esuberanza efficacemente gestita.
Anche i due bis, una bellissima pagina di Arvo Pärt e le Réminiscences de Lucia de Lammermoor di Franz Liszt hanno sottolineato il bell’avvicendarsi di mondi diversi, estremamente evocativo il primo, d’effetto e pirotecnico sia dal punto di vista strettamente musicale che esecutivo il secondo.
La recensione si riferisce al concerto del 24 settembre 2018
Paola Pini