Selim | Fabrizio Beggi |
Donna Fiorilla | Paola Leoci |
Don Geronio | Marco Bussi |
Don Narciso | Ruzil Gatin |
Prosdocimo | Vittorio Prato |
Zaida | Marta Leung |
Albazar | Stefano Marra |
Zingari, zingare, turchi, maschere | Coro |
Amiche di Fiorilla, zingari, turchi, machere | Comparse |
Regia | Alfonso Antoniozzi |
Scene | Monica Mangaelli |
Collaborazione videodesign | Daring House |
Costumi | Mariana Fracasso |
Light designer | Nando Frigerio |
Direttore | Christopher Franklin |
Maestro del Coro | Giuseppe Califano |
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano | |
Coro di OperaLombardia | |
Coproduzione dei Teatri di OperaLombardia |
Il nuovo allestimento de “Il Turco in Italia” di Gioachino Rossini che ha debuttato lo scorso fine settimana al Teatro Fraschini di Pavia è un autentico gioiellino.
Tre grandi pannelli bianchi delimitano le quinte e lo sfondo del palcoscenico trasformandosi, sin dalla prima nota della sinfonia, in geniali scenografie virtuali firmate da Monica Manganelli (video proiezioni a cura di Daring House). Proiettato sullo sfondo appare dapprima un calamaio e poi una penna stilografica la quale lascia cadere due gocce di inchiostro che si spandono con tecnica tipica dell’acquerello: i disegni che prendono vita, si dissolvono in immagini successive e variano perfettamente integrati sulle note della sinfonia, risultano di una bellezza travolgente. La forza di queste proiezioni è soprattutto quella di coinvolgere lo spettatore facendogli vivere la genesi dell’opera accanto al poeta - da libretto Prosdocimo – che altri non è se non lo stesso Felice Romani, librettista di questo capolavoro rossiniano. Le scenografie proiettate rendono fiabesca ed al contempo reale l’ambientazione: ci fanno godere della splendida vista sul golfo di Napoli, variando spesso angolo di visuale e quindi mutandosi in scorci diversi. Al termine della sinfonia con le proiezioni che sembrano animate dai movimenti di Prosdocimo - autentico deus ex machina della vicenda - seduto su una grande catasta di libri posti in mezzo alla scena, il panorama napoletano sbiadisce e si trasforma nella scritta: “Ho da fare un dramma buffo, e non trovo l’argomento”.
La stuzzicante regia di Alfonso Antoniozzi ci diverte lasciandoci godere lo spettacolo in ogni suo istante senza privarci della gioia di spaziare con la fantasia e stimolare la nostra curiosità. Ci lasciamo prendere per mano da Prosdocimo e lo seguiamo con fiducia passando da momenti che dovrebbero far parte della vicenda reale ad altri che sembrano la visione fantasiosa del poeta; ci sono scene che vengono subite dal librettista e si sviluppano spontaneamente liberandolo delle difficoltà derivanti dalla scarsa ispirazione, affiancate ad altre in cui lo stesso mette in mano ai personaggi addirittura il copione che devono recitare, nel nostro caso, cantare. La trasposizione della vicenda nella Napoli dell’immediato dopoguerra, come si evince dalle scene virtuali della Manganelli e dai bei costumi di Marianna Fracasso, trova assoluta coerenza nei movimenti registici: scorgiamo alcuni chiari e divertenti omaggi al glorioso teatro di rivista – dove spesso prosa, canto e ballo si fondevano – senza tralasciare qualche riferimento al musical. Molti i momenti interessanti che andrebbero riferiti, fra questi vi è senza dubbio il duetto tra Geronio e Fiorilla che ricorda ironicamente la celebre scena di Ghost fra Demi Moore e Patrick Swayze, con la differenza che Fiorilla anziché modellare la terracotta lavora la pasta. Simpatico anche l’eloquente gesto, quasi un tocco di bacchetta magica, compiuto talvolta da Prosdocimo allo scopo di dar vita ad alcuni personaggi apparentemente cristallizzati in scena. Ci preme non dimenticare il convincente utilizzo delle luci curate da Nando Frigerio.
Anche sotto le aspetto musicale le cose sono andate mediamente molto bene.
Innanzi tutto va sottolineata l'autorevolezza scenica e vocale con cui Fabrizio Beggi ha interpretato il ruolo di Selim risultando convincente sotto tutti gli aspetti; la sua vocalità di basso cantabile caratterizzata da timbro gradevole, volume particolarmente generoso, ottima uniformità di emissione è supportata da una tecnica sicura che gli consente canto sfumato, agilità precise ma, all'occorrenza, anche generosi declamati senza lasciare trasparire forzature.
Brava Paola Leoci nel ruolo di Donna Fiorilla. Il giovane soprano ha evidenziato voce sonora particolarmente a fuoco e di timbro gradevole a cui ha affiancato agilità pulite, emissione sicura, accenti efficaci. Particolarmente e meritatamente applaudita dopo la non semplice “Squallida vesta” eseguita correttamente; qualche leggerissima forzatura è trapelata solamente sugli estremi acuti. Nell'ascoltare questa ragazza, abbiamo avuto la sensazione che la sua voce lasci già trasparire un futuro che potrà portarla verso un repertorio lirico. Anche dal punto di vista scenico ha espresso bene la civetteria e la leggerezza richiesta dal ruolo. Al netto della prova complessivamente più che positiva, ci auspichiamo che la Leoci, essendo giovane, continui a lavorare per ammorbidire un po' l'emissione sforzandosi di ampliare la tavolozza dei colori usati, abbandonandosi maggiormente alle esigenze dei personaggi che andrà ad interpretare. Se lo farà siam certi che potrà raccogliere ottimi frutti.
Scenicamente spassosissimo il Don Geronio di Marco Bussi che ci ha dato l'impressione di avere assorbito totalmente i consigli e le indicazioni di Alfonso Antoniozzi, forse anche per affinità di ruolo dato che lo stesso Antoniozzi ha rivestito spesso e con notevoli risultati il ruolo dello sfortunato, quanto buffo, marito di Fiorilla. Anche dal punto di vista vocale l'ancor giovane baritono si è mostrato sicuro nell'emissione ed ha offerto una prova sostanzialmente positiva, salvo un paio di piccoli errori sui sillabati.
Il ventinovenne tenore russo Ruzil Gatin è stato assolutamente perfetto nel ruolo di Don Narciso. La voce chiara, brillante e di bel colore, ad un primo momento dà l'impressione di essere emessa senza la copertura necessaria per poter effettuare correttamente il passaggio verso il registro acuto. In realtà Gatin riesce a mantenere l'emissione naturalissima sino agli estremi acuti che trovano la posizione corretta, senza cambi di colore con il resto dell'emissione e dando l'impressione di essere emessi in totale sicurezza. Anche scenicamente è risultato simpatico ed efficace.
Vittorio Prato nel ruolo di Prosdocimo, come abbiamo accennato inizialmente, è stato costantemente impegnato in scena, risultando punto di riferimento essenziale per lo scorrere della vicenda. Bravissimo scenicamente nel tratteggiare l'eleganza del poeta, si è disimpegnato con grande sicurezza anche sotto l'aspetto vocale, evidenziando la consueta bella voce emessa con splendida morbidezza e uniformità; un Prosdocimo di lusso il suo.
Un po' debole e disomogenea l'emissione di Marta Leung che essendo giovane avrà certamente modo di migliorarsi.
Bravo Stefano Marra nel piccolo ruolo di Albazar.
Positiva la prova del coro OperaLombardia preparato da Giuseppe Califano.
Christopher Franklin si è fatto apprezzare sin dalla sinfonia iniziale diretta con grande attenzione alle sonorità, alla ricerca di colori e alle dinamiche dei crescendi efficacemente sottolineate. Nel prosieguo della recita abbiamo apprezzato la brillantezza dell'orchestrazione e la direzione spumeggiante senza mai evidenziare eccessi nei volumi, risultando agile nei tempi staccati e attenta alle esigenze dei cantanti. Naturalmente va dato merito anche alla buona prova offerta dall'orchestra de I pomeriggi musicali.
Al termine calorosi applausi per tutti.
Ricordiamo che questa produzione de “Il turco in Italia” proseguirà il suo tour nell’ambito del circuito OperaLombardia e quindi potrà essere apprezzato al Ponchielli di Cremona il 25 e 27 novembre e al Sociale di Como il 20 e 22 gennaio 2017.
La recensione si riferisce alla recita del 20 novembre 2016
Danilo Boaretto