Agorante | Sergey Romanovsky |
Zoraide | Pretty Yende |
Ricciardo | Juan Diego Flórez |
Ircano | Nicola Ulivieri |
Zomira | Victoria Yarovaya |
Ernesto | Xabier Anduaga |
Fatima | Sofia Mchedlishvili |
Elmira | Martiniana Antonie |
Zamore | Ruzil Gatin |
Direttore | Giacomo Sagripanti |
Regia | Marshall Pynkoski |
Regia video | Ariella Beddini |
Scene | Gerard Gauci |
Costumi | Michael Gianfrancesco |
Luci | Michelle Ramsay |
Maestro del coro | Giovanni Farina |
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai | |
Coro del Teatro Ventidio Basso | |
2 Dvd Unitel Ntsc 16:9
Distribuzione Ducale
Nel 2018 al Rossini Opera Festival fu deciso di riproporre, a duecento anni dalla prima rappresentazione, Ricciardo e Zoraide, titolo allestito in precedenza solo nel 1990 in una fastosa edizione che comprendeva Chailly sul podio, la regia di Ronconi e nei tre ruoli principali Ford, Matteuzzi e la Anderson; allestimento poi ripreso nel 1996 con la direzione di David Parry e le voci di Annarita Taliento, Charles Workman e Gregory Kunde.
Quella presentata all'Adriatic Arena nell'estate 2018, ripresa in video riversato in due Dvd dall'etichetta C Major, catalizzò l'attenzione per quella che ad oggi è l'ultima nuova presa di un ruolo rossiniano da parte di Juan Diego Flórez.
All'epoca la produzione di questa sesta opera del “periodo napoletano” fu recensita da Domenico Ciccone e alla sua analisi e ai suoi giudizi, largamente condivisi da chi scrive, si rinvia per l'inquadramento dell'opera, e per un'analisi dettagliata dell'esecuzione musicale e della regia.
Peraltro le impressioni che si ebbero all'epoca, dal vivo delle recite pesaresi, coincidono con quanto si rivede sul supporto digitale video. Da diversi anni il ROF si è allineato alla tendenza editoriale ormai generalizzata che vede il forte ridimensionamento delle uscite in Cd e il proliferare di quelle in Dvd e così è stato previsto e realizzato anche per questo Ricciardo e Zoraide. Con facile ironia, visto l'esito della parte visiva dello spettacolo, si può affermare che si è forse persa l'occasione per tornare occasionalmente a un'edizione in Cd. Tanto scialbo apparve infatti lo spettacolo di Marshall Pynkoski nell'agosto pesarese da far chiedere a più di uno spettatore se le banalità registiche facessero parte di una deliberata e malriuscita chiave ironica scelta dal responsabile della parte visiva, magari in considerazione della vacua ingenuità della trama dell'opera.
La pur buona regia video non può evitare di riproporre pari pari le sciatterie viste a Pesaro nelle immagini di questo cofanetto, comunque indispensabile in qualsiasi videoteca, sia per esigenza di completezza del catalogo delle opere rossiniane (l'edizione del '90 non è mai stata pubblicata in video - e neppure in audio - ed è un peccato, perché lo spettacolo di Ronconi era ironico ed elegante, oltre che insolitamente privo di gigantismi scenici), che per conoscere e conservare la notevole prestazione complessiva, pur con qualche minima riserva, dell'intero cast vocale.
Restano quindi scene e costumi né belli né brutti, i personaggi - già poco caratterizzati dal libretto - che si limitano a entrare e uscire, l'ambientazione genericamente “tradizionale”, le scene né belle né brutte (ma sempre al limite della pacchianeria) per uno spettacolo che si sviluppa visivamente tutto in orizzontale, le coreografie un po' impacciate quanto onnipresenti. Ovviamente i frequenti primi piani degli interpreti, tutti scenicamente smaliziati, assorbono in parte i limiti dello spettacolo.
La direzione di Giacomo Sagrapanti è attenta a dettagli, equilibrata e precisa, pur senza colpire particolarmente per mordente o personalità, sempre, comunque, in buona sintonia con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, ottima al pari del Coro del Tratro Ventidio Basso.
Tra i protagonisti spicca fin quasi a sorprendere la prova di Juan Diego Flórez, il quale nella fase ormai matura di una carriera che esplose proprio a Pesaro nel lontano 1996 non si limita a fare la star in giro per il mondo scegliendosi parti comode - come ben potrebbe permettersi - ma prosegue, con encomiabile serietà e dedizione all'arte del canto rossiniano, le prese di ruolo (ancora un ruolo David, in questo caso) nell'arduo repertorio che lo lanciò. E se gli acuti del suo Ricciardo sono solo appena meno insolenti rispetto a quelli dei suoi anni più freschi, immutate - se non addirittura più rifinite - sono l'eleganza del fraseggio, la pulizia della linea di canto, la cura degli accenti, la precisione nelle agilità.
Gli interpreti di Zoraide e di Agorante sono degni di affiancare un Ricciardo tanto pregevole. A dire il vero le vocalità di Pretty Yende e di Sergey Romanovsky sulla carta non sarebbero ideali per due ruoli creati rispettivamente dalla Colbran e da Nozzari, quanto meno secondo l'idea che di tali interpreti storici ci si è fatta sulla base delle testimonianze scritte e, soprattutto, sulle partiture. In special modo la Yende, già pregevolissima Amira nel Ciro in Babilonia del 2016 e lanciata a livello internazionale, pare maggiormente adatta a tessiture più acute come quelle dei ruoli Manfredini, ma se la cava egregiamente anche come Zoraide, sfoggiando centri non proprio ampissimi ma ben timbrati e omogenei col resto della gamma, oltre che passaggi fioriti risolti con perizia.
Romanovsky non è esattamente un baritenore, della specie di quanto è stato Merritt o di quanto al giorno d'oggi è Spyres. Però possiede una vocalità fresca, robusta, dal timbro scuro che ben contrasta con quello argentino di Florez. I suoi acuti sono leggermente tirati ma comunque sempre centrati e una certa ruvidità espressiva si traduce in un'interpretazione più spavalda che elegante, grazie anche alla prorompente presenza fisica.
Un trio di interpreti nel complesso ragguardevole, insomma, ben affiancati da Victoria Yarovaya, Zomira dalla morbida e ampia cavata mezzosopranile, dal sempre impeccabile Nicola Ulivieri come Ircano e da Xabier Anduaga, ottimo Ernesto.
Molto curate le parti di fianco con elementi provenienti dai ranghi dell’Accademia Rossiniana come Sofia Mchedlishvili come Fatima, Martiniana Antonie come Elmira e Ruzil Gatin (ascoltato con piacere in ruoli più importanti successivamente a queste recite) come Zamorre.
La qualità audio e video è molto buona, grazie anche ai due dischi su cui è stato distribuito lo spettacolo (in sé non lunghissimo), che evitano compressioni eccessive. La confezione e la veste grafica sono di pregio adeguato al prodotto.
Fabrizio Moschini