Teatro Dell'opera Di Tel-aviv |
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Simon Boccanegra | Antonio Salvadori |
Jacopo Fiesco | Paata Burchuladze |
Gabriele Adorno | Vicente Ombuena |
Amelia | Fiorella Burato |
Paolo | Vladimir Braun |
Pietro | Noah Briger |
Capitano | Felix Livshitz |
Ancella D'amelia | Marina Zolotov |
Maestro Concertatore E Direttore | David Gimenez |
Regia | David Pountney |
Scene | Ralph Koltai |
Maestro Del Coro | Ishai Stekler |
Coro e Orchestra del |
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A Welsh National Opera Production |
Il Ballo in Maschera della settimana scorsa, come forse vi ricorderete, ha avuto luogo durante gli ultimi eventi bellici in Iraq, quando lo stato di tensione era ormai stabile. La storia del Boccanegra che vi racconterò ora è diversa: si tratta della prima sera di Guerra, nelle stesse ore del primo attacco americano. Lo spettacolo è andato in scena alle 20.30, quando mezz'ora prima il governo israeliano ha decretato lo stato d'allarme, e la tensione è salita alle stelle. Io ho appreso la notizia quando stavo parcheggiando la macchina vicino al teatro, ma ho deciso che un Boccanegra era più importante della maschera a gas, rinunciando ad andare a prenderla a casa (diciamocelo: non ho creduto neanche per un attimo che sarebbe caduto qualche missile, stavolta). Mentre durante il Ballo si sapeva già che il pericolo di missili era assai diminuito (sebbene il turismo era ancora azzerato), questa recita del Boccanegra si è svolta in un momento veramente drammatico: i pochi turisti rimasti, il corpo diplomatico hanno fatto tutti le valigie e se ne sono andati, le compagnie aeree straniere hanno bloccato i voli su Tel Aviv, insomma, le successive 72 ore sarebbero state determinanti per ciò che riguarda i missili su Israele. Questa è la ragione per cui a prescindere da ogni critica vorrei ringraziare gli artisti che nonostante tutto hanno dato spettacolo: Fiorella Burato, Antonio Salvadori, Burchuladze e Vincente Ombuena. Potrei dire che sentire le prime battute del Boccanegra, quel movimento di archi che così tante volte ho associato nei miei pensieri alla bella spiaggia della mia città, in un clima di inquietudine, è stato alquanto rilassante. Senonchè….era suonato malissimo! Non voglio dilungarmi troppo sui problemi dell'orchestra e del coro del Teatro dell'Opera (che è stato sufficiente), ma per quel che riguarda questa serata, l'orchestra, diretta da David Gimenez, risultava del tutto anonima, ovvero uguale e monotona. Il migliore in campo era Vincente Ombuena, Gabriele Adorno della voce chiara con una buona tecnica. Le intenzioni interpretative erano molto buone, ma nelle parti più drammatiche del personaggio perdeva di forza e quegli accenti sfumavano, a causa, secondo me, della sua voce troppo leggera. Per un cantante che nel passato aveva fatto nello stesso teatro Ernesto e Duca di Mantova mi sembra che questa parte, tutta Sturm und Drang, sia troppo esigente. La Burato ha fatto bene, anche se la voce non era perfettamente in forma. Forse non stava benissimo, visto che a tratti, il timbro era un po' sbiadito. Nulla da dire sull'Aria, ma dopo alternava momenti di concentrazione con qualche distrazione vocale. Insomma, un po' discontinua. Vorrei essere molto cauto sul Fiesco di Burchuladze, cantante che non sentivo dalla fine degli anni 80 (o inizio dei 90) quando alla Scala cantò (male) Luisa Miller. La potenza vocale è sempre quella, le intenzioni sono migliorate, addirittura buone, ma il risultato interpretativo è, a mio avviso, limitato. Voglio dire che Fiesco dovrebbe essere, in quanto a profondità psicologica, all'altezza di Simone. Quello del veterano georgiano (che a Tel Aviv ha cantato parecchio) era, al massimo, un Ramfis. Non molto meglio è stato Antonio Salvadori. Anche lui ha dato gli accenti giusti, ma non rendevano abbastanza il personaggio. Inoltre si avvertivano delle difficoltà con la posizione della voce nelle note acute. Vladimir Braun è stato un Paolo Albiani tutto sommato decoroso, anche se la psicopatia di questo personaggio era interpretata in modo troppo univoco, senza sfumature. Ed ora arriviamo alle note veramente truci. La regia di David Pountney ma specialmente la scena di Ralph Koltai (e dico la scena, al singolare), non centrava niente col Simone. Era costituita principalmente da una specie di mura grigie alte quasi tutto il palcoscenico e squarciate da una crepa diagonale, il tutto imperniato su una cerniera che concedeva al tutto una ampiezza di movimento notevole. Come dicevo, questa struttura, impostata in diverse posizioni, con una illuminazione che cambiava a seconda dell'umore dell'opera (grigio-scura al momento dell'avvelenamento, gialla solare ogni volta che compariva Amelia, per esempio) era quasi l'unico elemento scenico. Solo nelle scene dell'Aria di Amelia è stato aggiunto una specie di masso sul quale giaceva, e in quella della maledizione, quando Simone si appoggiava su un banalissimo tavolino di legno vi erano altri elementi in scena. Vi era un che di comico, quando alla fine del prologo, Simone entra nella "magione" (ovvero un lato delle mura) e Fiesco lo osserva come un guardone dall'altra parte della fessura… No comment, ma in una serata cosi` (sono andato a casa e ho montato le maschere a gas) si tende a perdonare tutto….meno la sceneggiatura…
Saul Contini