Soprano | Marcella Orsatti Talamanca |
Mezzosoprano | Debora Beronesi |
Baritoni | Maurizio Leoni |
Piero Guarnera | |
Tenore | Leonardo Melani |
Regia, Scene, Costumi e Luci | Denis Krief |
Coro 'i Polifonici Senesi' |
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Maestro Raffaele Puccianti |
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Orchestra Della Toscana |
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Direttore | Gérard Korsten |
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Prima Esecuzione Scenica Italiana |
Alessandro Taverna, un giovane studioso di cui si leggono spesso saggi sui programmi di sala distribuiti in questi giorni di concerti della Settimana musicale senese, ha pubblicato da poco la traduzione di un divertente libro di Hector Berlioz titolato «I grotteschi della musica». La scrittura sferzante dell’autore più rappresentativo del romanticismo francese, guiderà questa breve recensione con la stessa affidabilità che si riserva a una guida toponomastica durante la ricerca di un ristorante o di un albergo dal rispettoso rapporto qualità/prezzo. «Le persone che si assentano per breve o lungo tempo […] sono stupefatte al loro ritorno dall’ostinazione con cui i pasticcieri tutti i giorni fanno le stesse paste e i teatri lirici sfornano le stesse opéra-comiques e della pertinacia dell’Opéra a eseguire le opere di una volta».
Certo Berlioz non poteva conoscere, né tantomeno avrebbe potuto comprenderla conoscendola, l’attività produttiva dell’Accademia Chigiana di Siena, specie in questi ultimi anni di guida Aldo Bennici. Da anni le stagioni estive chigiane si connotano infatti per la ricerca instancabile delle novità, arrivando quest’anno a presentare in tutti e due gli spettacoli di teatro d’opera previsti per questa 62ª Settimana musicale, novità assolute per i palcoscenici italiani e internazionali. Aspettando «La ville morte», composizione a quattro mani di Nadia Boulanger e Raoul Pugno su testo – pare bellissimo – di Gabriele D’Annunzio, s’è vista in questi giorni la prima esecuzione in forma scenica del «Ritorno da lontano» (Die heimkehr aus der fremde) di Felix Mendelssohn Bartholdi. L’esecuzione di questo atto unico, scritto in circostanza del venticinquesimo anniversario delle nozze dei genitori del compositore tedesco, ha confermato la sua cifra musicale tutta intorno a quel vissuto alto-borghese rivelata con chiarezza da ogni battuta del liederspiel cui prendono parte personaggi strettamente legati alla biografia dell’autore. Una scrittura, quella musicale e vocale, intenta a rispettare i parametri più formali della composizione sassone del primo Ottocento con un florilegio di marcette e tempi marziali che poco spazio lasciano alla lirica, espressa soprattutto nei momenti musicali dell’opera, un’Introduzione e un Intermezzo. La vicenda, come si può sospettare dal carattere familiare-borghese della composizione, è narrata su una struttura drammaturgica debolissima, in cui non accade altro che il ritorno di un figlio allontanatosi per un viaggio formativo e che ritorna, appunto, in occasione della festa organizzata per i 25 anni di matrimonio dei genitori. Le scelte d’allestimento e di regia di Denis Krief hanno rivelato la difficoltà congenita all’opera a dimostrare una qualsiasi vena drammatica. Pure, il ricorso a un’estetica tutta improntata all’umorismo semplice (ben mutuabile dall’Elisir d’amore donizettiano), mostra scelte non sempre comprensibili e condivisibili – la varietà degli accenti dialettali della recitazione di Beltòmo (Belcore nell’Elisir) che passa dall’approssimazione di napoletano, romano, romagnolo…; l’inconcludente gestualità di tutti i protagonisti e la stessa inestricabile posizione dei pochi arredamenti di scena (ma allora, il triangolo calpestabile avrebbe dovuto indicare uno spazio obbligato per il canto o no? Il siparietto dell’inizio, sparisce e ricompare secondo quale logica?).
Le maestranze del teatro dei Rozzi fanno, forse, quel che possono, ma anche i risultati delle luci e del funzionamento del palcoscenico lasciano un senso d’irrisolutezza. Le voci scelte: Maurizio Leoni, il sindaco; Debora Beronesi, sua moglie; Marcella Orsetti Talamanca, Lisetta loro figlia; Leonardo Melani, Ermanno figliolo di ritorno e Piero Guarnera, Beltomo venditore di cianfrusaglie; risentono dell’impegno loro chiesto da una recitazione che appare spesso forzata come il canto che riescono a esprimere. Gérard Korsten ha diretto, con la piattezza del gesto che gli è proprio, un’Orchestra Regionale Toscana che ha suonato quasi sempre forte, rispettando le scarsissime intenzioni dinamiche del direttore.
«Per necessità il musicista si sottopone […] all’esercizio della critica. Atto impietoso che l’autore subisce come un parto molto doloroso, come un tormento lancinante che vorrebbe ad ogni occasione allontanare ed evitare. Un’esecuzione musicale si confonde facilmente con un’esecuzione capitale [….]. Era annunciata non so più quale esecuzione. Erano già stati convocati i carnefici di Parigi e i loro assistenti. Mi arriva una lettera che dava istruzioni sul giorno e sull’ora. Non c’era da esitare nemmeno un istante. Corro alla stazione ferroviaria di Rouen e parto per Motteville…» firmato Hector Berlioz, musicista e critico musicale.
David Toschi