Arturo | Laura Catrani |
Mago Merlino, Narratore | Sergio Basile |
Madama Jessica, Gatto | Luana Grieco |
Ser Gromolo | Luca Vianello |
Ser Ettore, Luccio | Dielli Hoxha |
Ser Caio, Topo | Claudio Zazzaro |
Ser Palledoro, Gufo | Gianni Giuga |
Direttore | Stefano Franceschini |
Regia | Andrea Bernard |
Scene | Alberto Beltrame |
Costumi | Elena Beccaro |
Luci | Giorgio Valerio |
Coreografie | Marta Negrini |
Video | Marco Usuelli |
Maestro del coro | Beniamina Carretta |
Orchestra del Liceo Musicale Bertolucci Parma | |
Coro Voci Bianche della Corale Verdi di Parma |
La programmazione di Regio Young, dedicata dal Regio di Parma agli spettatori più giovani vede, dopo quelle delle scorse stagioni, il debutto di un'altra favola in musica: La spada nella roccia. L'arguto ma profondo libretto, firmato Ziki Paki, è tratto dal romanzo omonimo di T. H. White del 1938 a cui si è ispirato anche Disney per il suo celeberrimo film di animazione. E proprio le atmosfere disneyane risveglia e rinverdisce la musica di Concetta Anastasi che su una base ritmica molto accentuata, a cui si appoggiano anche frequenti recitativi, dipana passaggi onomatopeici, cadenze e temi popolari, identificando con immediatezza le diverse situazioni.
La regia di Andrea Bernard ambienta la vicenda di Arturo, trovatello adottato da Ser Ettore che lo ha cresciuto insieme al figlio Caio, in un campus studentesco situato in una radura al limitare della Foresta Selvaggia. L'istruttrice Madama Jessica è vittima di un pesante scherzo ordito da Caio ed Arturo e “ferita nell'onore” abbandona i discoli a se stessi.I due ragazzi ne approfittano per andare a caccia con il loro allocco che si perde nella foresta. Caio ritorna al castello mentre Arturo tentando di recuperare il rapace si perde.
Ma la foresta non è buia e desolata come sembra: su un danzante e solenne tema cavalleresco compare Ser Palledoro, un nobile che ha consacrato la sua vita alla caccia del leggendario mostro Gorgoglione e, dopo di lui, si materializza Merlino accompagnato dal suo gufo Archimede. La natura di colui che si presenta come un precettore piuttosto inconsueto viene indubitabilmente rivelata dalla melodia saltellante e bislacca che accompagna la sua sortita.
Merlino dedica attenzioni particolari ad Arturo e costruisce per lui un percorso verso la conoscenza che si dipana nella natura. Il ragazzo trasformato in pesce, incontra in uno stagno il re Nettuno e impara la tolleranza, poi, nel mondo degli uccelli, conosce Minerva dea della conoscenza e della curiosità, ed infine, nei panni di un gatto, grazia uno spaventato e simpaticissimo topo napoletano sperimentando il corretto uso del potere: “Io non ti mangerò”. “Il segreto della felicità non è il potere, ma la conoscenza che dà la libertà”. Con quest'ultimo insegnamento Merlino si congeda.
La tristezza di Arturo per il distacco dal maestro viene acuita dal fatto che Caio, figlio legittimo di un nobile, viene nominato cavaliere mentre lui non potrà essere altro che uno scudiero, ma anche il gufo Archimede ha un ultimo saggio consiglio per lui: “Se non puoi essere un veliero sull'oceano sii la migliore barchetta sulla riva del mare... sii il meglio di ciò che sei”. Il torneo cavalleresco che si svolge in Inghilterra, al quale partecipa Caio con il suo seguito, è raccontato in diretta da un telecronista che, guarda un po', sembra proprio Merlino travestito. Ad interrompere i giochi arriva Ser Palledoro portando la notizia che il Re è morto senza lasciare eredi.
Nella tristezza generale dal cielo scende una grande luce che, al suo dissiparsi, svela una roccia al centro della quale è conficcata una spada: chi la estrarrà, è scritto sull'elsa, sarà il nuovo re d'Inghilterra. Ci provano tutti inutilmente. Poi Palledoro riconosce Arturo e, ricordando il suo coraggio nella foresta, lo invita a tentare. Lui è solo uno scudiero, protestano Caio e i suoi, ma Palledoro non cede e, in qualità di legato del re, nomina all'istante cavaliere il ragazzo che, con facilità, svelle la spada, la solleva al cielo e viene proclamato Re Artù.
Il protagonista, Arturo, è interpretato dal soprano Laura Catrani, totalmente credibile nei panni dell'adolescente, che regge con disinvoltura la non sempre comoda scrittura musicale del ruolo. L'attore che con bravura tiene le fila della storia, nelle vesti di Merlino e del Narratore è il magnetico ed istrionico Sergio Basile.
Il mezzosoprano Luana Grieco è una divertente, ben caratterizzata e vocalmente ineccepibile istitutrice e diventa poi un sinuoso Gatto. Il talentuoso tenore Claudio Zazzaro è un Caio irruente e un Topo simpaticissimo nella sua espressività partenopea. Il baritono Gianni Giuga presta la sua voce ben impostata a Ser Palleoro e al meditativo gufo Archimede. Nei panni di Ser Ettore e del Luccio dello stagno troviamo il basso-baritono Dielli Hoxha, mentre il baritono Luca Vianello interpreta il maestro d'armi Ser Gromolo.
Suona con brillantezza e vasta gamma di colori l'Orchestra del Liceo Musicale Bertolucci di Parma diretta da Stefano Franceschini. La parte corale è affidata in via esclusiva ai disinvolti, precisi ed intonati ragazzi del Coro di Voci bianche della Corale Verdi di Parma istruiti da Beniamina Carretta.
L'allestimento, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna e la Royal Opera House Muscat, vede le scene di Alberto Beltrame che arreda il palcoscenico con semplicità trovando soluzioni funzionali per rappresentare il viaggio nella natura di Artù. Elena Beccaro è l'ideatrice dei fantasiosi ed articolati costumi, Giorgio Valerio firma i suggestivi effetti luce che creano con immediatezza le ambientazioni, grazie anche alle videoproiezioni di Marco Stuelli. Marta Negrini anima la scena con fluidi movimenti coreografici.
I bambini applaudono, gli adulti meditano su concetti per nulla infantili.
La recensione si riferisce alla recita del 6 dicembre 2018.
Patrizia Monteverdi