Molto atteso il Liederabend di Christian Gerhaher. Il canto conquista subito, la voce è di rara bellezza, omogenea in tutti i registri: canta piano con lirica dolcezza senza perdere colore, canta forte con accenti drammatici senza forzare, la pronuncia è sempre chiara, il fraseggio sempre consapevole e interessante, certe scelte di colori espresse con perfetta padronanza tecnica. Lo applaudiamo volentieri, ma quasi senza volere ci domandiamo: che cosa gli manca...? Non sapremmo dirlo subito, ma lo avvertiamo. Forse manca solo la scintilla che trasforma l'applauso in entusiasmo, scintilla che deve partire dal palcoscenico, scatenatra dall'atteggiamento che "porge" la musica, che pone l'artista come felice tramite fra una o due persone - gli autori - e tante altre persone - il pubblico. Gerhaher ha del pubblico un sacro terrore che non attraversa la voce, la lascia anzi intatta - ma gli piega le gambe e lega le mani. Pare che il dottor Gerhaher - laureato in medicina - sia stato conquistato al mondo dei Lieder da un concerto di Hermann Prey: chi ne ha memoria sa che proprio la magia, il magnetismo della comunicazione di Prey, il suo modo di "toccare la musica" poteva questo e altro. Torna a onore di Gerhaher il fatto di non imitarlo e di risolvere a suo modo tante cose: l'interpretazione, come più volte si è detto, è un'opinione che si può anche cambiare.
Artista in ogni caso degno di interesse: prossimamente Papageno a Salisbrgo, con Riccardo Muti.
Il programma del Liederabend accosta a Strauss altri due grandi maestri del Novecento: si apre con Benjamin Britten, Songs and Proverbs of William Blake op. 74, l'esecuzione è preziosa, la musica segue la parola e la parola la musica in modo esemplare, il contrasto fra la natura di queste composizioni e il resto del programma è interessante e raffinato - solo, forse nel contesto questo primo blocco è un po' troppo lungo.
Certo la parte più attesa - e che sembra emozionare di più il nostro interprete - sono i Lieder di Strauss: Gerhaher alterna alcuni fra i più famosi - Allerseelen, Die Nacht, Morgen, Traum durch die Daemmerung e altri, ma nessuno brillante - col breve ciclo Maedchenblumen op.22, piuttosto raro specialmente per una voce maschile, eseguito in modo da non far mai venire meno l'interesse per queste eleganti poesie di Felix Dahn che paragona le fanciulle ai fiori, secondo l'aspetto e il carattere: abbiamo così il fiordaliso, il papavero, l'edera, la ninfea... lirismo e ironia si intrecciano in un elegante disegno di gusto Jugendstyl - Gerhaher fa davvero capire come.
La scelta di Gustav Mahler potrebbe sembrare quasi ovvia, ma è insolito eseguire i Lieder eines fahrenden Gesellen al pianoforte. Il Wanderer romantico non si è mai fermato, non ha trovato e non troverà pace, continua il suo viaggio tormentato con amara ironia, col cocente rimpanto e la disperazione espressa in modo "fisico", con una sorta di marcia funebre, requiem per chi non può morire. Gerhaher risponde a tutte le aspettative, con espressione intensa e generosità di canto, mai plateale. Se non si pensa all'orchestra, la versione pianistica funziona benissimo, meglio che in altri Lieder di Mahler, brillando nella ottima esecuzione del giovane Gerold Huber e trovando perfetto equilibrio di timbri fra voce e pianoforte.
Lunghi applausi da parte di un pubblico numeroso e "affezionato" salutano Gerhaher che qui a Garmisch ha preso parte nel '94 alla masterclass di Elisabeth Schwarzkopf... ma il bis non arriva: visto che non faceva parte del programma, almeno Zueignung poteva cantarlo...
Amelia Imbarrato