Leonora | Marta Torbidoni |
Manrico | Ivan Defabiani |
Azucena | Silvia Beltrami |
Il conte di Luna | Marco Caria |
Ferrando | Carlo Malinverno |
Ines | Susanna Wolff |
Ruiz / un messo | Francesco Amodio |
Un vecchio zingaro | Davide Filipponi |
Direttore | Sebastiano Rolli |
Regia e luci | Valentina Carrasco |
Scene | Giada Abiendi |
Costumi | Elena Cicorella |
Maestro del coro | Giovanni Farina |
Orchestra Filarmonica Marchigiana | |
Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno |
Non più di qualche giorno fa scrivevamo, a proposito della riapertura del Teatro Galli di Rimini dopo 75 anni causa eventi bellici, di quanto si dovesse esserne lieti anche in considerazione della risposta della cittadinanza a tale evento. Tuttavia, per un teatro che riapriva c’era il fondato rischio che un altro chiudesse: fino all’ultimo, infatti, è stata in bilico la sorte del Teatro Marrucino di Chieti, con il sindaco della città che aveva disposto la cessazione di ogni attività a partire dallo scorso 29 settembre a causa di un mancato trasferimento di fondi da parte della Regione. Vicenda che ha seguito un fin troppo conosciuto percorso di pastoie burocratiche e amministrative relative all’erogazione del contributo regionale ordinario per l’attività lirica del teatro: contributo garantito a parole ma non negli atti amministrativi, insieme a quello (pure garantito a parole) straordinario promesso per la ricorrenza del bicentenario. A seguito della mancata erogazione di quest’ultimo era già saltata la Turandot estiva all’Anfiteatro della Civitella, nel parco archeologico romano e, come detto, era previsto lo stop anche all’intera stagione lirica 2018, non effettuabile con i soli fondi messi a disposizione dal Comune. A seguito di una delibera di giunta regionale finalmente approvata il 24 ottobre, il teatro ha potuto così procedere alla firma dei relativi contratti che impegnavano cantanti e maestranze nel primo titolo previsto per la stagione 2018, il Trovatore di Verdi nella produzione della Rete Lirica delle Marche già proposto ad Ascoli Piceno, Fano, Fermo e Jesi. Un plauso alla direzione artistica e amministrativa del teatro che, rinnovando la collaborazione già avviata nella scorsa stagione con la fondazione marchigiana, assicura al Marrucino un alto livello di produzione artistica. E ovviamente il plauso si estende alla caparbietà con cui la stessa direzione e gli amministratori chietini hanno lottato per avere risorse certe per far continuare la vita musicale del Marrucino.
L’allestimento che ambienta la vicenda ai tempi del ventennio fascista mantiene sostanzialmente intatte le caratteristiche di cui si è parlato in sede di recensione della recita fanese dello scorso 13 ottobre (leggi qui la cronaca completa). Se qualcosa si è perso in termini di spazialità, soprattutto nei quadri ambientati negli uffici del Minculpop, altro però si è guadagnato in maggiore fluidità della recitazione e nella resa del disegno luci, sapientemente utilizzate non solo per creare effetti d’ambiente ma anche per sottolineare i sentimenti dei protagonisti (come nel caso della prima aria di Leonora). L’ulteriore visione dell’allestimento permette anche di godere appieno di nuovi particolari come il rilievo dato alla figura di Ferrando, visto come l’unico e reale personaggio negativo del dramma, vero braccio operativo di quel potere del quale lo stesso Conte di Luna teme di abusare in nome dell’amore che prova per Leonora. Si ribadisce, insomma, quanto positivamente si possa giudicare questo allestimento in termini di comprensione del testo e resa scenica: una storia d’amore fra due giovani sullo sfondo di una terribile guerra, amore osteggiato da un’atavica maledizione che porta alla sconfitta finale di tutti i protagonisti.
Il cast presenta quasi tutti i componenti già ascoltati a Fano, eccezion fatta per gli interpreti del Conte di Luna e di Ruiz. Arrivato praticamente all’ultimo momento, Marco Caria si inserisce molto bene nel gioco scenico e altrettanto nel rendere col canto un personaggio estremamente sfaccettato, grazie a un sapiente uso del fraseggio. La voce è di colore e di ampiezza adeguate al ruolo, e si apprezza tanto nei momenti più concitati del terzetto che chiude il primo atto quanto nelle atmosfere più crepuscolari del Balen del suo sorriso. Sempre ricca di armonici la voce di Ivan Defabiani, che l’acustica un po’ sorda del Marrucino non intacca nel colore scuro ma con un fondo lirico adattissimo al ruolo, come immutata è la propensione ad un tipo di canto “sfogato” che però riesce a rendere, in definitiva, il personaggio. Più problematica, invece, è apparsa la resa musicale generale, con una sofferenza nei momenti topici anche più accentuata rispetto alla recita di Fano: l’Ah sì, ben mio, nello specifico, è risultato ancora e più gravemente fuori tempo, e la Pira (abbassata) chiusa da un si naturale duro e fibroso.
Sempre di rilievo la prestazione di Marta Torbidoni, nell’ampiezza della cavata e nella sicurezza della tecnica, come anche quella di Silvia Beltrami, che in questa occasione ha palesato forse una più netta demarcazione fra i registri ma una ricchezza di fraseggio ancora maggiore (testimoniata da una commovente esecuzione di Giorni poveri vivea). Più a fuoco nella lunga scena del primo atto rispetto al 13 ottobre la prestazione di Carlo Malinverno, e di nuovo molto bene sia Susanna Wolff come Ines che Davide Filipponi come Vecchio Zingaro. L’altra novità del cast, il Ruiz di Francesco Amodio, si è inserito con grande sensibilità artistica nei suoi interventi. Medesime e positive considerazioni anche per la direzione di Sebastiano Rolli, che anzi concerta Ah sì, ben Mio e Pira con tempi più ragionevoli, e per l’ottimo Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli.
Successo finale per tutta la compagnia da parte di un pubblico che, pure con i pochi giorni con cui si è potuto dare pubblicità alle recite, non ha mancato di riempire il teatro.
La recensione si riferisce alla recita del 2 novembre 2018.
Domenico Ciccone