Questo è Rossini! | |
Arie da camera | |
Tenore | Maxim Mironov |
Pianoforte | Richard Barker |
1 Cd | |
Registrazione del 31/05 – 03/06/2018 nel Königliches Kurtheater Bad Wildbad, Germania | |
2018 - Illiria Productions |
Quando Max Maria von Weber domandò a Rossini perché non scrivesse più, questi rispose: «Vede quella scansia piena di musica? Essa è stata scritta tutta dopo il Guglielmo Tell. Ma non pubblico più nulla; e scrivo perché non posso farne a meno». E si tratta di musica che il grande pubblico tutt’oggi ignora quasi per intero.
Il 2018 e il relativo centocinquantenario rossiniano hanno contribuito notevolmente non solo a riportare l’attenzione su Gioachino Rossini ma anche (inevitabilmente) a spingere il mondo musicale a uscire dalla quotidianità e perlustrare i sentieri meno battuti. L’album Questo è Rossini! del tenore russo Maxim Mironov e del pianista britannico Richard Barker, edito da Illiria, rientra in questa corrente. Quando si scorre l’elenco delle tracce dell’album non si può reprimere un moto di soddisfazione, dato che i brani provengono dai Péchés de vieillesse, dalle Soirées musicales e più in generale dal repertorio cameristico del Cigno di Pesaro. Ciò che rende tanto valida l’operazione, oltre all’intrinseca qualità dell’esecuzione, è proprio l’attingere allo sconfinato repertorio cameristico rossiniano, presentato con un prodotto di altissimo livello.
Si tratta del secondo “gioiello” figlio del binomio Mironov-Barker e segue di un solo anno il precedente La Ricordanza, edito dalla medesima casa e dedicato alle arie da camera di Vincenzo Bellini, manifesto programmatico in cui si ritrovano per lo meno due costanti ravvisabili in entrambi i CD: musica da camera e pianoforti antichi.
Grazie a questo secondo e cordiale invito, realizzato con il placet della Fondazione Rossini, veniamo introdotti non solo al colore della musica da camera di Gioachino Rossini, ma anche al suo pianismo: colui che amava definirsi «pianista di quarta classe» è autore di alcune delle pagine più ardite e assolutamente innovative, vuoi perché nell’arco della vita del compositore lo strumento stesso ha vissuto un’evoluzione tecnica importante, vuoi per la ricerca inquieta - quasi nevrotica - che questi ha condotto sulla tastiera. Proprio il pianoforte in sé è una nota di pregio di questa edizione, dato che è stato utilizzato un Pleyel del 1851, vale a dire della medesima epoca di Rossini e del tutto simile a quello che occupava il salotto della sua casa: come è noto, proprio i pianoforti Pleyel erano i prediletti del pesarese (con buona pace dei concorrenti Erard), a quanto pare per la loro morbidezza e per la loro capacità di cavare dalle corde sfumature uniche. E in effetti, ascoltando la splendida esecuzione di Richard Barker si comprende il motivo della preferenza: il timbro, pur brillante e malizioso, si sposa perfettamente con la voce e a sua volta conferisce una vera e propria cantabilità allo strumento stesso.
Maxim Mironov non è da meno e sin dalle prime due tracce dell’album - Amori scendete e L’orgia - si impone alla nostra attenzione per due qualità che si vorrebbero incontrare più spesso nella stirpe dei tenori: intelligenza e versatilità. Il modo in cui Mironov si muove all’interno della (difficilissima) musica da camera firmata Rossini è da autentico fuoriclasse, dimostrando raffinatezza e uno studio e una conoscenza della parte che vanno ben oltre l’approfondito, curando l’emissione di ogni singola nota, soppesandola con accuratezza. Nulla è lasciato al caso, nulla è enunciato con troppa leggerezza, nulla è proposto con eccessiva gravità, Mironov ha cantato come Rossini comanda. Da sottolineare anche l’ottima esecuzione del difficile fraseggio rossiniano. Si passa così dal raffinato divertissement del Mi lagnerò tacendo (qui proposto nelle varianti «su una sola nota» e «29 febbraio 1852») al pianto accorato e nobile del Roméo, dalla tiepida malinconia de La lontananza alla gustosa, celebratissima Danza, per chiudere infine con Addio ai viennesi, composto nel 1822 al termine del soggiorno di Rossini nella capitale austriaca.
Assolutamente ammirevole non solo la fusione tra canto e pianoforte, un equilibrio impeccabile in cui le due metà paiono assolutamente complementari, ma anche la capacità di rispettare le mille ambiguità di Rossini: percepiamo l’atmosfera sinceramente patetica, ma sullo sfondo si scorge una pennellata ironica; capiamo lo sfottò (assai amichevole) diretto a Offenbach, ma è anche una forma di autoironia; percepiamo la risata del compositore, ma siamo consapevoli del suo retrogusto amaro.
Questo è Rossini! è senza dubbio un’opera pregevolissima, che merita tutta la nostra attenzione nonché frequenti ascolti. A impreziosire ancor di più l’edizione c’è un libretto con testi di Reto Müller che contiene brevi approfondimenti su ogni brano, i relativi testi e persino alcuni spartiti (Amori scendete è proposto nella revisione degli stessi Mironov e Barker, mentre l’edizione originale di Addio ai viennesi proviene dalla collezione privata di Sergio Ragni). Il libretto è consultabile online in sei lingue all’indirizzo https://www.illiria.de/questoerossini.
Luca Fialdini