Fiordiligi | Eleonora Buratto |
Dorabella | Emily d'Angelo |
Despina | Federica Guida |
Guglielmo | Alessio Arduini |
Ferrando | Bogdan Volkov |
Don Alfonso | Pietro Spagnoli |
Direttore | Giovanni Antonini |
Regia | Michael Hampe ripresa da Lorenza Cantini |
Scene e costumi | Mauro Pagano |
Luci | Marco Filibeck |
Maestro del coro | Bruno Casoni |
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala | |
Allestimento del Teatro alla Scala |
A undici mesi dall’ultima alzata di sipario, finalmente anche alla Scala è tornato uno spettacolo operistico nella sua completezza. Lo storico allestimento di Così fan tutte curato da Michael Hampe, offerto gratuitamente per due giorni al pubblico della rete, è giunto come un segno di speranza per il teatro massimo, una cometa che ci auguriamo possa segnare il cammino per la programmazione tra le procelle pandemiche dei prossimi mesi. Un auspicio che si confermerà a febbraio con il debutto, atteso già nella passata stagione, della Salomè con la direzione musicale di Zubin Mehta e la regia di Damiano Michieletto.
La responsabilità musicale per la ripresa del Così è stata affidata a Giovanni Antonini, musicista che in questi ultimi anni ha riscosso ampi consensi per il tradizionale concerto di Natale e per il Giulio Cesare di Händel. Cresciuta in accattivanti ed intelligenti proposte musicali del repertorio barocco e classico, la vivacità intellettuale di Antonini si è accostata ai complessi scaligeri unendosi in una straordinaria intesa e condivisione di intenti. L’agile articolazione degli archi, la gagliardia agogica, la briosità delle dinamiche e un’intensa sinergia con le voci sul palcoscenico sono state le principali qualità dell’approccio di Antonini a quella che, a giudizio di chi scrive, è forse la più complessa ed enigmatica tra le opere mozartiane. Unico limite all’esuberanza di Antonini, precisiamo mai leggera o superficiale, la difficoltà a cogliere la sospensione, spesso definita metafisica, del terzetto “Soave sia il vento”.
Distanziata su una pedana sovrapposta alla platea e posta a livello della scena, come avveniva nei teatri sino a due secoli fa, l’orchestra ha risposto con percepibile entusiasmo alle indicazioni del direttore dando prova di una consapevolezza stilistica non comune per una formazione dedita non unicamente alla musica del Settecento. Il brio narrativo dello spettacolo è stato efficacemente coadiuvato dall’incisività d’esecuzione dei recitativi, accuratamente rifiniti sulla parola e animati dal fantasioso accompagnamento del continuo realizzato da James Vaughan (fortepiano) e Simone Groppo (violoncello).
Nato quasi quarant’anni fa a Salisburgo, ora ripreso da Lorenza Cantini con un’attenzione particolarealle esigenze del distanziamento fisico, lo spettacolo di Michael Hampe si fa ancora oggi apprezzare per la razionale introspezione nelle vicende sentimentali delle due coppie. Partendo dall’idea classica di sottolineare le caricature di atteggiamenti dell’opera sera, il lavoro di Hampe suggerisce un percorso che porta i personaggi ad abbandonare le proprie certezze per approdare ad una nuova consapevolezza. In questo divenire l’artificiosità della recitazione si scioglie progressivamente in una naturalezza che rispecchia la spontaneità di sentimenti non più trattenuti dalle convenzioni sociali.
Le scene e i costumi di Mauro Pagano, nato esattamente settant’anni fa e scomparso prematuramente nel 1988, sottolineano l’ambientazione mediterranea dell’opera (il costante sfondo marino) e la contestualizzano al tramonto del secolo dei lumi. L’unità di tempo dell’azione (l’arco temporale di una sola giornata) è stata ben evidenziata dalle luci di Marco Filibeck.
Tra giovani talentuosi e artisti già affermati, abbiamo trovato complessivamente soddisfacenti le voci. Al proprio debutto nella parte, Eleonora Buratto ha affrontato senza alcuna difficoltà l’impervio ruolo di Fiordiligi. La cantante ha mostrato di possedere una voce non solamente estesa e sicura nel settore acuto ma ben sviluppata e corposa anche nel registro grave. Oltre all’apprezzabile empatia da lei mostrata per il travaglio emotivo dell’ardimentosa fanciulla, dal punto di vista esecutivo la Buratto ha risolto con scioltezza e precisione le coloriture di “Come scoglio” e i nobili tormenti di “Per pietà ben mio perdona”. Accanto a lei Emily d’Angelo, voce dal timbro caldo ma da perfezionare nello spessore, ha sufficientemente evidenziato la sensualità di Dorabella. Musicalmente impeccabile, disciplinata e mai sopra le righe, Federica Guida, al debutto scaligero, ha delineato una Despina ben consapevole degli affetti umani. Scenicamente e vocalmente prestante il Guglielmo di Alessio Arduini al quale si accompagnava il Ferrando di Bogdan Volkov il quale, nonostante qualche leggera fatica nel fiato (in “Un’aura amorosa”), ci è piaciuto per smalto e cura del fraseggio. Straordinario per magnetismo scenico e musicale Pietro Spagnoli nei panni del distaccato filosofo Don Alfonso. Nonostante la sistemazione nei palchi, il coro istruito da Bruno Casoni ha mostrato la propria disciplina musicale.
La recensione si riferisce alla diretta streaming del 23 gennaio 2021.
Lodovico Buscatti