La Regina/La Rana/La vecchietta | Veta Pilipenko |
La Principessa | Angela Nisi |
Il Principe Aprile | Antonio Gandìa |
Il Re/L'Ambasciatore | Vincenzo Taormina |
La Fata Azzurra | Shoushik Barsoumian |
La Fata Verde | Laura Rotili |
Il Gatto/La Duchessa/Il Cuculo | Lara Rotili |
Il Fuso/L'Usignolo | Claudia Urru |
Mister Dollar/Il Buffone | Enrico Zara |
Un Boscaiolo | Nicola Ebau |
I Quattro Medici | Nicola Ebau, Francesco Leone, Marco Puggioni, Enrico Zara |
Regia | Leo Muscato |
Scene | Giada Abiendi |
Costumi | Vera Pierantoni Giua |
Luci | Alessandro Verazzi |
Video | Fabio Massimo Iaquone, Luca Attilii |
Coreografia | Luigia Frattaroli |
Direttore | Donato Renzetti |
Maestro del Coro | Gaetano Mastroiaco |
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari | |
Nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari |
Forse alla luce dei notevoli consensi riportati lo scorso anno da “La campana sommersa”, il Teatro lirico di Cagliari ha scelto di dedicare la serata inaugurale della nuova stagione operistica a “La bella dormente nel bosco”, altra opera di Ottorino Respighi inquadrabile tra i “capolavori perduti del ‘900 italiano” dei quali il Teatro cagliaritano intende promuovere la riscoperta.
Sotto il profilo del ritorno di immagine, l’operazione si risolve in un altro successo, vista l’attenzione dedicata a questa produzione dalla stampa nazionale, giustamente incuriosita sia dall’originalità del titolo, sia dall’indiscutibile eleganza di un allestimento di grande effetto, capace di ammaliare critica e spettatori grazie ad alcune scelte rappresentative di sicuro impatto. Sul piano squisitamente musicale, invece, i generici (e per certi versi scontati) riferimenti ad un Respighi frizzante, leggero e gradevole non bastano a superare le perplessità alimentate tanto dall’inevitabile confronto tra la rappresentazione odierna e La campana sommersa (opera di ben altro respiro, peraltro valorizzata dalla presenza di alcuni giovani cantanti dal solido presente e dal sicuro avvenire),quanto dalla considerazione in forza della quale la “riscoperta” di Respighi dovrebbe razionalmente essere preceduta dalla riproposizione di alcune autentiche pietre miliari del melodramma italiano – si pensi, solo a titolo di esempio, a Ernani, al Trittico pucciniano, alle regine donizettiane – che il pubblico di Cagliari non ha mai avuto la possibilità di apprezzare.
Lo spettacolo, si diceva, è di sicuro impatto: il regista Leo Muscato, si conferma abilissimo nel ricostruire un paesaggio fiabesco fatto di foreste incantate, grandi castelli, animali parlanti e soffitte spettrali, grazie anche alle scene di Giada Abiendi (con i video di Fabio Massimo Iaquone, Luca Attilii) e ai bei costumi di Vera Pierantoni Giua. Di notevole effetto, in particolare, risulta il gioco di luci di Alessandro Verazzi che accompagna l’ingresso della Fata verde, preceduto da un’esplosione di lampi a squarciare il buio improvvisamente calato sui toni pastello della grande sala del trono addobbata a festa per celebrare la nascita della Reginella, nonché l’atmosfera lunare che ammanta la scena nella quale la bella dormente giace in preda all’incantesimo del fuso, prima del sospirato bacio del Principe Aprile. L’eleganza della regia ben si sposa con l’intelligente direzione Donato Renzetti, ben assecondato dal coro guidato dal Gaetano Mastroiaco, carezzevole nell’accompagnare le atmosfere sognanti del primo atto, cupa ed angosciante nel momento della maledizione, giustamente pirotecnica nella danza finale a ritmo di fox-trot.
L’estrema brevità e leggerezza di un’opera originariamente destinata al teatro delle marionette non permette certo di esaltare le qualità dei cantanti: il cast, comunque, alterna solide conferme e piacevoli novità. Tra le conferme rientrano sicuramente Vincenzo Taormina (Il Re/L’ambasciatore), baritono ormai versato nel repertorio lirico dalle notevoli venature brillanti, e il soprano Veta Pilipenko, apprezzabile per la versatilità con cui si destreggia nei tre ruoli della Regina, della Vecchietta e della Rana. Buona anche la prova del tenore Antonio Gandìa (Il Principe Aprile), il cui timbro dolce e luminoso risalta soprattutto nel duetto finale, forse il passaggio vocalmente più interessante dell’intera opera.
Tra le novità si segnalano invece le prove di ottimo livello delle altre protagoniste femminili: in particolare, Shoushik Barsoumian affronta con notevole sicurezza le agilità e i pianissimi che caratterizzano l’insidioso ruolo della Fata azzurra, mentre altrettanto credibile risulta la sarda Claudia Urru sia nei panni dell’Usignolo che in quelli del Fuso. Nella parte della Principessa, infine, Angela Nisi conferma la sua fama di soprano lirico dal timbro gradevole, capace di tratteggiare un personaggio frivolo e civettuolo nella scena della soffitta - quando la Reginella deve declinare con gioia la primavera dei suoi sedici anni -, più maturo e consapevole nel duetto finale, nel momento in cui il bacio del Principe Aprile risveglia dal sonno magico una donna per certi versi matura per la vita e l’amore.
Lara Rotili (La fata verde/il Gatto/il Cuculo/La duchessa), Enrico Zara (Il buffone/Mr. Dollar/Uno dei medici), Nicola Ebau (Il boscaiolo/Un altro medico), Francesco Leone e Marco Puggioni (Due medici) completano la locandina di una serata il cui successo sotto il profilo del ritorno d’immagine non è scalfito dalle perplessità di quanti, ragionando sul piano squisitamente musicale, preferirebbero anteporre alla riscoperta di Respighi la conoscenza di quelle pietre miliari del melodramma italiano mai rappresentate sul palcoscenico del Teatro lirico di Cagliari.
La recensione si riferisce alla "prima" del 3 Febbraio 2017.
Carlo Dore jr.