Rigoletto | Simone Piazzola |
Duca di Mantova | Marco Ciaponi |
Gilda | Yulia Merkudinova |
Sparafucile | Grigory Shkarupa |
Maddalena | Nadezhka Karyazina |
Giovanna | Alice Marini |
Monterone | Nicolò Ceriani |
Marullo | Alex Martini |
Matteo Borsa | Carlos Natale |
Conte di Ceprano | Abdullaiev Emil |
Contessa di Ceprano Paggio |
Andreina Drago |
Direttore | Nicola Simoni |
Regia | Giuseppe Emiliani |
Scenografia | Federico Cautero per 4Dodo |
Costumi | Stefano Nicolao |
Orchestra di Padova e del Veneto | |
Coro Lirico Veneto |
Il Teatro al Castello "Tito Gobbi" ospita l'unico appuntamento operistico del festival OperaEstate, giunto alla sua 42° edizione. Il titolo scelto è un intramontabile classico quale Rigoletto, una coproduzione realizzata con Padova, Rovigo e Treviso.
L'esito della produzione, purtroppo, è stato penalizzato dall'insolita collocazione dell'orchestra (scelta motivata dall'esiguo spazio a disposizione del teatro?), posta dietro al palcoscenico e visibile ai solisti e al coro in scena solo tramite dei monitor montati sotto il palco. A risentire di questa posizione per nulla vantaggiosa è soprattutto la concertazione di Nicola Simoni alla guida dell'Orchestra di Padova e del Veneto e del Coro Lirico Veneto, poco valorizzata dall'amplificazione che non aiutava la pulizia dei suoni e degli attacchi. Se non altro, il direttore riesce a non far cadere la tensione drammaturgica e musicale dell'opera, compito reso particolarmente difficile sia dalla collocazione in cui si trovava a dirigere, sia dalla messa in scena tutt'altro che accattivante.
La regia di Giuseppe Emiliani si limita a far entrare e uscire di scena i personaggi senza particolari guizzi interpretativi, ma anche senza curare adeguatamente le interazioni tra i solisti, abbandonati a loro stessi e che cercano di sopperire al vuoto registico con la loro buona volontà. Visivamente parlando, più che la scarna scena di Federico Cautero, particolare attenzione è dedicata ai costumi di Stefano Nicolao, sicuramente di bell'impatto ma non sempre coerenti con l'epoca (il soprano appare nella prima parte del terzo atto in un costume che la fa sembrare una Mimì di Bohème invece che Gilda), e alle videoproiezioni, la maggior parte delle quali dedicate agli affreschi realizzati da Giulio Romano a Palazzo Te.
Eroico l'impegno degli artisti a non far scemare l'attenzione del pubblico in questo contesto così poco coinvolgente; certo, la strada verso l'acuto facile e la ricerca degli applausi è sempre lastricata di buone intenzioni, ma vista la situazione totalmente anti-filologica ogni eccesso è totalmente perdonabile.
Simone Piazzola è un protagonista vocalmente generoso, dalla vocalità irruente ma sempre attenta a porgere le frasi con cura e sensibilità del fraseggio. Certo, il lato grottesco del personaggio non è particolarmente efficace quanto il nobile dolore di un padre privato della figlia, colpa comunque imputabile non all'impegno del baritono veneto ma all'assenza di un disegno registico vero e proprio.
Yulia Merkudinova dà una lettura personale e convincente del personaggio di Gilda, riuscendo sia a rendere la freschezza giovanile del primo atto sia la dolorosa maturazione degli altri due dopo lo stupro subito. Qualche agilità in "Caro nome" non suona particolarmente fluida e i rantoli del duetto finale sono eccessivamente caricati, ma questi piccoli nei non inficiano una prestazione di buonissimo livello.
Marco Ciaponi ripropone il suo collaudato Duca di Mantova, distinguendosi come al solito per la linea di canto elegante e una sicura e pulita salita all'acuto, soprattutto nella micidiale cabaletta "Possente amor mi chiama".
Ad onta di qualche problema di dizione, risulta ben amalgamata la coppia dei fratelli criminali, il granitico Sparafucile di Grigory Shkarupa e la sensuale Maddalena di Nadezhda Karyazina, dal timbro brunito e dai gravi saldi.
Nel fronte dei comprimari, bene si comportano Nicolò Ceriani, spietato Monterone, Alex Martini, cinico Marullo, Alice Marini, partecipe Giovanna, e Andreina Drago nel duplice ruolo della Contessa e del Paggio. Meno a fuoco il Conte di Abdullaiev Emil e il Borsa di Carlos Natale.
Pubblico generoso di applausi e prodigo di ovazioni verso i tre ruoli principali.
La recensione si riferisce alla recita di domenica 31 luglio 2022.
Martino Pinali