PROGRAMMA | |
Igor Stravinskij | Apollon musagète |
Ludwig van Beethoven | Concerto per pianoforte e orchestra n . 1 in do maggiore op. 15 |
Concerto per pianoforte e orchestra n . 3 in do minore op. 37 | |
Mahler Chamber Orchestra | |
pianista e direttore | Leif Ove Andsnes |
ASSOCIAZIONE LINGOTTO MUSICA |
Il concerto di chiusura della stagione del Lingotto proponeva un programma imperniato sull’accoppiata costituita dal Primo e dal Terzo Concerto per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven, l’inizio di una integrale che vedrà gli stessi interpreti impegnati nuovamente all’Auditorium Agnelli per altri due appuntamenti nelle prossime due stagioni.
Leif Ove Andsnes, che ha diretto con grande precisione dal pianoforte una duttilissima Mahler Chamber Orchestra, ha messo in mostra anche in fase di concertazione quella scrupolosità e quelle doti di eleganza che gli si riconoscono come pianista. Ne è risultato un fraseggio accurato, una propensione al cesello in un finissimo gioco strumentale in cui lo strumento solista diventava esso stesso parte integrante del tessuto orchestrale. Per non parlare delle finezze timbriche perseguite con costanza e coerenza. Il Concerto n. 1 era così pervaso da un’aura di candore e il tocco adamantino del pianista norvegese contribuiva a restituire un Beethoven non monumentale, né tantomeno retoricamente pomposo.
Discorso analogo per il Concerto n. 3 staccato a un tempo comodo ed eseguito con un controllo digitale impeccabile e, soprattutto, senza frenesie filologiche. L’approccio interpretativo di Andsnes, un approccio nel complesso estetizzante, e che ha certamente spiazzato quella parte del pubblico avvezza ad un Beethoven più sanguigno, sarà interessante da esaminare e valutare nel prosieguo dell’integrale (penso all’Imperatore, ad esempio). Ma intanto godiamoci questo Beethoven terso e purificato.
L’esecuzione dei due concerti beethoveniani è stata inframmezzata da un Apollon Musagète nostalgico, crepuscolare, di rara squisitezza e levità suonato dagli archi della Mahler Chamber Orchestra senza direttore, un’assenza assolutamente non percepita vista l’esattezza degli attacchi, la graduazione millimetrica delle dinamiche, la precisione ritmica e l’estrema cura dei pesi sonori.
Insomma, una degna conclusione per una stagione di alto profilo.
Massimo Viazzo