Tenore | Angelo Villari |
Tenore | Francesco Pittari |
Soprano | Daniela Schillaci |
Mezzosoprano | Anastasia Boldyreva |
Baritono | Luca Grassi |
Direttore | Fabrizio Maria Carminati |
Maestro del coro | Luigi Petrozziello |
Gioacchino Rossini | LA CENERENTOLA Overture |
Giuseppe Verdi | OTELLO Roderigo, beviam! |
Ruggero Leoncavallo | I PAGLIACCI Don, din, don! |
Jacques Offenbach | I RACCONTI DI HOFFMAN Barcarola |
Amilcare Ponchielli | LA GIOCONDA Danza delle ore |
Giuseppe Verdi | LA TRAVIATA Libiamo né lieti calici |
Vincenzo Bellini | I PURITANI A festa! A festa! |
Giuseppe Verdi | DON CARLO Nel giardin del bello |
Pyotr I. Tchaikovsky | EUGENE ONEGIN Polonaise |
Pietro Mascagni | CAVALLERIA RUSTICANA Viva il vino spumeggiante |
Franz Lehàr | LA VEDOVA ALLEGRA Vilja Lied |
Gaetano Donizetti | LUCREZIA BORGIA Brindisi |
Johann Strauss | Valzer An der schönen blauen Donau |
Johann Strauss | IL PIPISTRELLO Champagne! Champagne! |
Johann Strauss | OP. 214 Trisch-Trasch Polka |
Johann Strauss | OP. 324 Unter donner und blitz |
Johann Strauss | Marcia di Radetzky |
Orchestra e coro del Teatro Massimo Bellini di Catania |
Tra le iniziative musicali più interessanti di questo Capodanno falcidiato dal Coronavirus (e scivolato via tra applausi registrati, logge deserte e orchestrali disseminati per le platee: estremo retaggio di una stagione oscura, da archiviare, si spera, il più presto possibile), si segnala il Concerto di Capodanno del Teatro Bellini di Catania, che continua a proporre spettacoli di buon livello, malgrado le ben note difficoltà incontrare negli ultimi tempi. Grandi meriti vanno riconosciuti al direttore artistico Fabrizio Maria Carminati: per l’impegno profuso nel mettere in scena, malgrado la congiuntura sfavorevole, spettacoli all’altezza della tradizione del teatro catanese, e per avere, anche in occasione del concerto trasmesso in streaming la sera del primo dell’anno, guidato l’orchestra del Bellini con la consueta sicurezza e chiarezza nel gesto attraverso un programma intrigante e studiato per spaziare -toccando i temi del vino e della festa - da Lehar a Strauss, da Bellini a Offenbach, da Rossini a Verdi, fino a Mascagni e Leoncavallo.
Con il coro diretto da Luigi Petrozziello diviso tra i vari palchi, la qualità non eccelsa della registrazione non ha pregiudicato eccessivamente l’esecuzione dei solisti, i quali hanno sostanzialmente confermato i pregi e i difetti messi in mostra nelle loro recenti esibizioni. Grazie al timbro brunito, ai centri ampi e agli acuti solidi il tenore Angelo Villari trova nel repertorio verista il proprio terreno d’elezione: sfolgorante il si naturale di tradizione che precede il coro de “I Pagliacci”, rodato e convincente “Viva il vino spumeggiante”, il brindisi di Traviata regala invece un Alfredo molto baldanzoso ma poco ispirato, più simile a Turiddu di ritorno da Francofonte che all’ingenuo rampollo dell’alta società parigina. Per contro, Daniela Schillaci sfoggia il suo raffinato fraseggio e il suo timbro privilegiato in una serie di arie perfettamente parametrate alla sua vocalità, che rimane quella di uno splendido soprano lirico puro, al netto delle ultime, perplimenti incursioni nei panni delle virago verdiane. Elegantissima e centrata la Violetta del “Libiamo”, piena di accenti sognanti la barcarola di Offenbach, i pianissimi dell’aria della Vilja costituiscono uno dei momenti più alti della serata.
Discreta l’apparizione del tenore leggero Francesco Pittari, qualche incertezza nei passaggi più acuti di “Innaffia l’ugola” (peraltro ampiamente giustificati dalla difficoltà dell’aria) condizionano in parte la resa del baritono Luca Grassi, più a suo agio nel quintetto finale da “Il pipistrello” di Strauss.
Davvero notevole, ancora una volta, la prova di Anastasia Boldyreva, cantante straordinariamente versatile e capace di abbinare il timbro rotondo e vellutato del mezzosoprano di gran classe alla lama del soprano drammatico: affascinante la barcarola, carica di scintille l’aria del vino di Maffio, le agilità che scandiscono la Canzone del velo – con la voce che raggiunge cavità infernali nei gravi per poi proiettarsi sicura e squillante in acuto – rappresenta un ottimo modo per festeggiare degnamente l’anno nuovo, nella speranza che platee vuote e applausi immaginari degradino al più presto alla condizione di triste ricordo di una stagione da archiviare.
La recensione si riferisce alla trasmissione in streaming del 1 gennaio 2021
Carlo Dore jr.