Violetta Valéry | Ekaterina Bakanova |
Flora Bervoix | Irene Molinari |
Alfredo Germont | Leonardo Caimi |
Giorgio Germont | Vladimir Stoyanov |
Gastone/Giuseppe | Carmine Riccio |
Il Barone Douphol | Nicola Ebau |
Annina | Chiara Cabras |
Dottor Grenvil/Commissionario/Domestico di Flora | Francesco Musinu |
Marchese D'Obigny | Federico Cavarzan |
Direttore | Fabrizio Maria Carminati |
Maestro del Coro | Giovanni Andreoli |
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari |
Barriere in plexiglass per cantanti e coristi, fiati separati dal resto dell’orchestra, il direttore costretto a salire sul podio con la mascherina, il sovrintendente Colabianchi unico spettatore in sala. Questa Traviata trasmessa in streaming dal Teatro Lirico di Cagliari comincia così: con una sequenza di immagini che rappresentano nel migliore dei modi il grido di dolore di un mondo, quello del teatro d’opera, costretto a riorganizzarsi per cercare di sopravvivere, e che si traducono in una urticante confutazione delle tesi – declinate con troppa leggerezza dagli esperti a reti unificate – secondo cui, tra distanziamento e restrizioni, la vita può comunque andare avanti. Ma il teatro senza pubblico e senza rappresentazione scenica non è teatro; l’opera in streaming non è opera; la vita, in questa particolare congiuntura, non è vita.
Non vivere per non morire: la maledizione del coronavirus.
Al netto dello sconforto alimentato dal contesto e di qualche smagliatura nell’esecuzione, la rappresentazione proposta dal Teatro Cagliaritano rimane comunque uno spettacolo apprezzabile: di questi tempi, manna dal cielo. Con il coro diretto da Giovanni Andreoli ingabbiato dal dedalo dei dispositivi di protezione, il peso dell’opera si riversa in gran parte sull’orchestra, che l’esperta bacchetta di Fabrizio Maria Carminati guida con polso sicuro e grande chiarezza nel gesto, in perfetto equilibrio tra ricerca della giusta tensione drammatica (destinata a deflagrare nella scena delle carte) e esigenza di valorizzare le caratteristiche dei cantanti.
Quello di Violetta è notoriamente un ruolo caratterizzato da mille sfaccettature, intriso di una complessità rinvenibile, nella produzione verdiana, forse solo nei personaggi di Rigoletto e Macbeth: prima cortigiana impegnata ad affogare nella sfrenata ricerca del “gioir” l’ansia per il decorso dell’atro morbo, poi donna innamorata e votata al sacrificio, infine angelo destinato ad ascendere al cielo. Premesso che il giudizio sui cantanti risulta evidentemente condizionato dall'impossibilità di assistere alla recita dal vivo, Ekaterina Bakanova descrive in maniera eccellente soprattutto gli ultimi due aspetti della personalità della Traviata, grazie ad una splendida esecuzione del duetto con Germont padre, ed alla capacità, nel grande concertato conclusivo del secondo atto, di proiettare costantemente la voce su coro e orchestra. Sapiente l’uso del legato nell’aria del primo atto, l’autentico pianissimo che conclude l’Addio del passato è forse il momento più alto della serata.
La pur generosa prova del tenore Leonardo Caimi (applaudito protagonista nella recente produzione di Palla de’ Mozzi) non è stata nel complesso all’altezza della resa della collega, condizionata, specie nel primo atto, da un percepibile vibrato e dalla mancanza di squillo negli acuti.
Corretti il Gastone/Giuseppe di Carmine Riccio e il Barone Douphol di Nicola Ebau, apprezzabile Irene Molinari nei panni di Flora, la palma del migliore in campo spetta al Germont di Vladimir Stoyanov, baritono verdiano autentico per fascino timbrico, nobiltà di accenti, eleganza nell’emissione. Il suo ritratto del “Vecchio genitor” è perfetto: paternamente distruttivo in “Un dì quando le veneri” (eseguita senza il forse superfluo acuto di tradizione), carico amara nostalgia nel “Di Provenza”, grondante di autorevole indignazione nel “Di sprezzo degno”.
Chiara Cabras(Annina), il collaudatissimo Francesco Musinu (Dottor Grenvil/Commissionario/Domestico di Flora) e Federico Cavarzan (Marchese D’Obigny) completano la locandina di questa Traviata: impegnata a sopravvivere alla maledizione del coronavirus.
La recensione si riferisce allo streaming del 6 novembre 2020.
Carlo Dore jr.