Johannes Brahms | Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 77 |
Seconda sinfonia in re maggiore op. 73 | |
Violino | Veronika Eberle |
Direttore | Daniel Harding |
Swedish Radio Symphony Orchestra |
Fisico statuario e determinato, Veronika Eberle e il prezioso Stradivari “Dragonetti”, messo a disposizione dalla Nippon Music Foundation, hanno conquistato il numerosissimo pubblico torinese dell’Auditorium “G. Agnelli” con il Concerto per violino di Brahms. La musicista tedesca, nata in Baviera nel 1988, da una decina d’anni è una solista di rilievo internazionale che, oltre a collaborare con le maggiori orchestre di tutto il mondo e con i più noti direttori, frequenta abitualmente anche il repertorio da camera. Proprio in quest’ultima veste potremo ascoltarla nei prossimi mesi in una serie di concerti in giro per l’Europa con il soprano Anna Prohaska. A Torino avevamo già avuto occasione di apprezzare la Eberle, circa sei anni fa, con l’Orchestra Filarmonica di Torino nel Quinto concerto di Mozart. Fu anche allora, nel salone del Conservatorio, una serata di grandi emozioni. Ora accanto a lei, per il penultimo concerto della stagione di Lingotto Musica, c’erano Daniel Harding, al suo secondo appuntamento in stagione, e la Swedish Radio Symphony Orchestra per una serata dedicata interamente a Brahms.
Il programma ha accostato due pagine prossime sia cronologicamente che per ispirazione: il Concerto op. 77 e la Seconda sinfonia. Composto durante il piacevole soggiorno estivo di Pörtschach nel 1878, il Concerto è un omaggio del compositore al fenomenale virtuosismo del violinista Joseph Joachim. La struttura secondo i consueti tre movimenti (Allegro, Adagio, Allegro) rimanda ai modelli classici mentre la tonalità di re maggiore, l’estesa introduzione orchestrale e l’ingresso del solista con una linea melodica ascendente tipo recitativo su più ottave creano evidenti paralleli con Beethoven. Hans von Bülow, riferendosi alla composizione, disse categoricamente che “… non si trattava di unlavoro per il violino, ma piuttosto contro il violino” mentre Henryk Wieniawski lo definì “insuonabile”. Al di là delle critiche e delle riserve allora espresse circa l’arditezza della scrittura riservata al solista, oggi il concerto è tra le composizioni maggiormente eseguite e apprezzate di Brahms.
Veronika Eberle ha sfoggiato un suono sanguigno nel maestoso Allegro non troppo d’apertura, il suo virtuosismo travolgente, ma non privo di introspezione (Adagio), è emerso con brillantezza e precisione nei ritmi popolari e rustici del finale nel quale risuona la memoria di atmosfere ungheresi. Veronika Eberle è stata abile nel destreggiarsi tra i temi, ora appassionati ora lirici, che caratterizzano il lavoro. Il suono del violino della giovane musicista è parso incisivo e vibrante di espressività ed è stato meritatamente apprezzato dagli ascoltatori e dagli stessi musicisti dell’orchestra. Un’esecuzione magistrale accompagnata con equilibrio e particolare sensibilità da Daniel Harding e dalla magnifica Swedish Radio Symphony Orchestra.
Protagonista assoluto dell’ultima parte della serata Daniel Harding con la Seconda sinfonia. Risalente al 1877, anch’essa nella tonalità di re maggiore, la sinfonia è impregnata, come il concerto per violino, dei toni bucolici di Pörtschach. All’aura amabile ispirata dalla natura, si accosta anche, come scrisse lo stesso Brahms, quell’“ombra necessaria dentro la serena sinfonia”. La tipica commistione di umori trova qui uno dei momenti più alti del catalogo del musicista di Amburgo.
Daniel Harding affronta Brahms lontano da ogni tradizione romantica puntando sulla trasparenza e la chiarezza della scrittura, sull’agilità dell’articolazione, su tempi scorrevoli. Aspetti che conoscevamo già da altri concerti e da alcune incisioni discografiche del direttore inglese. Una simile visione, non funzionale per tutte le sinfonie di Brahms, rende particolarmente fragranti gli squarci cantabili che costellano i primi due movimenti, l’Allegro e l’Adagio non troppo. Harding non indugia, come altre note e abituali esecuzioni, sui “rubati” o sull’intensità dei “rallentando”, ma preferisce puntare su un ampio respiro melodico e dei piani sonori. Scelta che si sposa sicuramente bene con una partitura così impregnata di colori e caratteri.
Garbato ed elegante l’andamento dell’Allegretto grazioso che rimanda alla classica forma del minuetto con doppio trio. Incontenibile la vivace gioiosità dell’esplosivo Allegro con spirito conclusivo nel quale Eduard Hanslick aveva avvertito l’influenza del sinfonismo maturo di Mozart. Al termine, il pubblico torinese ha calorosamente apprezzato sia la lettura di Harding sia la magnifica qualità della Swedish Radio Symphony Orchestra.
La recensione si riferisce al concerto del 26 Aprile 2016
Lodovico Buscatti