Il mito della rivalità tra Mozart e Salieri sembrerebbe trovare una conferma grazie alla sola esistenza di queste due opere, Der Schauspieldirektor (L’impresario teatrale) del primo, e Prima la musica e poi le parole del secondo: com’è noto, entrambe vennero rappresentate la stessa sera, il 7 febbraio 1786, nell’Orangerie del Palazzo di Schönbrunn, su iniziativa dello stesso imperatore Giuseppe II, desideroso di assistere a questa “singolar tenzone” musicale tra i due compositori, incaricati entrambi di mettere in scena due opere buffe metateatrali. Questa sfida venne vinta da Salieri, che poteva contare sulla pungente penna di Giovanni Battista Casti quale librettista, mentre Mozart non ripetè con Johan Gottlieb Stephanie Junior lo stesso successo ottenuto quattro anni prima con il Ratto dal serraglio.
Quasi 240 anni dopo, il Teatro Malibran riporta in scena le due opere, rappresentandole a ordine invertito: l’opera di Salieri all’epoca infatti fu rappresentata per seconda, non per importanza, ma per il prestigio di cui godeva il compositore di Legnago a cui, vista sua posizione di Kapellmeister, spettò il compito di chiudere la serata inaugurata dal Singspiel di Mozart. Il compositore di Salisburgo avrebbe consolidato la sua fama nella capitale solo con il debutto delle Nozze di Figaro del successivo maggio.
Rispetto ai precedenti titoli di questa stagione autunnale, finalmente il pubblico è tornato ad assistere a uno spettacolo che, pur nei limiti imposti dalla pandemia, si può definire completo sotto ogni suo aspetto, con scene, costumi, attrezzeria, persino figuranti. La regia di Italo Nunziata, inoltre, ha saputo sfruttare in maniera intelligente il distanziamento sociale imposto agli spettacoli dal vivo: i due atti unici vengono ambientati negli anni Quaranta (Prima la musica) e Cinquanta (Impresario teatrale), in epoche, quindi, in cui ogni contatto umano troppo ravvicinato era bandito in quanto oggetto di scandalo. Ogni cantante, inoltre, viene dotato di guanti di pelle per evitare il contatto diretto con i colleghi.
Va detto che la trasposizione dell’opera di Salieri negli anni Quaranta non funziona del tutto, dato che l’opera, con i suoi continui rimandi alle opere coeve citate e parodiate, dipende fortemente dall’epoca in cui era composta: la “camera del maestro di cappella” diventa un ufficio assai simile a quello di un investigatore privato degno dei migliori film noir, e la virtuosa seria e la comica sono trasformate in dive di Hollywood, con tanto di entourage al seguito.
Miglior esito ha invece l’allestimento del Singspiel, ispirato volutamente ai Sei personaggi in cerca d’autore, come dichiarato dal regista in un’intervista nel programma di sala: lo spazio è astratto e mutevole, con elementi di attrezzeria che appaiono e scompaiono dietro i sipari durante i provini degli attori e dei cantanti. La recitazione è volutamente sopra le righe, sopratutto quella delle attrici, tutta birignao e posizioni tragiche.
Il lungo elenco delle maestranze che hanno lavorato alla realizzazione dello spettacolo, questi lavoratori “invisibili” ma indispensabili (che recentemente sono stati protagonisti di un’importante manifestazione in Piazza Duomo a Milano), ha visto impegnati gli studenti della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che hanno validamente curato sia le scene (quella di Salieri, più realistica, e quella di Mozart, più evocativa) che i costumi. Buono l’apporto delle luci di Andrea Benetello.
Pur trattandosi di due opere in cui recitativi e dialoghi in prosa hanno una predominanza assoluta, più che positivo è il contributo musicale: la direzione di Federico Maria Sardelli, alla guida dell’Orchestra del Teatro La Fenice, è svelta, briosa, persino marziale e trionfalistica, consona al contesto “imperiale” in cui questo dittico ha visto la sua prima rappresentazione.
Nella compagnia di canto si impone Rocío Pérez quale esuberante Tonina in Salieri e magnetica Madame Herz in Mozart: la cantante è vocalmente ineccepibile, nella lunga “scena di follia” della prima opera e nei suoi interventi del Singspiel, cui si aggiunge un’ottima presenza scenica.
Benissimo anche Francesco Vultaggio, il poeta di Salieri, dallo strumento vocale sonoro e ben impiegato che gli permette di lanciarsi senza difficoltà negli irresistibili falsettoni durante l’irriverente imitazione della cantante seria.
Francesca Boncompagni (Donna Eleonora/Mademoiselle Silberklang), nonostante un registro medio-grave poco a fuoco, si segnala per la qualità del fraseggio e per la limpidezza degli acuti; la cantante, come la collega, è inoltre attrice spigliata, perfettamente calata nei panni della diva del cinema.
Szymon Chojnacki è un maestro di cappella volenteroso nelle intenzioni ma dallo strumento vocale non ben centrato, risultando più riuscito come attore, tanto da venir impiegato anche nel Singspiel, dove la parte di Buff(o) è più parlata che cantata.
Valentino Buzza, nei pur limitati interventi di Monsieur Vogelsang, si segnala per la consistenza della voce, davvero robusta e ben proiettata.
Il folto numero degli attori in scena nell’Impresario teatrale è nell’insieme ben coeso e compatto, sebbene Karl-Heinz Macek, nei panni dell’impresario Frank, sia un padrone di casa un po’ freddo. Il “provino” più apprezzato è quello di Roberta Barbiero (Madame Krone) e Francesco Bortolozzo (Monsieur Herz), impegnati in una scena tragica volutamente esilarante, sulla falsariga dei comici del Sogno shakesperiano. Prova positiva anche per gli altri, Marco Ferraro (Monsieur Eiler), Michela Mocchiutti (Madame Pfeil), Valeria De Santis (Madame Vogelsag).
Il pubblico, ampiamente divertito e soddisfatto, saluta con un buon successo direttore, attori e compagnia di canto, con particolare entusiasmo per le due primedonne.
La recensione si riferisce alla recita dell'11 ottobre 2020
Prima la musica e poi le parole | |
Maestro di cappella | Szymon Chojnacki |
Donna Eleonora | Francesca Boncompagni |
Tonina | Rocío Pérez |
Poeta | Francesco Vultaggio |
Der Schauspieldirektor | |
Frank | Karl-Heinz Macek |
Eiler | Marco Ferraro |
Buff | Szymon Chojnacki |
Herz | Francesco Bortolozzo |
Signora Pfeil | Michela Mocchiutti |
Signora Krone | Roberta Barbiero |
Signora Vogelsang | Valeria de Santis |
Signor Vogelsang | Valentino Buzza |
Signorina Silberklang | Francesca Boncompagni |
Signora Herz | Rocío Pérez |
Direttore | Federico Maria Sardelli |
Regia | Italo Nunziata |
Scene e costumi | Scuola di scenografia dell'Accademia di Belle Arti di Venezia |
Light designer | Andrea Benetello |
Maestro al clavicembalo | Roberta Paroletti |
Orchestra del Teatro La Fenice | |
Nuovo allestimento del Teatro La Fenice |
Martino Pinali