Gustav Mahler | Adagio dalla Sinfonia n. 10 in Fa diesis maggiore |
Alban Berg | Tre pezzi per orchestra op. 6 |
Gustav Mahler | Sinfonia n. 1 in Re maggiore |
Direttore | |
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai |
Trionfo personale per la serata mahleriana di Hartmut Haenchen e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Per il sedicesimo concerto della stagione sinfonica il direttore tedesco ha accostato l’Adagio della Decima alla Prima Sinfonia, ovvero l’alfa e l’omega della produzione di Mahler. Hartmut Haenchen – classe 1943 – è cresciuto facendo musica con le orchestre dell’ex Germania dell’Est per giungere, a partire dagli anni Settanta, sul podio delle prestigiose formazioni occidentali, ai Berliner Philarmoniker e al Concertgebouw di Amsterdam. Haenchen è stato a lungo responsabile musicale dell’Orchestra Filarmonica Olandese e dell’Opera Olandese e in Italia ha recentemente debuttato alla Scala con L’Olandese volante e a Santa Cecilia con La creazione di Haydn.
Persona di vasta cultura umanista, Haenchen è anche conferenziere e saggista e proprio a Mahler e a Wagner ha dedicato numerose pubblicazioni. La Decima si presenta come frammento di un percorso interrotto dalla morte stessa di Mahler. Il problema per un esecutore, comune per altri celebri lavori incompiuti, è quello di darne una finitezza. Alla metà del secolo scorso il musicologo Deryck Cooke, lavorando sugli abbozzi dei restanti movimenti, portò a termine una ricostruzione completa della Sinfonia. Si tratta dell’edizione Cooke oggi frequentemente eseguita e disponibile sul mercato in numerose incisioni discografiche, ma mai accettata dalla Universal di Vienna, editore ufficiale di Mahler.
Hartmut Haenchen ha proposto una via personale e originale. Al movimento mahleriano egli ha collegato direttamente, senza soluzione di continuità, i Tre pezzi per orchestra di Alban Berg, cosicché ne è venuta fuori una quasi-sinfonia nei canonici quattro movimenti. Considerando la prossimità cronologica dei lavori e la venerazione di Berg per Mahler, la scelta è plausibile e non priva di suggestioni. Il senso di un processo di commiato, di ritorno ad un nulla originario, avviato da Mahler già nella Nona, si trova così a sfociare nella crisi del linguaggio di Berg. Le asprezze di Berg e il progressivo superamento del sistema tonale, nel quale si dissolvono le ultime tracce di echi melodici, danno voce ai noti tormenti esistenziali vissuti da Mahler durante la stesura della Decima.
Haenchen ha accentuato il lirismo dell’Adagio di Mahler cercando intensi e morbidi attacchi in pianissimo degli archi. Il senso di un periodico ritorno che pervade la pagina si è così arricchito di un’espressività sognante e avvolgente, ancora prossima alla tradizione tardo romantica piuttosto che alle prospettive Novecentesche. L’orchestra torinese, a parte una brutta sbavatura delle viole nelle sedici battute iniziali, ha risposto con una buona precisione.
Nei successivi Tre pezzi, passo decisivo di Berg verso l'indipendenza dagli insegnamenti di Schönberg, abbiamo apprezzato la determinazione di Haenchen di esaltarne il principio strutturale anti – forma e la sua lucidità nel dipanare un linguaggio che si spinge alle soglie dell'informale. Di fronte ai tratti apocalittici di Berg, il pubblico torinese scosso e interdetto ha esitato non poco nel lasciarsi andare ad un applauso caloroso.
Momento forte della serata la splendida esecuzione della Prima Sinfonia. Qui Haenchen ha offerto una lettura indimenticabile per brillantezza sonora, per sensibilità nel cogliere ogni singolo dettaglio della variegata tavolozza espressiva della partitura. A differenza di frequenti approcci psicologici o psicoanalitici da parte di illustri direttori, Haenchen ci ha qui mostrato un Mahler autentico e sincero nel suo entusiasmo e sperimentalismo nel cogliere le voci della Natura. L’orchestra, contagiata dalla vibrante e mai superficiale vitalità della bacchetta, ha dato una formidabile prova di virtuosismo. Al termine ovazioni giustamente meritate per Haenchen.
La recensione si riferisce al concerto del 10 Marzo 2016
Lodovico Buscatti