Direttore | Giampaolo Bisanti |
Soprano | Alessandra Di Giorgio |
Maestro del coro | Donato Sivo |
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari |
“Proviamo a ripartire”, sembra voler proporre al suo pubblico il Teatro Lirico di Cagliari con il concerto inaugurale della rassegna “ClassicalParco 2020”, basata su una serie di eventi all’aperto, unico strumento fruibile per assicurare un minino di sopravvivenza alla musica operistica nella tempesta del CoVid – 19. “Proviamo a ripartire”: anche tra i posti distanziati che puntellano la gettata grigia dell’Arena Amedeo Nazzari, anche tra le barriere che dividono i fiati dal resto dell’orchestra, anche tra le mascherine indossate da spettatori e direttore.
“Proviamo a ripartire”. E pazienza se il coro maschile, imprigionato nel punto più alto del palco, può seguire il direttore attraverso due piccoli monitor (non a caso, il “Si ridesti il leon di Castiglia” è forse il pezzo meno riuscito della serata), se il soprano solista regala più ombre che luci, se il repertorio scelto non si discosta dal classico cliché delle serate estive programmate per intrattenere anche i non abituali frequentatori dei foyer. Pazienza: siamo seduti davanti a un palco, si spengono le luci e un colpo di bacchetta ci fa dimenticare il silenzio di piombo che opprimeva la città durante la quarantena.
Applauso, inchino, sospiro di sollievo: si riparte.
Per ora, può bastare: anche perché, al netto delle considerazioni di carattere ambientale, Giampaolo Bisanti si conferma uno tra i direttori migliori (se non proprio il migliore…) alternatisi a Cagliari negli ultimi anni, grazie alla sua capacità di mantenere – pur nelle difficoltà a cui si è fatto cenno – il giusto equilibrio tra l’orchestra e il coro guidato da Donato Sivo, e di trovare sempre i colori adatti per far emergere il più autentico significato di ogni brano. In questa prospettiva, l’Intermezzo di Cavalleria rusticana conserva tutta la struggente tristezza della solitudine di una campagna arsa dal sole in un giorno di festa; il “Va pensiero” si risolve in un vero e proprio inno alla nostalgia per una patria bella e perduta; e l’imperiale esecuzione dell’overture dei Vespri siciliani vale da sola il prezzo del biglietto.
Come in precedenza accennato, ombre e luci caratterizzano la prova di Alessandra Di Giorgio, soprano drammatico con un passato da mezzosoprano, decisamente più nota al pubblico tedesco che a quello italiano, alla quale va riconosciuto il merito di avere riscattato con una apprezzabile interpretazione di “Casta diva” e di “Io son l’umile ancella” le troppe incertezze che hanno viceversa caratterizzato l’esecuzione de “La mamma morta”, condizionata da una traccia di vibrato largo percepibile soprattutto nei passaggi più acuti dell’aria (“Sorridi e spera - io son l’amore”).
Tutte criticità comunque superabili, specie in una serata come questa: in cui un bell’applauso serve per provare a ripartire.
La recensione si riferisce al concerto del 17 luglio 2020.
Carlo Dore jr.