Ernani | Piero Pretti |
Don Carlo | Vladimir Stoyanov |
Don Ruy de Silva | Roberto Tagliavini |
Elvira | Eleonora Buratto |
Giovanna | Carlotta Vichi |
Don Riccardo | Paolo Antognetti |
Jago | Federico Benetti |
Direttore | Michele Mariotti |
Maestro del coro | Martino Faggiani |
Filarmonica Arturo Toscanini | |
Coro del Teatro Regio di Parma |
Si torna in teatro!
Anna Maria Meo, Direttore Generale del Regio di Parma, saluta con emozione i 600 spettatori tornati a casa, otto mesi dopo Turandot, prima e ultima opera della stagione 2019/2020, e sette mesi e tre giorni dopo il balletto che aprì e chiuse, alla vigilia del lockdown, la stagione di danza.
Si torna con Ernani in forma di concerto, l'ultimo titolo operistico del coraggioso Festival Verdi 2020.
Sul palco il Coro del Teatro Regio, preparato da Martino Faggiani, la Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Michele Mariotti e, schierati spalle al direttore Carlotta Vichi (Giovanna), Eleonora Buratto (Elvira), Roberto Tagliavini (Silva), Piero Pretti (Ernani), Vladimir Stoyanov (Carlo), Paolo Antognetti (Riccardo) e Federico Benetti (Jago).
Già dal Preludio sono evidenti le intenzioni stilistiche di Mariotti, sempre basate su modalità alte ed eleganti che danno ampio respiro al tema dell'amore di Ernani ed Elvira e sviluppano con estrema asciuttezza quello dell'implacabile vendetta di Silva. Una lettura pulita e di apparente semplicità che riesce anche a superare, nel corso dell'opera, la difficoltà di non avere il contatto visivo con i solisti che sono dietro di lui.
Debutta nel ruolo del protagonista Piero Pretti. Il tenore che ha timbro brillante e fraseggio ardito ottimi per il personaggio trova, grazie ad un attento uso delle dinamiche, colori accorati nel racconto ai banditi, che giustamente si convincono ad aiutarlo, ed accenti passionali e romantici quando a farla da padrone è l'amore. Bellissimo il duetto in casa di Silva: un momento perfetto che ferma e dilata i brevi istanti rubati al vecchio. Toccante la sua fragilità quando l'implacabile aguzzino gli chiede di mantenere lo scellerato patto togliendosi la vita.
Eleonora Buratto, anch'essa al debutto nel ruolo, ha una voce rotonda, piena e ricca di armonici anche nelle note basse e sicura in zona acuta. La sua Eleonora, salda e volitiva, canta con forza “Ernani, involami” e ribadisce la sua convinzione affrontando con fermezza i salti di ottava e le agilità acute della cabaletta. Delicatissima nel breve duetto d'amore ed estremamente risoluta nella scena finale come ben s'addice alla "figlia d'un Silva".
Il ruolo di Don Carlo re di Spagna dona molto a Vladimir Stoyanov. La linea di canto, sempre elegante e distesa, dà naturale nobiltà al personaggio anche nei momenti in cui le sue azioni non sono del tutto regali, come quando penetra nelle stanze di Eleonora e le canta, con una dolcezza che pare quasi una supplica, “Da quel dì che t'ho incontrata”.
Poi, dopo aver fatto fuggire l'odiato bandito (le frasi piene di disprezzo di “Tu se' Ernani!") e aver sottratto Elvira a Silva, all'idea del trono imperiale cambia totalmente registro e tutto il resto è cancellato. “Oh, de verd'anni miei” è pervasa di accenti introspettivi fino alla potentissima conclusione “e vincitor de' secoli il nome mio sarà”.
Roberto Tagliavini rende tagliente il suo timbro morbido e disegna un Silva vigoroso il cui unico cedimento psicologico è l'iniziale “Infelice!... e tu credevi” cantata con accorato e intimissimo lirismo. Monolitiche le sue risposte alle provocazioni di Carlo, entrato nel suo castello alla ricerca di Ernani: quel desolato e dignitoso “Io l'amo... ” che gli sfugge alla minaccia del re di prendersi Elvira, serve solo a rafforzare il perentorio “Seguati, la fe' non vo' tradir”.
Bene, come Giovanna nutrice di Elvira, il mezzosoprano Carlotta Vichi. Efficaci ed incisivi il tenore Paolo Antognetti e il basso Federico Benetti che interpretano rispettivamente i ruoli degli scudieri Riccardo e Jago.
Felice ritorno in teatro anche per il Coro del Regio che ha così modo di esibire la sua ricca tavolozza di colori, la sua compattezza sonora e la precisione nel fraseggio particolarmente evidente nei passaggi sussurrati.
Il pubblico, intervenuto più volte, e mai a sproposito, con approvazioni a scena aperta, ringrazia con un applauso infinito e molte acclamazioni tutti gli artisti sul palcoscenico.
La recensione si riferisce alla recita del 25 settembre 2020.
Patrizia Monteverdi