Massimo Quarta | violino |
Alessandro Marangoni | pianoforte |
Franz Schubert | |
Sonata n. 1 in re maggiore per violino e pianoforte op. 137, D 384 | |
Robert Schumann | |
Sonata n. 2 in re minore per violino e pianoforte, "Grosse Sonate" op. 121 | |
Pëtr Il'ič Čajkovskij | |
Sèrènade mèlancolique in si bemolle minore, op. 26 | |
Valse - scherzo in do maggiore, op. 34 | |
Niccolò Paganini | |
Introduzione e variazioni su "Di tanti palpiti", op. 13 |
Sabato 13 gennaio, con Massimo Quarta e Alessandro Marangoni, nel gremito Auditorium del Conservatorio Boccherini l’Associazione Musicale Lucchese ha inaugurato la sua Sessantesima stagione dei concerti.
Il 2024 è un anno importante per l’AML e il numero rilevante delle stagioni che ha felicemente sulle spalle invita a riflessioni e bilanci; Marco Cattani, il presidente, e Simone Soldati, il direttore artistico, ringraziano i collaboratori tutti per l’impegno profuso in questi anni e ricordano come sia stato difficile superare le difficoltà e le problematiche che inevitabilmente si presentano in un così lungo arco di tempo.
Se oggi l’Associazione occupa un ruolo importante, non solo in Toscana, con concerti di elevato livello artistico, con contenuti e proposte originali e innovative, tantissimo è dovuto al maestro Herbert Handt, scomparso il 2 ottobre scorso, e le note di sala ci rammentano che “senza la sua instancabile attività di studio, di ricerca e di valorizzazione del grande patrimonio musicale della nostra città (dalla famiglia Puccini a Geminiani, da Boccherini a Catalani), Lucca non sarebbe mai diventata quel punto di riferimento nazionale e internazionale che è oggi”.
Possiamo leggere il programma del concerto come una scalata verso il virtuosismo violinistico da Schubert a Paganini, cosa che ci è parsa logica avendo sul palco due artisti quali Massimo Quarta e Alessandro Marangoni: solide carriere internazionali e, “così tanto per dire”, il primo vincitore del “Paganini” nel 1991, il secondo di un premio Abbiati nel 2019.
La Sonata n. 1, op. 137 D 384, fa parte di quei lavori scritti dal diciannovenne Schubert e pubblicati da Diabelli come Sonatine; da subito colpisce l’intesa tra i due musicisti, con Quarta che ci è parso quasi circospetto nella ricerca del giusto colore e Marangoni attentissimo a cogliere l’intesa con il collega.
Ci vorrà la Grosse Sonate di Schumann (quasi in sottile contrapposizione con la “Sonatina” schubertiana) a sciogliere del tutto il violino che dopo l’ampio respiro del primo movimento troverà un suono dal colore caldo, luminoso e ricco, per dispiegare l’appassionata malinconia del pezzo fino al complesso Mosso finale in cui protagonista è il teso - emozionante -dialogo tra i due strumenti.
Con il Čajkovskij della Sérénade mélancolique, op. 26 e del Valse – scherzo op. 34, il violino tiene la scena e Quarta convince appieno: la sua è una lettura asciutta e intensa che non indulge in sentimentalismi; i virtuosismi esibiti con raffinata abilità e con la leggera ironia di chi si può permettere con naturalezza un tale sfoggio. E a fronte di tanta dovizia Marangoni si mette in luce con una esecuzione di grande eleganza.
Il virtuosismo si palesa ancora di più con le variazioni paganiniane dei “Palpiti” dal Tancredi di Rossini; il violino, guidato da un funambolo, è accompagnato dal più accorto pianoforte e i due artisti paiono giocare con le note, sciorinate con disarmante facilità a un pubblico attentissimo fino all’applauso liberatorio.
Due bis coronano il successo: l’ Hora Staccato di Grigoraş Dinicu nell’arrangiamento di Jascha Heifetz (bellissimo e fino allora sconosciuto per chi scrive) e un Cantabile per violino e chitarra (qui ovviamente sostituita dal pianoforte) di Paganini; quest’ultimo pezzo è stato preceduto da un saluto di Massimo Quarta che ha ricordato il forte legame tra Lucca e Paganini.
La recensione si riferisce al concerto di domenica 13 gennaio 2024.
Marilisa Lazzari