Siegfried | Daniel Brenna |
Mime | Gerhard Siegel |
Der Wanderer (Wotan) | Tomasz Konieczny |
Alberich | Oskar Hillebrandt |
Fafner | Walter Fink |
Erda | Erika Gál |
Brünnhilde | Elisabet Strid |
Waldvogel | Mária Celeng |
Direttore | Adam Fischer |
Regia e scene | Hartmut Schörghofer |
Drammaturgia | Christian Martin Fuchs † |
Costumi e marionette | Corinna Crome |
Lighting design | Andreas Grüter |
Video | Momme Hinrichs, Torge Møller (fettFilm) |
Coreografie | Teresa Rotemberg |
Magyar Rádió Szimfonikus Zenekara |
Il grande entusiasmo manifestato dal pubblico al termine della Seconda Giornata del Ring non ci trova, questa volta, del tutto concordi. La compagnia di canto impegnata in quella che, senza dubbio, è la più complessa tra le quattro recite, risulta meno omogenea rispetto a quanto sinora ascoltato, presentando prove eccellenti e altre decisamente meno entusiasmanti.
Daniel Brenna, giovane tenore in attività dal 2011, è qui al suo debutto nel ruolo eponimo. La voce, di bel colore, appare sin dall'inizio troppo leggera per sostenere la tessitura impervia di Siegfried, quasi totalmente incentrata sulle note di passaggio. Brenna, in difficoltà già dalle prime battute, arriva stremato al duetto finale, in cui sono indispensabili un canto spiegato e fiati da maratoneta. Il fraseggio è elegante, la natura del personaggio è colta, ma non si può cantare Siegfried al pari di Belmonte o Ferrando.
Ottima, di contro, la Brünnhilde sensualissima di Elisabet Strid, corposa nei centri e dall'ottava acuta folgorante. Il fraseggio intelligente contribuisce a delineare con grande puntualità i sentimenti contrastanti che agitano la Valchiria ribelle.
Mattatore della serata è Gerhard Siegel, che si conferma come straordinario Mime. Siegel, come già abbiamo avuto modo di sottolineare in occasione del Rheingold, canta la parte a voce piena, fa del Nibelungo una sorta di tragico antieroe, un vilain raffinato e cerebrale rispetto ad Alberich, che invece è malamente trascinato dalla volgarità delle sue pulsioni.
Il Wanderer di Tomasz Konieczny risulta opulento dal punto di vista vocale, ma soffre di una pronuncia tedesca del tutto censurabile oltre ad essere afflitto da una sorta di "effetto chewing-gum " nel fraseggiare.
Bene il Fafner di Walter Fink, il quale, dopo la prova interlocutoria nei panni di Hunding ritrova qui grande sicurezza, che si realizza soprattutto nella cavata grave.
Oskar Hillebrandt disegna un Alberich credibile per quanto attiene all'interpretazione ma vocalmente deficitario; il vibrato largo e il fiato corto non contribuiscono al mantenimento dell'uniformità della linea di canto. La voce mostra la corda in più di un momento e l'indulgenza al declamato si manifesta di continuo.
Ottima, ancora una volta, la Erda ieratica e spietata di Erika Gál, sontuoso contralto capace di cogliere la natura e il carattere della Madre Primigenia e di renderlo con accenti che convincono e incantano.
Maria Celeng, infine, disegna un Waldvogel di purezza cristallina e di grande freschezza.
Pubblico entusiasta e applausi finali convinti e cordiali.
Alessandro Cammarano