Francesco Filidei | "Tre quadri", concerto per pianoforte e orchestra |
Franco Donatoni | "In cauda III" |
Igor Stravinskij | "Le chant du rossignol" |
Pianoforte | Maurizio Baglini |
Direttore | Tito Ceccherini |
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai |
Nelle difficili settimane che stiamo attraversando, l’Orchestra Sinfonia Nazionale della Rai guarda avanti con tenacia presentando, ovviamente in streaming, “Rai NuovaMusica” la rassegna, articolata all’interno della stagione principale, dedicata alla produzione contemporanea. Per il primo appuntamento Tito Ceccherini e Maurizio Baglini sono stati i protagonisti di un programma che presentava due primizie: il concerto per pianoforte e orchestra in “Tre quadri” di Francesco Filidei (novità assoluta) e “In cauda III” di Franco Donatoni (in prima nazionale). Il poema “Le chant du rossignol” di Stravinskij ha chiuso il programma.
Formatosi al conservatorio di Firenze e perfezionatosi con Salvatore Sciarrino, Filidei, oltre che proficuo e versatile compositore (si è confrontato anche con il melodramma), è un organista (allievo a Zurigo di Jean Guillou) apprezzato in tutto il mondo. La sua particolare poliedricità artistica traspare compiutamente in “Tre quadri”, lavoro nato da una commissione di Milano Musica. Inquadrata nella classica struttura in tre movimenti (“Novembre”, “Berceuse” e “Quasi una bagatella”), la partitura è frutto di ispirazioni differenti e lontane tra loro. Il primo tempo, il più esteso, si caratterizza per toni singolarmente taglienti nei quali si alternano stati emotivi cangianti racchiusi in una scrittura nella quale è il solista a condurre il dialogo. Cenni lirici fanno timidamente capolino in una pagina che, nella sua tensione ritmica spesso ossessiva, sembrano suggerire un continuo ondivagare tra ragione e contraddittorietà, fra realtà e sogno. Questo dualismo si riflette in special modo nella parte pianistica che alterna con frequenza le zone più acute della tastiera con quelle più gravi.
In un clima completamente differente la bercause rimanda a suggestioni chopiniane. L’amabilità melodica, soffusamente evocata da Baglini con toni cameristici nel delicato dialogo del solista con le prime parti degli archi, cela una scrittura particolarmente articolata che utilizza tutte le dodici scale. Dichiarato omaggio a Beethoven, “Quasi una bagatella” destruttura, in un clima circense e grottesco (“con amore e sarcasmo” come si è espresso l’autore), il primo movimento dell’“Imperatore”. In questo finale, grazie anche alla direzione sempre vigile di Tito Ceccarini, il pianista ha dispiegato la propria mirabile tecnica con nitidezza di suono e un tocco sempre cristallino.
Il breve ma denso “In Cauda III” (scritto nel 1996) ha doverosamente ricordato il ventennale della morte di Donatoni. Il brano, diretto con sensibile capacità analitica da Ceccarini, appartiene all’ultima stagione creativa del compositore e si caratterizza per una scrittura tesa e graffiante vicina, in quale modo, all’espressività del primo movimento di “Tre quadri” di Filidei. Nel “Chant du Rossignol” che ha chiuso il concerto, Ceccarini ha trovato l’unitarietà di una partitura che soffre un percorso compositivo turbolento e cronologicamente difforme. Con un turgore di suono ideale per l’atmosfera esotica sollecitata dal poema, il direttore ha saputo valorizzare la preziosità della scrittura evidenziando al contempo le lodevoli qualità dell’orchestra.
La recensione si riferisce alla diretta streaming del 12 Novembre 2020.
Lodovico Buscatti