Luca Canonici |
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Leonardo De Lisi |
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Ugo Dighero |
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Paola Ghigo |
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Denia Mazzola |
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Patrizia Orciani |
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Fabio Previati |
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Direttore | Federico Longo |
Regia | Rocco Mortelliti |
Gruppo Strumentale "accademia Chigiana" |
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Scene e Costumi | Italo Grassi |
Siena – Serata interamente dedicata ad Andrea Camilleri nel corso della 60ª Settimana musicale dell’Accademia Chigiana di Siena, con le prime assolute de Il mistero del finto cantante e Che fine ha fatto la piccola Irene? Due lavori – definiti alternativamente opere da camera, operine o teatro con accompagnamento musicale – che fanno parte del corpus di otto gialli del Commissario di bordo che Marco Betta sta musicando. Betta, trentanovenne siciliano, era atteso a una prova di forza che facesse pulizia dei dubbi lasciati dal Fantasma nella cabina, primo lavoro della serie presentato lo scorso inverno con un certo successo di pubblico. Il risultato può dirsi parzialmente raggiunto. L’impegno compositivo è apprezzabile e dimostra come una linea melodica semplice possa rappresentare un leit motiv meritevole in lavori di questo tipo - che mischiano teatro di prosa e opera lirica, più che recitativi parlati e canto, come sarebbe stato nel singspiel di cui qui non si trova traccia -. I progressi annunciati da Betta ci sono stati, la scrittura vocale è maggiormente convincente (sembra aver tenuto conto di caratteristiche e suggerimenti dei cantanti) gli sviluppi dei temi (pur in una semplicità, che non mortifica però) hanno evidenziato maggiori impulsi creativi. Ma tutto questo è da riferirsi soltanto alla seconda delle opere ascoltate e viste, legata alla drammaturgia tradizionale che più si addice alla cifra stilistica di Betta e che ha goduto del prezioso e affascinante contributo del soprano Denia Mazzola. Poco da ridere invece nel Mistero del finto cantante, che avrebbe dovuto appartenere al genere comico. Ma per far satira e divertire ci vogliono qualità e misura, arguzia e leggerezza, cose che Rocco Mortelliti, curatore del libretto, autore della regia, interprete lui stesso in palcoscenico e genero di Camilleri non è riuscito a proporre. Nemmeno utilizzando il pluribersagliato cavalier Berlusconi per la canzonatura, dimostratosi già soggetto che, come si disse per un portiere di calcio, fotografato non viene mai mosso. Così il finto cantante dalle zeppe alte venti centimetri, che muove oggetti con la volontà, si rivolge alle signore con «mi consenta» e dialoga su «l’Italia che ho in mente…» diventa caricatura non del protagonista ma dei difetti di un testo grossolano che ne ha verosimilmente condizionato anche il risultato musicale. Gli altri interpreti sono stati Luca Canonici, tenore, un quasi sempre convincente Commissario di bordo Cecè Collura; Leonardo De Lisi, tenore, con sufficiente correttezza per il ruolo di vice commissario; Ugo Dighero, attore bravo ma molto caricaturizzato dalla regia; Patrizia Orciani, soprano dai mezzi discreti ma in un ruolo invalutabile della Signora Masseroni nella prima operetta; Fabio Previati, baritono, nel ruolo del Comandante ben svolto quando supportato da scrittura vocale adeguata (anche qui nella seconda operetta molto meglio che nella prima). Nel ruolo della cantante jazz Giorgia, la stonata e incomprensibile Paola Ghigo, segnalata con grande senso dell’umorismo dal libretto di sala come contralto Federico Longo, promettente allievo di Gianluigi Gelmetti, ha diretto con competenza e garbo il Gruppo Strumentale dell’Accademia Chigiana e il palcoscenico. * nella foto Denia Mazzola e Luca Canonici
David Toschi