Rodolfo | Massimiliano Pisapia |
Schaunard | Filippo Morace |
Benoit | Domenico Colaianni |
Mimì | Svetla Vessileva |
Marcello | Fabio Capitanucci |
Colline | Paolo Battaglia |
Alcindoro | Matteo Peirone |
Musetta | Daniela Bruera |
Parpignol | Stefano Pisani |
Sergente dei Doganieri | Ernesto Panariello |
Doganiere | Tino Nava |
Venditore Ambulante | Antonio Novello |
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Direttore | Niksa Bareza |
Regia e Scene | Franco Zeffirelli |
Ripresa Da | Marco Gandini |
Costumi | Piero Tosi |
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Coro e Orchestra |
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Del |
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Teatro alla Scala |
Milano - Non è stata una recita di Bohème memorabile quella a cui abbiamo assistito ieri sera, sul rinnovato palcoscenico scaligero. L’allestimento è quello storico di Zeffirelli, legato indissolubilmente al ricordo dei grandi interpreti che hanno contribuito a renderlo memorabile: Mirella Freni, Gianni Raimondi, Luciano Pavarotti, Rolando Panerai, giusto per citarne alcuni. Ed è incredibile come, dopo oltre quarant’anni di rappresentazioni, questo allestimento sia ancora, per dirlo con semplicità, bello e godibile! Tuttavia, per spezzare un pochino la monotonia derivante dal quel certo déjà vu – che comincia a diventare un po’ troppo pressante – in attesa di un eventuale nuovo allestimento, desidereremmo una proposta di cast in grado di creare del sano interesse e offrire una resa degna di tali aspettative. Cosa non riscontrata nella modestia degli artisti (salvo qualche eccezione) presenti ieri sera in scena. Mimì era Svetla Vassileva, giovane soprano già affermato a livello internazionale e di indubbie, qualità. Avevamo avuto modo si apprezzarla nella recente Desdemona interpretata al Teatro degli Arcimboldi ed anche nei panni della “soave fanciulla” pucciniana ha confermato di possedere una bella voce, supportata da buona tecnica che gli consente di smorzare e rinforzare a dovere, ma forse ancora un po’ immatura per incarnare i ruoli delle grandi eroine pucciniane. E’ vero che Mimì, fra i ruoli del grande lucchese, è quello più abbordabile da un soprano lirico-leggero che sta puntando con decisione verso il repertorio lirico, ciò nonostante ho avuto l’impressione di una certa difficoltà nel padroneggiare totalmente i centri ai fini espressivi, in contrasto con un registro acuto squillante e sufficientemente potente. Massimiliano Pisapia vestiva i panni di un Rodolfo vocalmente deboluccio. La voce di questo giovane tenore è sicuramente ben impostata, gli acuti sono sempre intonati e rotondi, le intenzioni interpretative raffinate, ma il volume è proprio piccino ed in troppi momenti rimaneva coperto dalla massa orchestrale. Personalmente, per quanto possa valere un mio spassionato consiglio, gli darei il tempo di crescere ma con qualche Donizetti e Bellini in più e qualche Verdi e Puccini in meno. Il Marcello di Fabio Capitanucci è stata la nota positiva di questa recita. Questo giovane artista, dopo un intelligente inizio di carriera passato ad affrontare molti ruoli secondari che indubbiamente gli hanno consentito di “portare molto fieno nella cascina delle esperienze”, ha oggi dalla sua una buona sicurezza, una bella e sonora voce da vero baritono, una disinvolta presenza scenica; qualità che ieri gli hanno consentito di offrire una prova in deciso rilievo sul resto del cast. Piuttosto anonima la Musetta di Daniela Bruera che non è riuscita ad evidenziarsi né per una particolare personalità scenica, né sotto l’aspetto puramente vocale. Buona impressione hanno destato Filippo Morace e Domenico Colaianni, rispettivamente Schaunard e Benoit, così come il Parpignol di Stefano Pisani, mentre corretti sono risultati il Colline di Paolo Battaglia e l'Alcindoro di Matteo Peirone. Vivi complimenti vanno invece, al coro scaligero - ormai abituato a ricevere encomi -, ma soprattutto al coro delle voci bianche e al bimbo solista che ha cantato “Voglio la tromba, il cavallin…” con voce bella e timbrata. Meravigliosa la prova dell’orchestra per la precisione evidenziata in tutte le sue sessioni, per il colore, per amalgama, per purezza timbrica ed a questi meriti ha sicuramente giovato il sicuro mestiere, la mano precisa e il gesto chiaro del sessantanovenne maestro croato Niksa Barena che dallo scorso 28 giugno ha sostituito il direttore Rafael Frühbeck de Burgos. Nonostante nel corso della recita, le arie più famose fossero state applaudite tiepidamente (dopo almeno un paio di interminabili secondi di silenzio gelido dal termine delle stesse all'inizio degli applausi), alla fine il pubblico ha decretato applausi decisi a tutti gli interpreti in particolar modo a Pisapia e al meritevole Capitanucci.
Danilo Boaretto