Gianni Schicchi | Roberto De Candia |
Lauretta | Giuliana Gianfaldoni |
Zita | Valeria Tornatore |
Rinuccio | Matteo Desole |
Gherardo | Andrea Galli |
Nella | Renata Campanella |
Berto di Signa | Graziano Dellavalle |
Simone | Mattia Denti |
Marco | Juòiusz Loranzi |
La Ciesca | Stefania Ferrari |
Maestro Spinelloccio | Valentino Salvini |
Ser Amantio Di Nicolao | Simone Tansini |
Pinellino Calzolaio | Francesco Cascione |
Guccio Tintore | Lorenzo Sivelli |
Gherardino | Elettra Secondi |
Buoso Donati | Michele Zaccaria |
Direttore | Massimiliano Stefanelli |
Regia | Renato Bonajuto |
Idea scenica | Danilo Coppola |
Costumi | Artemio Cabassi |
Orchestra Filarmonica Italiana |
Nell'anno in cui ricorre il 700mo anniversario della morte di Dante Alighieri il Municipale di Piacenza, apre la produzione 2021 celebrando il Sommo Poeta e mette in scena Gianni Schicchi, terza faccia del Trittico, per la quale Giacomo Puccini si ispirò al XXX canto dell'Inferno della Divina Commedia.
Lo spettacolo, data la persistente situazione di chiusura dei teatri, è trasmesso in diretta sulla piattaforma Opera Streaming.
La regia televisiva, che non è per sua natura in grado di riprodurre l'atmosfera dello spettacolo dal vivo, dà tuttavia a chi segue on line la possibilità dì vedere alcune pagine del prezioso Codice Landiano 190, conservato nella Biblioteca Comunale Passeri - Landi di Piacenza. Il manoscritto, realizzato nel 1336 da Antonio Fermi, è il più antico codice di data certa della Commedia.
Il testo del canto XXX è letto con grande intensità dall'attore Mino Manni.
Sfumate le antiche pagine il sipario si apre sulla camera da letto dell'avita dimora di Gianni Schicchi, rivestita di legni antichi e dominata dalla terrazza che guarda una Firenze dalle delicate sfumature dipinte.
I costumi di Artemio Cabassi, meravigliosamente coerenti dal punto di vista stilistico, ambientano la vicenda a metà '900. Le signore indossano pellicce, cappelli ed eleganti tailleur che, nella loro peculiarità definiscono a colpo d'occhio le caratteristiche di chi li indossa. Particolarmente indovinata per l'adeguatezza degli accessori la mise della Ciesca.
Renato Bonajuto, che deve ancora una volta vedersela con la normativa anti Covid, oltre a curare minuziosamente la recitazione dei singoli, con il risultato che ogni personaggio è distintamente caratterizzato, applica a scena aperta le disposizioni sanitarie.
Quando, infatti, occorre far sparire il cadavere del povero Buoso i parenti indossano le mascherine e rimuovono il non compianto defunto insieme al lenzuolo su cui giaceva, mentre le donne si occupano, spray alla mano, della sanificazione del letto.
Anche la vestizione di Schicchi rispetta pedissequamente i protocolli creando, nel contempo, una simpatica gag: la cappellina, la pezzolina e la camicia da notte gli vengono consegnate lavate, stirate e ben impacchettate, e sarà lui stesso a vestirsi senza che altri tocchino i suoi indumenti. Bravura, in primo luogo, è saper fare di necessità virtù.
E mentre i Donati, scornati e gabbati, vengono cacciati di casa una nebbia rossastra avvolge Gianni Schicchi, Firenze svanisce e al suo posto compare il destino infernale del protagonista, raffigurato da William Bouguereau nel dipinto “Dante e Virgilio all'Inferno”.
Chiudono doverosamente la sequenza delle immagini Dante Alighieri e Giacomo Puccini: il Sommo Poeta ed il Genio suo conterraneo che ne ha ripreso la parola.
Al centro di questa ben confezionata cornice spicca Roberto De Candia, un Gianni Schicchi strepitoso scenicamente e per autorevolezza vocale.
La duttilità della sua voce gli consente subitanei cambi di colore grazie ai quali ottiene l'effetto di calarsi contemporaneamente in due personaggi. Nella straordinaria scena della dettatura del falso testamento il tremolante Buoso e il minaccioso Schicchi si alternano con naturalezza creando, con il solo ausilio della voce, situazioni di irresistibile comicità.
Perfettamente in parte la Lauretta di Giuliana Gianfaldoni che, abbandonata l'antica ingenuità, agisce come una furba teenager degli anni 50. Mentre con bravura, dolcezza e morbidezza timbrica canta l'aria che scioglie la determinazione paterna richiama, infatti, con cenni e sguardi, il suo disperato innamorato e si fa consegnare il testamento che lei stessa metterà nelle mani dell'intenerito genitore.
Rinuccio ha l'intrigante freschezza vocale di Matteo Desole, che fraseggia con teatralità e canta bene, con giovanile entusiasmo, “Firenze è come un albero fiorito”.
Di carattere la Zita interpretata da Valeria Tornatore, il cui unico difetto, a lei d'altra parte non imputabile, è di non riuscire a sembrare vecchia nonostante l'accuratezza di trucco e parrucco.
Renata Campanella è una Nella elegante la cui voce, incisiva e perentoria si sposa bene con il solido colore tenorile del marito Gherardo, interpretato da Andrea Galli.
La voce rotonda e corposa di Stefania Ferrari dà personalità alla Ciesca. Marco, il suo sposo, ha il timbro scuro e morbido di Juliusz Loranzi.
Molto ben caratterizzati il Betto di Graziano Dallavalle e il Simone di Mattia Denti.
Valentino Salvini è un Maestro Spinelloccio che canta con compostezza senza rifugiarsi in inutili gags.
Molto bravo Simone Tansini nel ruolo del notaio Ser Amantio di Nicolao: fraseggia bene, con chiarezza e, anche nel suo caso, la comicità nasce esclusivamente dal peso e dal colore della parola.
Corretti ed efficaci, nei rispettivi ruoli, Francesco Cascione e Lorenzo Sivelli come Pinellino e Guccio.
Elettra Secondi interpreta il fanciullo Gherardino e Michele Zaccaria veste i panni del vero Buoso.
Suona l'Orchestra Filarmonica Italiana guidata da Massimiliano Stefanelli.
Con tutte le limitazioni legate all'ascolto per via telematica è possibile dire che il Direttore ha mantenuto una tensione costante che ha valorizzato e reso palpabile il divertito ma non troppo senso di suspance che pervade la partitura. Ancor più apprezzabili, in questo rigoroso contesto, le larghe ma mai debordanti aperture melodiche: folate d'aria pura, di sentimenti puliti e di giovinezza.
La recensione si riferisce alla diretta streaming del 22 gennaio 2021
Patrizia Monteverdi