Olga Busuioc | soprano |
Polly Leech | soprano |
Martin Mkhize | baritono |
Fang Fang Kong | soprano |
Direttore | Manoj Kamps |
Regia | Lisenka Heijboer Castañon |
Scene | Janne Sterke Hendrik Walther |
Costumi | Janne Sterke |
Design video e luci | Hendrik Walther |
Design audio | Akim Moiseenkov |
Drammaturgia | Antonio Cuenca Ruiz and Niels Nuijten |
Consulente alla drammaturgia | meLê yamomo and Luc Joosten |
Maestro del coro | Ching-Lien Wu |
Maestro del coro di voci bianche | Anaïs de la Morandais |
Nieuw Amsterdams Kinderkoor | |
Coro dell'Opera Nazionale Oladese | |
Nederlands Philharmonisch Orkest |
La stagione 2020/2021 dell’Opera Nazionale Olandese avrebbe dovuto aprirsi con Mefistofele di Boito, primo titolo di una programmazione incentrata sul mito di Faust che dovrebbe concludersi (il condizionale è d’obbligo) con la Damnation de Faust di Berlioz il prossimo giugno. Date l’incertezza che in tempi di COVID19 caratterizza la vita di ogni organismo teatrale e le limitazioni agli spostamenti degli artisti, l’Opera Nazionale ha deciso di affidare a talenti locali la realizzazione di una nuova produzione, sempre incentrata su Faust: nasce così Faust [Working title], opera di un collettivo di artisti che, guidato da Lisenka Heijboer Castañon, ha trovato fondamentale ispirazione nel saggio Herdenken herdacht (La commemorazione riconsiderata) di Simon(e) van Saarloos incentrato sulla ricchezza di voci e diversità di voci nel mondo.
Nasce così uno spettacolo composito che attinge non solo a musiche di diversi stili i cui arrangiamenti sono stati affidati ad artisti diversi, ma anche alle personali esperienze musicali dei singoli interpreti che però non è di facilissima lettura: le note di sala insistono sulla tematica queer come manifestazione della pluralità di voci e personalità. Il legame con mito di Faust visto come voce personale in un coro di molte voci mi pare tenue ma l’idea è perseguita con grande professionalità.
Faust [Working title] si apre con la seconda parte del Prologo in cielo dal Mefistofele, adattato da Martin Mayo e che vede impegnati un eccellente Coro dell’Opera olandese (come sempre preparato per l’occasione da Ching-Lien Wu e Klaas-Jan de Groot) e il coro di voci bianche Nieuw Amsterdams Kinserkoor istruito da Anaïs de la Morandai e si conclude con un suggestivo Epilogo ideato da Akim Mooisenkov. Nel mezzo un collage di musiche e arrangiamenti di diversi generi che spaziano dall’Air de Hélène da Faust et Hélène di Lili Boulanger (arrangiamento di Lochlan Brown) intensamente interpretata da Polly Leech a Venti, turbini di Händel (arrangiamento di Rick van Veldhuizen) sempre cantata da Polly Leech, questa volta meno bene, passando per originali creazioni quali Ether di Josiah Wise (in arte serpentwithfeet) che alla Marche au supplice dalla Symphonie fantastique di Berlioz sovrappone musica pop. Da menzionare il soprano Olga Busuioc, che avrebbe dovuto essere Margherita nel Mefistofele e che ha cantato, assai bene, L’altra notte in fondo al mare, nell’arrangiamento di Grace-Evangeline Mason e il baritono Martin Mikhze impegnato in un una curiosa fusione di frammenti dalla seconda parte della Ottava sinfonia di Mahler e da L’étoile di Chabrier firmata da Marc Migó.
Sedeva in buca, opportunamente distanziata e visibilmente entusiasta dopo mesi di inattività forzata, la Nederlands Philharmonisch Orkest sotto la guida attenta di Manoj Kamps, giovane promessa olandese della direzione d’orchestra che dirige con piglio sicuro e che ci piacerebbe riascoltare in altro contesto.
Calda l’accoglienza del pubblico che affollava il Muziektheater, tutto esaurito alla moda dei tempi del COVID: uno spettatore ogni tre posti su file alternate. Speriamo siamo un buon segno.
La recensione si riferisce alla prima di sabato 5 Settembre 2020.
Edoardo Saccenti