Andrea Chénier | Fabio Armiliato |
Carlo Gérard | Juan Pons |
Maddalena Di Coigny | Daniela Dessì |
La Mulatta Bersi | Tiziana Tramonti |
La Contessa Di Coigny | Cinzia De Mola |
Madelon | Chiara Chialli |
Roucher | Enrico Giuseppe Iori |
Il Romanziere Pietro Fléville | Antonio Marani |
Fouquier Tinville | Claudio Ottino |
Il Sanculotto Mathieu | Armando Gabba |
Un Incredibile | Bruno Lazzaretti |
L'abate Poeta | Mauro Buffoli |
Dumas | Paolo Servidei |
Schmidt | Flavio Feltrin |
Il Maestro Di Casa | Davide Motta Fré |
Maestro Del Coro | Claudio Marino Moretti |
Direttore D'orchestra | Paolo Olmi |
Regia, Scene E Costumi | Ivan Stefanutti |
Orchestra E Coro Del Teatro Regio |
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Allestimento Teatro Massimo Vincenzo Bellini Di Catania E Teatro Regio Di Parma |
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Teatro Regio Di Torino |
Grande affluenza di pubblico per questo Chénier torinese, e discreto successo personale per i protagonisti, spettacolo che nell'insieme è stato abbastanza piacevole e interessante, soprattutto dal punto di vista visivo il pubblico aveva poco da lamentarsi, perché l''allestimento di Sfefanutti è stato particolarmente spettacolare e suggestivo, puntando tutto sulla tradizione e sulla ricostruzione fedelissima dell'ambiente pre e post-rivoluzionario. La scenografia, anche se in fondo molto didascalica e senza particolari idee registiche, è stata abbastanza ottimale per quest'opera. È difficile rappresentare un'opera come l'Andrea Chénier senza ambientarla in un determinato periodo storico come quello della Rivoluzione francese e del suo Terrore, e inoltre il colpo d'occhio dei sontuosi vestiti settecenteschi o l'effetto finale della ghigliottina sullo sfondo, minacciante i due amanti, sono effetti che prendono molto dal punto di vista visivo. Anche se penso che la regia e la scenografia devono essere inscindibilmente legati, purtroppo dal punto di vista meramente registico il risultato non è stato altrettanto felice, il movimento scenico e gli spunti attoriali sono stati scontati e direi in alcuni casi minimali, soprattutto per quanto riguarda i protagonisti, spesso si limitavano a piantarsi in scena, puntando solo al canto. Purtroppo è proprio a livello vocale che l'interpretazione è stata carente, soprattutto per quanto riguarda il protagonista. Andrea Chénier è uno dei ruoli più difficili del repertorio tenorile, per la continua tensione e spinta verso l'alto della partitura e anche da un punto di vista drammatico richiede un'interpretazione molto spinta e passionale, sempre cercando però di non cadere negli eccessi del verismo. Armiliato non è riuscito a dare una giusta interpretazione al personaggio, si è limitato a cantare, e direi che neanche in quello ha brillato tanto. La sua è stata una prestazione discontinua, con momenti accettabili e altri addirittura con evidenti problemi di intonazione. La parte acutissima del personaggio è stata anche risolta bene, ma non è sufficiente, soprattutto quando manca una pur minima analisi psicologica del personaggio. Inoltre credo proprio che la voce di Armiliato non sia adatta a questo repertorio, trovo che non sia una voce drammatica e che si troverebbe a proprio agio in un repertorio più lirico. Stesso appunto si può fare alla Dessì, che ha vestito i panni di Maddalena, anche se ha dato un interpretazione più compatta e continua del personaggio rispetto al tenore, manca di quel mordente drammatico che è necessario soprattutto in alcuni momenti dell'opera. Grande delusione infatti l'aria "la Mamma morta", un pezzo altamente drammatico è stato reso dalla Dessì con pochissimo trasporto, senza particolari accenti che potessero in qualche modo coinvolgere ed emozionare il pubblico, per non parlare della preoccupante oscillazione della voce che spesso si sente durante gli acuti, anche in lei dal punto di vista vocale c'è qualcosa che non è a posto. Il pubblico comunque è stato calorosissimo sia nei confronti della Dessì che di Armiliato, ma soprattutto nei confronti di Juan Pons che dopo la sua aria "Nemico della Patria" ha scatenato grandi ovazioni in sala. Giustamente ha meritato questa accoglienza, perché rispetto ai suoi due colleghi, è riuscito sia dal punto di vista scenico che vocale a dare un'interpretazione molto credibile e sentita di Gérard. Ha esagerato un po'vocalmente per quanto riguarda gli accenti marcati e i portamenti, ma è riuscito a supplire con grande mestiere a certi limiti vocali, portando a casa una recita molto emozionante e di gran rispetto, a livello comunicativo è stato sicuramente l'unico del cast a trasmettere delle emozioni. Il direttore d'orchestra Paolo Olmi, ha dato una lettura dell'opera piuttosto di routine, senza particolari pregi, ma anche senza cadute di stile o eccessi veristici che alcuni momenti dell'opera potevano far scaturire.
Luana D'Aguì