Corinna | Alexandra Zabala |
La marchesa Melibea | Teresa Iervolino |
La contessa di Folleville | Maria Aleida |
Madama Cortese | Francesca Sassu |
Il cavalier Belfiore | Giulio Pelligra |
Il conte di Libenskof | Francisco Brito |
Lord Sidney | Paolo Pecchioli |
Don Profondo | Pietro Di Bianco |
Il barone di Trombonok | Bruno Praticò |
Don Alvaro | Gianluca Margheri |
Don Prudenzio | Rocco Cavalluzzi |
Don Luigino | Murat Can Güvem |
Maddalena | Carlotta Vichi |
Delia | Manuela Ranno |
Modestina | Sofio Janelidze |
Antonio | Stefano Marchisio |
Gelsomino / Zefirino | Nicola Pisaniello |
Direzione | Matteo Beltrami |
Regia | Giampiero Solari |
Scene e luci | Angelo Linzalata |
Orchestra del Conservatorio G. Cantelli di Novara | |
Coro San Gregorio Magno | |
Diretto da | Mauro Rolfi |
Coro delle voci bianghe dell'Accademia Langhi | |
produzione Fondazione Teatro Coccia |
Portare in scena un'opera complessa come “Un viaggio a Reims” di Gioachino Rossini è indubbiamente una grande sfida per qualsiasi organizzazione teatrale. Sfida che appare ancora più improba se a lanciarla è una piccola, seppur validissima, fondazione come quella novarese.
Eppure l'esito dello spettacolo andato in scena venerdì sera al Coccia di Novara ha spazzato via i nostri timori, questo a dimostrazione di come questo teatro sia gestito da persone competenti che sanno bene quel che fanno e soprattutto valutano correttamente quelli che, osservandoli dall'esterno, possono sembrare rischi eccessivi. Quindi, sfida vinta a pieni voti: chapeau!
Iniziamo col dire che questa partitura rossiniana non concede sconti né compromessi a nessuno dei diciassette artisti indicati in locandina, dedicando almeno un'aria a dieci di loro ed impegnandoli praticamente tutti nei difficili concertati; va da sé che le difficoltà degli artisti, unite a quelle dell'orchestra ricadano tutte amplificate sulle spalle del direttore d'orchestra. Ma il fisico dall'apparente gracilità di Matteo Beltrami ha retto alla grande il peso di cotanta partitura infondendo, grazie alla meticolosa attenzione ed al gesto preciso, notevole sicurezza ai cantanti e all'orchestra. Beltrami ha sfoderato tempi vivaci di abbadiana memoria, riuscendo ad ottenere dall'orchestra la giusta leggerezza di suono e un'ottima precisione di esecuzione. Mai, nemmeno per un momento, è venuta a mancare la necessaria scorrevolezza, come non è mai calata la tensione narrativa al pari della carica adrenalinica che questa partitura, quando ben diretta, sa sprigionare. Perfetto l'affiatamento tra buca e palcoscenico a dimostrazione dell'ottimo lavoro svolto durante le prove; solo un eccesso di evidente esuberanza e gioia artistica ha comportato, nel concertato finale, qualche perdonabilissima perdita di sincronia tra alcuni cantanti e l'orchestra.
Meritevole d'essere sottolineata la splendida prova dell'orchestra del Conservatorio Cantelli di Novara che non ha fatto rimpiangere la presenza di compagini più mature e blasonate; l'unico appunto che possiamo fare ai giovani orchestrali è relativo ad una certamente comprensibile timidezza, avvertibile su alcune dinamiche dal forte al fortissimo che avremmo voluto sentire un po' più fluide e un tantino più marcate.
Fra i cantanti impegnati nei ruoli principali ha brillato la prova di Alexandra Zabala meravigliosa Corinna in virtù di una voce di bel colore, proiettata benissimo (grazie ad una tecnica che rispetta molto la natura) di buon volume e totalmente priva di forzature. Cantata attingendo da un'ampia tavolozza di colori l'aria di sortita “Arpa gentil”, l'artista è risultata adeguata e precisissima anche nei suoi successivi interventi, su tutti il difficile duetto con il Cavalier Belfiore. In merito a questa cantante, di cui sono circa dieci anni che noi di OC evidenziamo i pregi, non ci capacitiamo dello scarso utilizzo che ne viene fatto nei nostri teatri. Ci auguriamo vivamente di risentirla presto su qualche importante palcoscenico nazionale.
Francesca Sassu, artista che abbiamo apprezzato quest'estate come splendida Liù nella Turandot andata in scena a Trapani, ha ancora una volta evidenziato la non trascurabile personalità interpretativa che le ha consentito di tratteggiare una Madama Cortese elegante, forte e autoritaria. Naturalmente il personaggio è stato centrato anche in virtù di una vocalità interessante facile e sonora soprattutto in acuto, affiancata ad una tecnica sicura che le ha permesso di superare più che dignitosamente anche i passaggi di agilità.
Teresa Iervolino è un mezzosoprano dalla vocalità ricca e sonora, dotato di buona personalità artistica e, pur senza essere un autentico contralto rossiniano, ha donato brio e simpatica credibilità alla Marchesa Melibea.
Maria Aleida Rodriguez, per l'occasione Contessa di Folleville, ha trovato in questo ruolo la tessitura e il carattere del personaggio ideali per esaltare il suo fenomenale registro acuto che ci ha fatto tornare alla mente l'indimenticabile Mado Robin. È incredibile come questa ragazza sia in grado di prendere e tenere Sol e La sopracuti dotati di una grande forza di penetrazione, con una facilità sconcertante. Oltre a queste doti naturali e tecniche questa giovane cantante cubana ha mostrato di possedere un'intonazione impeccabile e una buona musicalità: qualità che le hanno consentito di delineare molto bene la frivolezza e l'isteria della Contessa.
Brava anche Carlotta Vichi alla quale - calata nel ruolo di Maddalena - va l'onore e la responsabilità di aprire l'opera con il non semplice “Presto, presto... su, coraggio” che precede l'attacco del coro. Il giovane mezzosoprano milanese, preciso musicalmente, ha saputo disimpegnarsi molto bene anche scenicamente evidenziandosi per verve e simpatia nei numerosi pezzi di assieme che l'hanno vista costantemente impegnata sino alla fine dell'opera.
Sul versante maschile del cast ha mostrato buona sicurezza, sotto l'aspetto vocale ma anche dal punto di vista scenico, il tenore Giulio Pelligra impegnato nel non semplice ruolo del Cavalier Belfiore; la voce è ben proiettata, squillante e sonora, emessa con sufficiente omogeneità dai centri sino ai più estremi acuti. Molto bravo anche nell'uso dei colori e delle mezzevoci usate in maniera appropriata, soprattutto nel duetto con Corinna.
Vocalità tenorile più leggera, talvolta affidata ad un'emissione “mista”, quella del giovane Francisco Brito che ha dato vita con grinta e accenti talvolta vibranti al Conte di Libenskok; anche per lui una prova nel complesso più che positiva.
Paolo Pecchioli ha tratteggiato un Lord Sidney autenticamente nobile, elegante e sottilmente ironico in virtù di ottime doti sceniche ma soprattutto grazie alla vocalità robusta ed al contempo morbida e rotonda.
Piuttosto convincente il Don Alvaro di Gianluca Margheri il quale ha evidenziato buone doti attoriali e bella voce anche se l'emissione è parsa poco sciolta in alcuni passaggi che prevedevano una vocalizzazione un po' più fluida e precisa.
Pietro Di Bianco non ci è sembrato al momento in possesso delle caratteristiche vocali che ci saremmo auspicati per poter vivere con soddisfazione la personalità prorompente e esuberante di Don Profondo; di questo giovane basso siamo riusciti ad intuire, anche grazie al delicato accompagnamento orchestrale, un'elegante linea di canto nel sestetto, seppure con una faticosa discesa ai Mib gravi. Debole invece la resa della celebre aria “Medaglie incomparabili”, soprattutto a causa del limitato volume vocale.
Classe da vendere per l'autoironico e simpaticissimo barone di Trombonok di Bruno Praticò.
Dotato di un bel timbro scuro e di vocalità sonora e robusta, nonché scenicamente efficace il Don Prudenzio ben interpretato da Rocco Cavalluzzi.
Completavano più che degnamente il cast Murat Can Güvem (Don Luigino), Manuela Ranno (Delia), Sofio Janelidze (Modestina), Nicola Pisaniello (Zefirino/Gelsomino) Stefano Marchisio (Antonio).
Positivo anche l'apporto dato dal Coro San Gregorio Magno preparato da Mauro Rolfi.
Interessante dal punto di vista storico musicale la scelta di affidare l'accompagnamento dei recitativi al violoncello suonato splendidamente da Fernando Caida Greco, anche se il suono di questo strumento ci è parso troppo “invadente” rispetto alla delicatezza del clavicembalo a cui siamo ormai abituati.
La regia di Giampiero Solari – coadiuvata dalle scene di Angelo Linzata - è stata tradizionale, talvolta un po' statica, ma anche con con qualche spunto divertente e interessante, tipo i camerieri che si spostano sui i roller tra i tavolini del Giglio d'oro, oppure la pedana girevole durante alcuni concertati; ma soprattutto ha avuto il pregio di saper rispettare le difficoltà dei cantanti impegnati in una difficilissima partitura. Belli i costumi di Ester Marcovecchio.
Al termine grande e meritato trionfo di pubblico per tutti i protagonisti della recita, in particolar modo per Matteo Beltrami.
Danilo Boaretto