In questo ultimo dicembre il cartellone della rassegna Le feste al Massimo del Teatro Verdi di Salerno si è distinto per l'attenzione riservata al Settecento napoletano con esiti interessanti e godibili da tutti: basta andare sul canale YouTube dell'Ente salernitano dove tutti gli spettacoli più recenti sono on line.
Così dopo il recente Maestro di cappella, ecco due serate dedicate agli intermezzi buffi: a una settimana di distanza sono stati trasmessi in streaming La furba e lo sciocco di Domenico Sarro, rappresentata per la prima volta nel 1731 al Teatro San Bartolomeo integrata nell'opera seria Artemisia, e la celeberrima Serva padrona di Pergolesi (che nacque due anni dopo come parte del Prigionier superbo).
Due opere che in una stagione 'normale' sarebbero state proposte in un'unica serata tanto più perchè unite dal filo rosso della regia di Riccardo Canessa.
Per La serva padrona non serve certo una presentazione, ma anche La furba e lo sciocco ha goduto negli ultimi anni di un certo numero di riprese, fra cui una proprio al San Carlo nel 2012 [12].
La regia ha scelto una sobria classicità evitando i pericoli sempre in agguato con questo repertorio: quello di riproporre un Settecento delicato come una porcellana ma senza vita o quello di caricare gli effetti comici. Obiettivo principale stavolta è parso invece quello di dare concretezza teatrale e aderenza storica ai due lavori.
In entrambi i casi l'azione si è svolta su ponti mobili racchiusi da una cornice barocca mentre l'orchestra riempiva la platea del teatro e sullo sfondo correvano le proiezioni di Alfredo Troisi (particolarmente indovinate nella Serva padrona, dove i sentimenti dei personaggi si riflettevano in un Vesuvio ora in moderata attività eruttiva, ora in piena furia) autore oltre che delle scene anche dei costumi privi di stravaganze barocche ma ben studiati, col tocco aggiuntivo, nella Furba e lo sciocco, di richiami alla stessa Artemisia. Richiami voluti con cognizione di causa dalla regia anche in certe situazioni, come nel costume di alato ussaro mitologico che la furba Sofia adotta come travestimento per convincere con le forze il riottoso 'sciocco' Barlacco a sposarla o nella pantomima seria, che divide i due intermezzi.
Recitazione più spigliata e frizzante per gli intermezzi di Sarro, più ricca di chiaroscuri (evidenziati dai primi piani della regia televisiva) nella Serva padrona a prova ulteriore della modernità anche drammatica dell'opera di Pergolesi, dove con originale approfondimento nella pausa fra i due tempi (mentre risuonano le note della Sonata a tre di Domenico Gallo, inserita da Stravinski nel suo Pulcinella) il protagonista resta solo in scena e viene mostrata la maturazione dei suoi affetti che diventano "passione": proprio l'uso di questo termine, inusuale per l'epoca eppure rivelativo, è stato riconosciuto dal regista come cifra distintiva del personaggio e dei suoi veri sentimenti verso Serpina.
Nella Furba e lo sciocco Filippo Morace si è fatto valere fin dall'apertura dell'opera grazie alla variegata gamma di accenti, con la comicità di Se mi vien la bizzarria e le onomatopee (rese molto bene) di Mi rimbomba in petto il cuore.
Giuliana Gianfaldoni è stata una Sofia dalla voce corposa e con timbro caldo, brava nella composita Bramo l'amante mio e in Non fuggire mammalucca, più di carattere.
Ottimi Davide Raimondo e Fortuna Capasso nelle controscene come Ragazzo e Ragazza alla Francese, e nell'azione coreografica che unisce i due intermezzi.
Nella Serva padrona in scena Carlo Lepore, Uberto umano e a tratti malinconico, bravo a svelare la sua maturazione sentimentale nel recitativo Or indovina chi sarà costui! che precede l'ariaIo son imbrogliato, dove un turbine di sentimenti (riflesso nel Vesuvio più attivo che mai) lo scuote e gli fa capire il suo trasporto sincero.
Di Enkeleda Kamami, Serpina assennata e determinata, ha colpito prima di tutto la voce limpida, dal timbro luminoso e naturale, ben sostenuta e con con grande fluidità d'emissione, efficace nella celebre Stizzoso, mio stizzoso e più chiaroscurata in A Serpina penserete.
Il regista Riccardo Canessa si è assunto lui stesso il ruolo muto del servo Vespone svolto con puntuale simpatia anche nel travestimento da Capitan Tempesta.
Con tutti i limiti dovuti a un ascolto mediato dalle tecniche di ripresa e dai diffusori casalinghi, l'Orchestra del Teatro Verdi si è comportata molto bene in entrambe le occasioni.
Il direttore Ivano Caiazza (autore anche della revisione critica su cui si è basata l'esecuzione) ha scelto tempi spediti e un piglio più deciso e veloce, da autentica commedia per l'intermezzo di Sarro.
La serva padrona è stata presentata col finale tratto dal Flaminio, sempre di Pergolesi, secondo un vecchio uso. Motivo di interesse aggiuntivo era la direzione di Daniel Oren dato che si trattava della sua prima incursione in questo repertorio. Con la sua solida professionalità il direttore se l'è cavata bene concertando con pertinenza e bene assecondato dai musicisti dell'orchestra ha alleggerito il suono con un gioco di dinamiche sottili.
Come già detto entrambi gli spettacoli sono sempre fruibili sulla piattaforma YouTube.
La recensione si riferisce agli spettacoli diffusi in diretta streaming il 20 e 27 dicembre 2020.
La furba e lo sciocco | |
Madama Sofia | Giuliana Gianfaldoni |
Il Conte Barlacco | Filippo Morace |
Un ragazzo alla francese | Davide Raimondi |
Una ragazza alla francese | Fortuna Capasso |
Direttore d'orchestra | Ivano Caiazza |
La serva padrona | |
Uberto | Carlo Lepore |
Serpìna | Enkeleda Kamani |
Vespone | Riccardo Canessa |
Direttore | Daniel Oren |
Regia | Riccardo Canessa |
Scene e Costumi | Alfredo Troisi |
Orchestra Filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno |
Bruno Tredicine