L’ultimo Dpcm, che decide una nuova chiusura dei teatri nel nostro paese causa pandemia, era già nell'aria sabato sera mentre eravamo al San Carlo per la prima di due rappresentazioni della Traviata, recupero parziale di una serie di repliche previste nel cartellone originario di questa stagione.
A Napoli come altrove questa è fra le opere verdiane più amate e più rappresentate, anche troppo secondo alcuni. Il fatto è che i teatri la considerano un balsamo per il botteghino, ed è apparso irreale vederla eseguire davanti a una platea piena solo per meno di metà.
Comunque sia, mezza piena o mezza vuota che fosse, la sala sembrava gremita a giudicare dal calore degli applausi sia a scena aperta che alla fine dell'opera.
La più festeggiata è stata naturalmente la protagonista, una Nino Machaidze in gran forma che è tornata a Napoli nello stesso ruolo dopo due anni [4] (e con lo stesso partner, Francesco Demuro, come Alfredo) e con immedesimazione ha restituito una Violetta ugualmente fragile ma incrollabile nei sentimenti anche davanti alle più brutali disillusioni.
Voce di quelle che si definiscono sontuose, ampia, omogenea, dai colori scuri e penetranti, le qualità della Machaidze sono venute fuori con un continuo crescendo lungo tutta la serata. Se nelle prime scene i toni più leggeri e mondani le andavano forse un po' larghi, già È strano!... (tagliato come sempre della ripresa) la mostrava più a suo agio, e i virtuosismi di Sempre libera degg’io erano corretti e a fuoco.
Dopo una scena con Germont piena di chiaroscuri e di resa drammatica sempre più penetrante, la Machaidze è stata pronta a governare sia la tensione crescente della festa da Flora che tutto il terzo atto, dagli assottigliamenti del suono di Addio del passato all’impeto sconfortato di Gran Dio!...Morir sì giovane fino al funereo addio ad Alfredo (Prendi, questa è l’immagine).
Con voce tendenzialmente chiara ma con un certo calore in basso, nitida nei contorni, ben proiettata e sicura, per Francesco Demuro è stato naturale privilegiare il lato giovanile e sentimentale di Alfredo, più che la sua spavalderia. Poco stimolato forse dalla forma concertante, gli ci è voluto un po’ per “riscaldarsi” come interprete, ma nel complesso il personaggio c’era tutto.
Giovanni Meoni ha optato per un Germont dal canto nobile, austero anche quando il gelo del padre inizia a sciogliersi. Marta Calcaterra è stata un’ottima Annina, cantata con musicalità e mantenendo, sia pure in un’esecuzione concertante, la giusta attenzione alla recitazione.
Di rilievo la Flora di Cinzia Chiarini così come il Dottor Grenvil di Francesco Musinu. A completare il cast Lorenzo Izzo quale Gastone, Nicola Ebau (il barone Douphol) e Nicolò Ceriani (Il marchese di Obigny).
A posto il coro ancora diretto da Gea Garatti Ansini (prossima a salutare il pubblico del San Carlo e a dare il posto a Josè Luis Basso), ben calibrato fra le diverse sezioni e con un buon equilibrio delle dinamiche.
Molto attento alla concertazione, tanto da dirigere osservando continuamente i cantanti, Stefano Ranzani aveva ben chiaro il quadro d’insieme della partitura. Favorito in questo dalla mancanza di intervallo, l’ha diretta come un continuum in cui ogni scena sfociava nell’altra senza soluzione di continuità, come un discorso unico. L’orchestra ha risposto al meglio con un suono pulito, elegante e sempre adeguato, dalle leggerezze del primo atto fino alle sottolineature drammatiche del terzo, aperto da un'ouverture filigranata.
Dell’accoglienza del pubblico abbiamo già detto, e per quanto riguarda la musica dal vivo ci resta solo da darle un arrivederci, speriamo davvero a presto.
La recensione si riferisce alla rappresentazione del 24 ottobre 2020.
Violetta Valéry | Nino Machaidze |
Alfredo Germont | Francesco Demuro |
Giorgio Germont | Giovanni Meoni |
Flora Bervoix | Cinzia Chiarini |
Gastone | Lorenzo Izzo |
Annina | Marta Calcaterra |
Il barone Douphol | Nicola Ebau |
Il marchese d'Obigny | Nicolò Ceriani |
Il dottor Grenvil | Francesco Musinu |
Direttore | Stefano Ranzani |
Maestro del Coro | Gea Garatti Ansini |
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo |
Bruno Tredicine