Ensemble Correspondances |
Sébastien Daucé |
1 CD HMM 905320 |
Self Distribuzione S.r.l. |
Sébastian Daucé è un grande specialista del Seicento francese. Con il suo Ensemble Correspondances da più di dieci anni ne frequenta il repertorio con assiduità e in tutta la sua estensione temporale, sia nell’ambito della produzione religiosa che in quella profana, con particolare attenzione alla musica di corte. In particolare qualche anno fa diede una interpretazione di riferimento de Le Ballh et Royale de la Nuit, ricostruendo uno spettacolo tenuto nel 1653 per festeggiare il non ancora sedicenne Luigi XIV con brani composti dai principali musicisti di corte cui si aggiunsero i contributi di Luigi Rossi e Francesco Cavalli, invitati in Francia per volontà del cardinale Mazzarino. L’astro di Jean Baptiste Lully doveva ancora sorgere, mentre il giovane sovrano, ballerino di valore, apparve proprio in questa occasione nel ruolo del sole nascente, come è testimoniato dal bel film del regista belga Gérard Corbiau Le Roi danse (2000).
Se Le Ballet Royale de la Nuit racchiude in sé due mondi musicali, quello francese e quello italiano che, ai tempi della sua creazione, gli anni Cinquanta del secolo, erano ancora ben distinti, questo nuovo compact harmonia mundi Les Plaisirs du Louvre testimonia lo stato della musica di corte francese ai tempi di Luigi XIII, in particolare la supremazia della danza che conoscerà sviluppi sorprendenti nella seconda metà del Seicento a partire da Lully e dalla formidabile generazione di musicisti che lo affiancheranno e che gli succederanno.
Alla corte di Luigi XIII, ai tempi residente preferibilmente al Louvre, gli intrattenimenti erano soprattutto dedicati al ballo, cui partecipavano i cortigiani e a volte il sovrano, buon danzatore nonché musicista e compositore. In questi divertissements le air de ballet si alternavano alle air de cour, brevi composizioni sia polifoniche che a voce sola dedicate a temi aulici, pastorali, edificanti o celebrativi delle virtù del re. I compositori più rappresentativi erano Pierre Guédron, Antoine Boesset e Étienne Moulinié, tutti con importanti incarichi nella complessa gestione dei numerosi cerimoniali che prevedevano sempre la presenza di cantori e strumentisti, e proprio scegliendo tra la loro produzione Daucé ha composto il programma di questa registrazione.
Le arie sono brevi e i loro testi richiamano scene mitologiche, dialoghi tra entità astratte come la notte e le stelle, o riflettono sulla qualità dell’amore sia ricambiato che malriposto. Le melodie sono lineari e danzanti, intonate da piccoli cori o da voci sole accompagnate dal continuo. Gli affetti non compaiono, gioia e dolore fluttuano leggeri sulla grazia delle pavane, bourrée e gagliarde, in un’atmosfera di pacata astrazione dei sentimenti. Da questo garbato nirvana emerge qualche lampo che illumina il futuro glorioso della musica francese del secondo Seicento, come la bellissima passacaglia Cesse mortel d’importuner, quattro strofe con ritornello accompagnate dal flauto e dalla tiorba, per mano di Pierre Guèdron.
Daucé e il suo Ensemble Correspondances offrono il meglio dell’interpretazione, con quella dolcezza composta e compassata che si addice ad un intrattenimento reale, calibrando al meglio la relazione tra voci e strumenti e mantenendo sempre vivo lo spirito della danza, che tanto avrà da offrire negli anni a venire.
Daniela Goldoni