De culpa sonoris | |
Azione scenica di teatro strumentale per violoncello solo Michele Marco Rossi Fabio Cifariello Ciardi musiche di Pasquale Corrado, Filippo Perocco, Fabio CifarielloCiardi, Sergej Prokifiev, Paolo Aralla / Michele Marco Rossi voce femminile Cinzia de Carolis produzione Mittelfest 2019 |
La qualità non ha bisogno di definizioni di modernità, tuttavia esiste un modo molto evidente di essere attuali nella musica cosiddetta colta ed è avere o coltivare la capacità di comunicare la musica. Il violoncellista Michele Marco Rossi ha piena padronanza di questo mezzo, come ha dimostrato il suo progetto di teatro strumentale per violoncello solo presentato nell’ambito di Mittelfest 2019 e ispirato al tema portante del festival, ovvero la leadership. Interpretare i fil rouge delle manifestazioni porta spesso a forzature e questo ha reso ancora più apprezzabile la coerenza di un programma costruito su un concetto forte, che ha dato voce a suggestioni e ispirazioni dirette sul tema del potere.
Nella cornice intima del Museo archeologico di Cividale del Friuli, in un evento pensato per un numero ristretto di spettatori, il poliedrico violoncellista è stato attore in parole e musica: coinvolgendo i presenti attraverso un’ottima gestione dei contenuti emotivi ha saputo infatti creare nel pubblico una disposizione costantemente viva e partecipe del racconto musicale. L’intensità data dalla peculiare, incisiva articolazione del testo sonoro, abbinata all’efficacia della conduzione ritmica, è stata utilizzata per effetti elettronici in High Light Night di Pasquale Corrado, brano che echeggia la chitarra di Hendrix a Woodstock in un simbolo di sfida al potere. È stata invece la misurazione di forze nel potere espresso in una relazione amorosa a modulare il tema conduttore con l’inserimento di una chanson del XIV secolo nel trittico degli Esili canti d’attesa di Filippo Perocco, armonioso contrasto nel quale Rossi ha fatto risuonare per suggestione diretta l’antico nella sospensione densa e appassionata del linguaggio di uno dei compositori italiani attualmente più interessanti. La sua ricerca sonora utilizza corde, legno, archetto, respiro e voce dell’esecutore in dimensioni che portano il violoncello ad accostarsi alle percussioni (così come nell’abbinamento proposto da Rossi con la chanson diventa liuto e chitarra) mentre la vivacità espressiva dell’esecutore dona al linguaggio un’appassionata necessità retorica.
È di nuovo la parola, sottintesa e pronunciata, a fare da base dei Piccoli studi sul potere di Fabio Cifariello Ciardi, che si inseriscono nello storico filone degli studi sull’intonazione della voce parlata con una trasposizione di discorsi di detentori del potere in brani per strumenti solisti e video. Al violoncello sono stati abbinati frammenti da due discorsi di Barack Obama, pronunciati in periodi e contesti diversi: un discorso giovanile a sostegno della cultura islamica e un discorso più tardo e drammatico contro la detenzione e l’utilizzo delle armi negli Stati Uniti. La ricostruzione del carattere melodico e ritmico del parlato è espressione diretta di due discorsi ad alto tasso emotivo, risolti musicalmente in differenti sovrapposizioni e alternanze tra violoncello e proiezioni dei discorsi del presidente con i quali lo strumento interagisce, intrecciando strettamente significante e significato. La parola del potere, che in questo caso determina altezze, andamento, dinamica, significative pause, ha lasciato poi spazio alla parola teatrale del Macbeth di Shakespeare, fonte di ispirazione del brano per violoncello ed elettronica commissionato da Mittelfest e scritto a quattro mani da Paolo Aralla e Michele Marco Rossi. “De culpa sonoris” è un teatro strumentale di parole, gesti e suoni attorno al tema della colpa che è parte integrante delle dinamiche del potere. I testi utilizzati sono quelli pronunciati da personaggi secondari del dramma, in modo da illuminare il soggetto partendo dai suoi riflessi ed emanazioni esterne e facendo diventare la colpa del potere un meccanismo individuale e al tempo stesso collettivo. Strumento ed esecutore interpretano colpevolezza e punizione con la minaccia dell’archetto e lo stridore violento e tagliente delle corde, raccontando con gesto scenico una colpa che graffia, recide e colpisce, protagonista unica di un efficace minimalismo scenico fatto del corpo dell’esecutore, di luci, una sedia e una corda a sostegno e complemento. L’elettronica è rumore dell’inconscio che sostiene parole ringhiate, pregate, stentate, pronunciate, in un teatro che assomiglia perfettamente al suo autore e dove il suono è sempre affetto.
Ha completato il programma la Sonata op.134 di Sergej Prokofjev, eco del rapporto tra artista e stato in un lavoro tardo, incompiuto ed intimo, che tra lirismo ed echi nostalgicamente burleschi esprime una matura consapevolezza di lotte irrisolte per la libertà dell’espressione artistica. Con la scelta di questo brano Rossi ha avuto la possibilità di mostrare un ulteriore lato della propria sensibilità interpretativa attraverso uno splendido legato, disteso in un fraseggio infinito, sinuoso, vivo fino al dissolvimento del sottovoce. Ed è stato coerentemente sensibile e scopertamente sentito anche il bis, un omaggio all’incontro del violoncellista con Andrea Camilleri e ai leader che sanno essere nobili, umili maestri: Les voix humaines di Marin Marais.
La recensione si riferisce alla recita del 14 luglio
Rossana Paliaga