Leslie Visco | Soprano |
Marta Fumagalli | Contralto |
Antonio Florio | Direttore |
Cappella Neapolitana |
...Carlo il sovrumano, il grande, che con opre ammirande oscurerà quanti o la Grecia o Roma (...) sinora a noi vantò famosi eroi.
Così d'Elisabetta il nome illustre degna tromba sia data, onde ei possa volar per chiaro stile dal biondo Idaspe a la remota Tile
Destinatari di questi versi celebrativi sono l'imperatore Carlo VI d'Asburgo e la consorte Elisabetta Cristina, allora sul trono del Regno di Napoli. Dell'imperatrice era il compleanno e per l'occasione su libretto di Francesco Ricciardi, impresario teatrale, Johann Adolf Hasse compose in quel 1725 la musica per la serenata Marc'Antonio e Cleopatra.
Hasse si trovava a Napoli dalla natìa Germania, e questo fu il primo incarico importante, per una rappresentazione in campagna alla presenza della corte tutta. La serenata fu molto ben accolta ed è notevole, come ricordato da Dinko Fabris, autore delle note per il programma di sala, che per la parte di Cleopatra si trovasse in scena nientemeno che Carlo Broschi, il Farinelli non ancora assurto alla grande celebrità, mentre come Marc'Antonio era impegnata la toscana Vittoria Tesi, la Moretta, probabilmente la prima cantante di colore della storia.
Della cantata esiste già un'incisione discografica in studio ed alcune riprese dal vivo. Adesso è stata ripresa per la stagione dell'Associazione Scarlatti di Napoli, sul podio Antonio Florio, specialista del repertorio sei-settecentesco. Il concerto era stato preceduto solo due giorni prima da un'altra esecuzione a Clermont-Ferrand unita, sia detto per la cronaca, ad una mostra celebrativa della Napoli del 18. secolo, centro focale della realtà musicale e culturale del tempo.
A dispetto di una certa lunghezza (un'ora e mezzo fitta di musica) la pagina non soffre momenti di stanchezza nella sua scrittura. Le arie si alternano, affidate ai due personaggi con un duetto per ciascun finale d'atto. Più elegiache e riflessive quelle dedicate a Marc'Antonio che cerca conforto di ritorno dalla sconfitta di Azio, più agitati i momenti solistici di Cleopatra, divisa fra la furia per l'occasione persa dal suo amato, e la disperazione quando si rende conto dell'ineluttabilità della sorte.
Ogni numero è preceduto da recitativo, e Hasse si dimostra già moderno nell'uso frequente del recitativo accompagnato, soprattutto nella seconda parte, con effetti drammatici di rilievo che mostrano con più incisività i tormenti dei due personaggi.
Marta Fumagalli si è trovata alle prese con la scrittura di Marc'Antonio, che ha in media tempi più riflessivi rispetto a quelli di Cleopatra, ora con toni più nostalgici ora più dolenti ben sottolineati dall'interprete, che raggiunge lo scopo anche grazie al singolare calore di un timbro brunito ed omogeneo lungo tutta la tessitura ad arricchire una voce di per sé ben estesa che non mostra mai segni di sforzo.
Le sta alla pari Leslie Visco, dal timbro lucente di soprano lirico che di Cleopatra ben esprime l'imperiosità dei toni in alternanza alla sincerità del sentimento amoroso. La Visco affronta una scrittura più virtuosistica e ricca di contrasti dinamici e di carattere, ma porta a termine la prova a testa alta.
Si è avuta però l'impressione che le due valide soliste avrebbero potuto dare di più se fossero state maggiormente spronate dall'accompagnamento orchestrale. Antonio Florio è un maestro della musica antica e soprattutto del repertorio napoletano, a cui lui stesso ha dato nuova vita e conosce benissimo le potenzialità di un'orchestra "barocca" come la sua Cappella Neapolitana. Eppure qui è come se queste non fossero mai venute del tutto fuori. La tavolozza di colori mostrava tante sfumature di un'unica tinta mentre anche in termini di contrasti dinamici (e quindi drammatici) l'orchestra sembrava possedere risorse maggiori di quelle che sono state messe in campo. Un'esecuzione rigorosamente precisa in poche parole ma forse troppo irrigidita in una severità drammatica alquanto monotona.
Il concerto si è svolto al teatro Sannazaro, deputato alla prosa tradizionale partenopea e da qualche tempo scelto dall'Associazione Scarlatti per i propri concerti. Alle spalle degli artisti c'era la scenografia di Annella di Porta Capuana, lavoro derivato dalla commedia dell'arte. Inizialmente la riproduzione quasi oleografica di un vicolo napoletano ottocentesco strideva con le atmosfere classiche della composizione in programma, ma dopo un po' non ci si faceva più caso.
Al termine franco successo da parte di una sala purtroppo con troppi vuoti.
La recensione si riferisce al concerto del 31 gennaio 2019.
Bruno Tredicine