Pianoforte | Axel Trolese |
Isaac Albéniz | Iberia, Book I & II |
Federico Mompou | Cançons i Danses |
Manuel De Falla | Fantasia Bætica |
Edizioni Da Vinci Classics | |
1 Cd | |
Anno di pubblicazione 2021 |
Giovani talenti si affacciano sempre più frequentemente sul mercato discografico con proposte musicali di estremo interesse, tra l’altro costretti anche dalla forzata inattività concertistica imposta dalla pandemia.
É il caso di Axel Trolese, laziale, classe 1997, interprete in questo cd di musiche spagnole edito dall’etichetta Da Vinci Classics. A dire il vero per Trolese non si tratta della prima sortita in sala di incisione, avendo già all’attivo un pregevole disco dedicato agli ultimi lavori pianistici di Debussy. Il programma di questo cd in qualche modo testimonia una certa continuità e coerenza nelle scelte musicali del giovane pianista. Come gli Etudes di Debussy, anche Iberia di Isaac Albéniz rappresenta l’estremo capolavoro di un uomo gravemente malato e colpito da lutti familiari. Il compositore spagnolo, forse consapevole della fine non lontana, evoca nei suoi lavori l’atmosfera sognante della propria infanzia trascorsa in Andalusia (non a caso il primo brano della suite si intitola Evocación, una impressionistica reminiscenza della sua terra natìa). E come Albéniz, legato alla realtà culturale parigina, troverà nella musica di Debussy ben più di uno spunto, così notoriamente Debussy associa molta della sua musica a temi e visioni legati al mondo iberico.
Axel Trolese si è formato in Italia, ma ha anche completato un corso di studi in Francia, al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi, per cui il suo approccio a questi primi due libri di Iberia è ben consapevole delle influenze e del sostrato culturale di cui si compone questa musica, la cui bellezza e importanza trascende la scintillante veste pianistica. Ma, a proposito di quest’ultima, è bene premettere subito che le asperità pianistiche quasi impossibili di Iberia sono risolte efficacemente da Trolese, lasciando abbastanza stupefatti per la sicurezza - e il distacco, oserei dire - con cui un pianista così giovane affronta queste pagine. Peraltro ad un primo ascolto non pare vi sia traccia delle semplificazioni che alcuni ritengono di fare, per ragioni musicali, ma spesso anche per rendersi più comoda la vita.
Discorso parzialmente diverso occorre fare per l’interpretazione. Particolarmente riusciti, in quanto intrisi di malinconica musicalità e varietà di accenti, Evocación e Almerìa. In generale la pulizia tecnica del giovane pianista rende estremamente piacevole l’ascolto, da un lato, ma per altri versi questa nettezza di contorni (che non è fatta solo di note giuste, ma anche di equilibrio, uso parco e preciso del pedale, etc.) ci restituisce una Iberia davvero tirata a lucido, un po’ come il pavimento della sala che vediamo nella copertina del cd (peraltro assai gradevole e di buon gusto). Specialmente in brani come Fête-dieu à Seville e Triana, dove le difficoltà tecniche raggiungono l’apice, sentiamo in Trolese anche l’animazione, la festa, finanche la confusione, ma mai il disordine, il caldo, diciamo anche la “sporcizia” del variopinto contesto urbano in cui queste scene prendono vita. Per questo motivo mi piacerebbe ascoltare Trolese dal vivo – ora che l’attività concertistica dal vivo sembra finalmente riprendere – : questo repertorio, così ben immortalato nel disco (che esibisce anche una qualità audio molto curata), in una esecuzione live troverebbe forse la sua perfetta quadratura.
Il disco è completato con alcuni numeri delle Cançons i Danses di Federico Mompou, tra cui gli arcinoti n° 1 e n° 6, interpretati con giusto languore e perfetto intimismo (Trolese ha scelto per questa incisione un gran coda Bechstein dal suono vellutato) e dalla Fantasia Bætica di Manuel De Falla. Quest’ultima in particolare è una composizione originalissima in cui l’elemento spagnolo è in qualche modo depurato, scarnificato, nonostante che anche qui la veste pianistica obblighi il solista a non poche acrobazie. Si percepisce che Trolese ama particolarmente questo brano: sempre all’interno di quell’involucro di impeccabilità che è una caratteristica acclarata del nostro giovane pianista, si agita un fuoco a stento controllato fatto di trascinanti glissati, misteriose e dissonanti perorazioni, esplosioni di ritmi primordiali, restituiti all’ascoltatore con immediatezza e genuinità.
In definitiva un giudizio ampiamente positivo su questa uscita discografica: Axel Trolese è un pianista ancora giovanissimo, ma che dimostra una precoce maturità strumentale e artistica e quindi è da seguire con attenzione.
Lorenzo Cannistrà