Wolfgang Amadeus Mozart | Requiem in re minore KV626 |
Antonin Dvorak | Sinfonia n.9 in mi minore op.95 "Dal nuovo mondo" |
Soprano | Annamaria Dell'Oste |
Mezzosoprano | Laura Polverelli |
Tenore | Antonino Siragusa |
Basso | Simone D'Eusanio |
Direttore | Filippo Maria Bressan |
Maestro del coro | Cristiano Dell'Oste |
FVG Orchestra |
Ci vuole “un cuore di leone” per affrontare questo tempo di crisi; questa è l’opinione del direttore artistico di Mittelfest Haris Pašović che, con il sostegno delle istituzioni, ha avuto la determinazione di far ripartire Mittelfest, a settembre anzichè a luglio, ma dal vivo. Con la necessaria saggezza e fiducia, come ha ribadito durante la cerimonia di apertura, valori ai quali si è ispirato anche il concerto che ha concluso la prima giornata di festival nel segno del ricordo e della speranza.
Sotto il titolo "Per un Nuovo Mondo" si sono incontrati Mozart e Dvořák,in un accostamento che ha voluto veicolare un messaggio, più che l’originalità delle scelte artistiche (in programma c’erano l’esecuzione della forma incompiuta del Requiem e la Sinfonia Dal Nuovo Mondo).
Da una parte c’era il pensiero alle vittime della pandemia, dall’altra la fiducia nella ripresa e il segno dell’una e dell’altra erano impressi nell’immagine di questo evento nel Duomo di Santa Maria Assunta a Cividale (replica di molte immagini simili, ovunque si voglia continuare a fare eventi dal vivo), con gli spettatori disposti a scacchiera e le mascherine indossate, in una straniante distanza interpersonale che significa al tempo stesso tenace presenza. Diverso l’effetto della distanza negli esecutori, con il coro del Friuli Venezia Giulia che si è allargato da un lato all’altro del Duomo ad abbracciare la FVG Orchestra, offrendo l’impressione visiva di una solennità quasi imponente.
La sfida del grande organico (e conseguentemente del pubblico) è stata l’acustica ridondante del duomo. Il direttore Filippo Maria Bressan ha scelto di evitare un compromesso che in questo caso avrebbe condizionato la visione artistica senza risolvere in modo determinante il problema. Lo si è capito fin dall’attacco del Requiem, condotto in un tempo spedito, fluido, funzionale alla finezza non retorica che ha caratterizzato l’intero approccio. L’incompiutezza originale ha giocato a favore della possibilità di mantenere l’intero concerto nei tempi previsti, con buona pace di Süssmayr, visto che è stato eseguito soltanto quanto completato in buona parte da Mozart, dall’Introito al Lacrymosa.
Bressan persegue con determinazione la propria idea di una pulizia ricca di temperamento, trasmettendola con chiarezza nonostante gli ostacoli del riverbero. Alla fine è rimasto il desiderio di poter riascoltare questa esecuzione in un’acustica più adatta, per poter meglio apprezzare le sfumature di una direzione asciutta, ma proprio per questo capace di far risaltare dettagli preziosi, dalla conduzione delle frasi negli struggenti intrecci corali di Rex tremendae alla fluida, magistrale gestione della tensione nel Lacrymosa, che Bressan fa terminare con un significativo diminuendo sull’Amen (dove siamo per tradizione abituati alla drammatica fissità di un forte o mezzoforte).
Ottima la prova del Coro del Friuli Venezia Giulia, preparato da Cristiano Dell’Oste, con voci femminili svettanti ed espressivamente partecipi e una sezione maschile amalgamata con grande morbidezza. Solido anche il quartetto di solisti, formato da Annamaria Dell’Oste, Laura Polverelli, Antonino Siragusa e Simone D’Eusanio, che è riuscito ad armonizzare con professionalità colori e temperature diverse delle voci.
L’orchestra FVG offre una performance molto convincente (e altrettanto appassionata), confermata con ancora maggiore rilievo nella sinfonia di Dvořák. Concentrazione, tensione e musicalità non subiscono cedimenti sotto una direzione che unisce autorevolezza ed eloquenza. Bressan non teme di spingere sul pedale delle dinamiche, forte del controllo magistrale su un legato senza strappi, che esalta cantabilità e coinvolgimento, richiedendo colori smaglianti per ricondurli sempre all'equilibrio e dipingendo nel gesto momenti di lucido intimismo, come nell'ispirato Largo (complice anche, per comunanza di intenti e tenuta del fiato, il solista al corno inglese).
E se questo concerto intendeva accompagnare dalla riflessione su un momento di crisi verso gli orizzonti di un "nuovo mondo" (in questo caso più metaforico rispetto all'America di Dvořák), è stata molto apprezzata dal caloroso pubblico la scelta del bis. Il concerto è stato chiuso infatti dal lirico, commovente Nimrod dalle Variazioni Enigma di Elgar, una dichiarazione di fiducia nel futuro sulle basi solide dell'empatia (tema di questa edizione di Mittelfest), espressa nel caso di questo celebre brano dalla forza dell'amicizia. Un'occasione in più per Bressan di modellare in pura luce il movimento circolare di un eccellente legato che ha indirizzato le sensazioni dell’intero concerto.
La recensione si riferisce alla serata del 5 settembre 2020.
Rossana Paliaga