Gennaro Iovine | Mariano Buccino |
Amalia, sua moglie | Clarissa Costanzo |
Maria Rosaria, figlia | Maria Rita Combattelli |
Errico "Settebellizze" | Riccardo Della Sciucca |
Amedeo, figlio | Marco Miglietta |
Johnny, sergente americano | Francesco Samuele Venuti |
Adelaide Schiano | Giovanna Lanza |
Assunta, sua nipote | Sabrina Sanza |
Pascalino "o' Pittore" | Roberto Covatta |
O' miezzo Prevete | Giuseppe Esposito |
Il Brigadiere Ciappa | Alberto Comes |
Riccardo Spasiano | Graziano Dellavalle |
Peppe o' Cricco | Pasquale Greco |
Federico | Francesco Cascione |
Donna Peppenella | Sara Borrelli |
Donna Vincenza | Luisa Bertoli |
Direttore | James Feddeck |
Regia | Arturo Cirillo |
Scene | Dario Gessati |
Costumi | Gianluca Falaschi (ripresi da Anna Missaglia) |
Luci | Fiammetta Baldiserri |
Maestro del Coro | Diego Maccagnola |
Orchestra I Pomerigtgi Musicali | |
Coro OperaLombrdia |
Storia interessante quella di Napoli Milionaria!: figlia della più celebre pièce teatrale di Eduardo, fu presentata per la prima volta al Festival di Spoleto nel 1977 dove fu accolta in modo contrastante sia dal pubblico, sia dalla critica. Erano quelli gli anni di Nono e Berio, in cui la musica tonale era vista come superata, soprattutto se congiunta ad un modo di fare teatro sostanzialmente tradizionale e narrativo, con espliciti rimandi al mondo operistico di fine Ottocento e inizi Novecento.
Questo giudizio negativo, unito certo anche alle ovvie implicazioni e sfumature culturali locali che rendono la composizione comprensibile ed apprezzabile pienamente solo in ambito italiano, ha decretato il silenzioso accantonamento di questo capolavoro.
Sì, perché proprio di capolavoro si tratta, di una partitura che subisce influssi dal mondo del jazz e del musical accordandoli in un insieme armonico e perfettamente strutturato, all’interno del quale ogni personaggio sviluppa il proprio motivo musicale che si fonde con quello degli altri nella scena madre del finale, generando un’architettura raffinata, avvincente e ricca di influenze innovative, con buona pace dei critici degli anni Settanta.
La trama è simile a quella della commedia di De Filippo, ma presenta sostanziali differenze che rendono la storia ancora più tragica ed eliminano qualunque prospettiva positiva dovuta alla fine del conflitto. Significativo è ad esempio il fatto che, in questo caso specifico, Amalia ceda alle lusinghe di Settebellizze contrariamente a quanto accade nell’opera teatrale, all’interno della quale ella oppone, invece, un rifiuto alla proposta. Un particolare questo non trascurabile che aiuta a sottolineare maggiormente come la corruzione e l’egoismo, nel momento dell’euforia postbellica, fossero divenuti ormai il problema sociale contro cui combattere.
A Gennaro, tornato dalla guerra fra l’indifferenza di tutti proprio nel giorno in cui si festeggia il compleanno di Settebellezze, non resta che prendere atto di questa verità e di assistere annichilito all’omicidio del figlio che cade durante uno scontro a fuoco con la polizia.
L’impianto scenografico pensato da Dario Gessati si limita ad una sola stanza all’interno della quale si svolgono tutti e tre gli atti. A troneggiare sopra l’ingresso principale un enorme busto dell’Addolorata circondato, lungo tutto il perimetro murario, da ceri votivi che rimandano ad una religiosità popolare di chiara ascendenza spagnola.
L’abile regia di Arturo Cirillo si avvale proprio anche di questi elementi, al limite del folkloristico, per delineare i suoi personaggi e la dissoluzione del loro stato psicologico, facendo uso di una gestualità generosa e prorompente quale perfetto corredo alla vicenda.
Brillante la direzione di James Feddeck che dà una lettura energica, tragica, ma al contempo colta e raffinata di una partitura complessa ed articolata, mettendone in luce quell’aspetto poetico e popolare che risulta essere la nervatura portante dell’opera.
Un meritatissimo plauso a tutto il cast che ha dato giustizia a uno spartito molto impegnativo.
Clarissa Costanzo è una splendida Amalia, passionale, straziante nella scena finale, con capacità vocali e interpretative particolarmente adatte al ruolo; la voce è solidissima in tutti i registri e la presenza scenica dominante.
Al suo fianco l’ottimo Mariano Buccino che, nonostante un’annunciata indisposizione, ha perfettamente tratteggiato la figura di un Gennaro Iovine sconfitto dalla vita e incompreso da tutti, il quale non ha potuto arginare la rovina della famiglia, rappresentata dai più che convincenti Maria Rita Combattelli (Maria Rosaria) e Marco Miglietta (Amedeo). A completare il quadro Riccardo Della Sciucca è un Settebellizze ardimentoso e dal bello squillo.
Lodevolissimi tutti i comprimari: Alberto Comes, in un impeccabile brigadiere Ciappa; Francesco Samuele Venuti (il sergente Johnny); Giuseppe Esposito (‘O Miezo Prevete); Giovanna Lanza (Adelaide Schiano); Sabrina Lanza (Assunta); Sara Borrelli (Donna Peppenella); Pasquale Greco (Peppe o’ Cricco); Graziano Dellavalle (Riccardo Spasiano); Roberto Covatta (Pascalino ‘o Pittore); Luisa Bertoli (Donna Vincenza); Francesco Cascione (Federico).
Buona la prova del Coro preparato per l’occasione da Diego Maccagnola.
La recensione si riferisce alla recita del 20 novembre 2022.
Simone Manfredini