Autore | Piotr Ilijc Chaikovsky |
Titolo | Lettere dall'Italia 1874-1890 |
Sottotitolo | a cura di Marina Moretti |
Editore | Zecchini Editore |
Anno di pubblicazione | 2024 |
ISBN | 978-88-6540-435-5 |
Prezzo di copertina | € 49,00 |
Confesso di aver ricevuto il volume dalla Zecchini Editore un po' di tempo fa, e di averlo messo in un angolo vista la mole (quasi seicento pagine) che mi spaventava alquanto. Poi durante le Feste ho provato a sfogliarlo, all'inizio un po' distrattamente, rendendomi presto conto di quanti spunti possano derivare da questa pubblicazione per completare la figura del celebre compositore russo, artista e uomo.
Numerosi furono i viaggi di Chaikovsky (lo scrivo - anche nel titolo - traslitterandolo così per comodità, anche se forse non è la dizione più corretta: ma traslitterando dal cirillico c'è ampia scelta) in Italia, meta agognata nell'Ottocento da generazioni di artisti, musicisti, scrittori. La terra dove fioriscono i limoni è tappa fondamentale della formazione sette-ottocentesca del giovane uomo di cultura: citazione d'obbligo è per Goethe che fece il suo Grand tour (all'epoca si chiamava così) negli anni 1786-88 e ne scrisse abbondantemente nel suo Viaggio in Italia.
Venezia, Roma, Firenze, Napoli erano erano le mete pressoché obbligate per permettere al giovane aristocratico di completare la propria formazione culturale attraverso la conoscenza dell'antichità romana, dell'architettura, delle arti, della cultura italiana in generale, il tutto con conseguenti ed ampie ricadute su diari di viaggio, volumi e produzioni letterarie di vario genere. Per rimanere al tema musicale non si può certo tralasciare Felix Mendelssohn che fece il suo viaggio in Italia negli anni 1831-32 traendo spunti ed ispirazione, fra l'altro, per la sua Sinfonia n. 4 Italiana.
Piotr Ilijc Chaikovsky arriva a Firenze per la prima volta nel 1878, e non si trattò del classico Grand tour finalizzato al completamento della formazione del compositore ormai trentottenne; il musicista tornò poi in Italia più volte soggiornandovi per periodi non brevissimi, dettati soprattutto dal cercare concentrazione e spunti per mettere sul pentagramma le sue composizioni. In questi suoi soggiorni italiani scrisse moltissime lettere (addirittura 387) ad amici e conoscenti, parenti e colleghi musicisti, missive o biglietti contenenti impressioni, descrizioni della sua attività, idee, spunti e progetti, fino a far assumere alla sua corrispondenza l'aspetto di uno spaccato rivelatore della sua anima, forse addirittura della sua psicologia. Un'abitudine, quella di scrivere lettere, che il compositore coltivò per tutta la vita: Chaikovsky fu quasi un grafomane, anche se bisogna tener conto che la corrispondenza cartacea era il pressoché unico mezzo di comunicazione dell'epoca.
Il musicista fu a Firenze in varie occasioni, ivi lavorò alla sua opera La Dama di picche e ad altre composizioni, e si ricordò dei suoi soggiorni fiorentini col sestetto Souvenir de Florence; fu inoltre nella città toscana e per la precisione sul Viale dei Colli che il musicista incontrò (a quanto pare per la prima e unica volta) Nadeszda von Mekk, sua grande ammiratrice e storica mecenate. Oltre alle classiche mete Chaikovsky fu anche a Genova, Milano, Sanremo, Pisa.
Il ponderoso volume della Zecchini Editore non è certo riassumibile: ricca è la rete di conoscenze del musicista, e la sua vivacità intellettuale è ben rappresentata nelle lettere dalle riflessioni, dai suoi dubbi e dai suoi pensieri che affidava alla carta in una intima privata confessione fra lui ed il destinatario, forse mai immaginando che tali righe vergate sarebbero state date in pasto al pubblico degli appassionati. Un epistolario completo “aus Italien” tutt'altro che algido o d'occasione, del quale purtroppo possiamo solo immaginare le risposte, forse interessanti, dei destinatari.
La bella introduzione al volume è di Valerij Sokolov, la scorrevole traduzione è di Marina Moretti. La pubblicazione contiene anche un indice dei nomi ed un breve apparato iconografico.
Fabio Bardelli