Santuzza | Alessandra Volpe |
Turiddu | Amadi Lagha |
Alfio | Devid Cecconi |
Lola | Antonella Colaianni |
Mamma Lucia | Lara Rotili |
Direttore | Valerio Galli |
Maestro del coro | Giovanni Andreoli |
Orchestra e coro del Teatro Lirico di Cagliari |
La seconda fase della stagione estiva del Teatro Lirico di Cagliari comincia con un’esecuzione di Cavalleria rusticana riservata a pochi intimi (a causa della scarsa affluenza di pubblico riscontrata nella piazza Amedeo Nazzari, e resa ancor più evidente dalle ormai consuete misure di distanziamento imposte agli spettatori in chiave anti – Covid) ma comunque di ottimo livello, grazie alla presenza di un cast molto collaudato e di un direttore come Valerio Galli, che ormai trova nel repertorio verista il suo privilegiato campo d’azione.
Ben supportata dal coro guidato dal debuttante Giovanni Andreoli, quella di Galli può essere definita come una direzione “scenografica”, in grado di descrivere perfettamente, attraverso una attenta ricerca dei giusti colori, la tempesta di passioni che scandisce l’evoluzione del dramma verso la tragedia finale, e così di sopperire alla mancanza di pathos da cui risulta condizionata ogni rappresentazione di un’opera in forma di concerto.
Desiderio, furia, solitudine, disperazione in una Pasqua di sangue: un dolore che deve generare emozioni. Ed emozioni regala a piene mani la Santuzza di Alessandra Volpe, artista baciata dalla rara capacità di rivestire ogni parola della giusta carica drammatica, in uno splendido alternarsi (dal “Voi lo sapete o mamma” ai duetti con Turiddu e Alfio) di gelosia, rabbia e rimorso: accenti autenticamente affranti cesellano il passaggio “priva dell’onor mio…dell’onor mio rimango…”, mentre la frase “Infame io son che vi parlai così” sembra davvero gridata nel bel mezzo di una sequenza di singhiozzi senza fine. Sangue ed emozione, cura maniacale della parola scenica: il prototipo dell’interprete verista.
Perfettamente a suo agio in un ruolo ormai acquisito in repertorio, l’affascinante colore brunito, la ricchezza di volume e gli accenti infuocati permettono a Devid Cecconi di confermare l’eccellente Alfio già proposto sia nell’esibizione cagliaritana del 2018, che nelle successive recite fiorentine dello stesso anno. Al netto di una esecuzione forse poco coinvolta e coinvolgente della “siciliana” inziale, il tenore Amadi Lagha tratteggia un Turiddu esuberante e generoso, per opulenza timbrica e solidità in acuto: molto ben cantato il brindisi, strappa applausi l’Addio alla madre, anche in ragione dello sfolgorante “la bemolle” finale.
Corretta la Lola di Antonella Colaianni, Lara Rotili presta il suo consueto carisma ad una Mamma Lucia piagata dal dolore e oppressa dall’incombere della sciagura imminente.
La recensione si riferisce alla "prima" dell'8 settembre 2020.
Carlo Dore jr.