Violinista | Giuseppe Gibboni |
Pianista | Ingmar Lazar |
Programma | |
Johannes Brahms | Sonata n. 3 in re minore op. 108 |
Niccolò Paganini | Selezione dai Capricci op. 1 (n. 1, n. 5, n. 24) |
Henryk Wieniawski | Variazioni su un tema originale op. 15 |
Niccolò Paganini | Dal Concerto n. 2 in si minore op. 7 La Campanella |
Programma da far tremar le vene e i polsi quello scelto dal ventunenne violinista salernitano Giuseppe Gibboni, che si presenta al pubblico degli Amici della Musica di Firenze con un curriculum di tutto rispetto. Vincitore della 56° edizione del prestigioso Premio Internazionale Paganini del 2021, ha da allora calcato le tavole delle più prestigiose sale da concerto in Italia e all'estero. Studi precocissimi (a tre anni ha cominciato a imbracciare lo strumento), ha sempre bruciato le tappe, per cui la vittoria lo scorso anno del Paganini altro non ha fatto che coronare una carriera già intrapresa e finire di lanciare il giovane violinista ad alti livelli. Gibboni aveva già suonato nella città del giglio nel 2017 a sedici anni per la rassegna di giovani concertisti nell'ambito del Fortissimissimo Firenze Festival.
È normale che un giovane solista debba puntare, almeno in una fase iniziale di carriera, più sul lato tecnico del suo strumento e da questo punto di vista Gibboni sembra avere le carte perfettamente in regola. Al Saloncino “Paolo Poli” del Teatro della Pergola presenta un programma in buona parte prevedibilmente fantasmagorico per dare dimostrazione dei suoi grandissimi mezzi tecnici. Effettivamente sembra che la sfrenata scrittura di Paganini non abbia segreti per lui: come è noto, Niccolò Paganini vergò sulla prima pagina dell'autografo dei Capricci op. 1 una celebre dedica (“Alli artisti”) che sprizzava sottile e malcelata sfida ai colleghi, e Giuseppe Gibboni sembra accettare e vincere questa sfida dall'alto della sua impressionante valentia tecnica che gli permette di rapportarsi in questo modo ai micidiali Capricci e a La Campanella. Una sfida anche verso lo strumento (nell'occasione un bellissimo Stradivari) del quale vengono sfruttate le più recondite possibilità espressive e diavolerie di tecnica al limite delle umane possibilità.
A prescindere dalla locandina di questo concerto, sarebbe però un errore considerare Paganini solo compositore di micidiali astruserie tecniche e valutarlo in questa maniera così riduttiva: ricordiamo che Paganini è una figura multiforme ben inserita nella temperie musicale della sua epoca, autore anche di pagine di grande ed intensa cantabilità come, fra le altre, i bellissimi movimenti lenti dei suoi celebri Concerti per violino (anche se nelle esecuzioni passano un po' inosservati per la vicinanza coi tempi virtuosistici di grande e plateale effetto).
Il celebre violinista e compositore polacco Henryk Wieniawski (1835-1880) è autore, oltre che di molte altre pagine dedicate al suo strumento, anche di queste acrobatiche Variazioni op. 15 (su un tema originale un po' salottiero), nelle quali Gibboni trova pane per i suoi denti esibendo tecnica superlativa e ritagliandosi, appena la scrittura glielo consente, oasi di intensa e appassionata cantabilità esaltate dal bellissimo strumento usato.
Gibboni ha un suono sempre molto accurato e di splendida intonazione (il volume di suono non è facilmente giudicabile in una sala piccola come il Saloncino ma sembra ragguardevole), e - a prescindere dalla tecnica sfrenata - trova bellissimi colori e suona sempre in grande souplesse con autentica passione. Lodiamo incondizionatamente il grande bagaglio tecnico del solista, ma anche il coraggio per aver messo in locandina una delle più alte pagine cameristiche di Johannes Brahms, la Sonata n. 3, per la quale il discorso che riguarda l'esecuzione è prevedibilmente un po' diverso, in quanto si notano in nuce nel giovane violinista potenzialità espressive non ancora del tutto venute fuori. Il dialogo con l'ottimo pianista Ingmar Lazar è quindi parso a tratti un po' troppo sbilanciato, nonostante l'intenso dialogo fra i due. Il pianista comunque lo accompagna in tutti i brani con grande proprietà e sensibilità, solo con qualche minima forzatura, ma in un continuo e proficuo spronarsi a vicenda.
Il pubblico che gremiva il Saloncino ha festeggiato con grande calore i due concertisti, ottenendo anche due fuori programma.
La recensione si riferisce al concerto del 26 novembre 2022.
Fabio Bardelli