Verona, 21 Maggio 2020
Nell’articolo apparso su L’Arena in data 19 maggio a firma Giulio Brusati intitolato "Arrivederci ai concerti pop in Arena (e non solo): “Li spostiamo tutti al 2021” è contenuta una dichiarazione virgolettata del Sig. Gianmarco Mazzi sulla quale si rende assolutamente necessario un nostro intervento di replica, a precisazione e chiarimento e a tutela del modello Fondazione lirica.
Stigmatizziamo che il Sovrintendente di Fondazione Arena non abbia provveduto in tal senso a rettificare dichiarazioni fuorvianti per il lettore e per l’immagine della Fondazione che guida e che su mandato ministeriale deve amministrare e tutelare.
Il Sig. Mazzi dichiara: “Così, lasciando all’Opera la possibilità di programmare concerti ad agosto, mi sono concentrato per realizzare a Verona, nella prima decade di settembre, alcuni importanti eventi televisivi…”.
Va qui chiarito che non è il Sig. Mazzi che permette alla Fondazione Arena di programmare una cosa o l’altra o di scegliere un periodo o l’altro per realizzare la produzione istituzionale: lo Statuto di Fondazione Arena prevede l’uso esclusivo dell’Anfiteatro da aprile a settembre per le sue finalità istituzionali (diffusione di lirica, balletto e concerti quali elementi di trasmissione culturale e di educazione musicale della collettività) e una legge dello Stato Italiano (L.800/67) obbliga il Comune di Verona a fornire alla Fondazione i luoghi per l’espletamento di tale attività.
La Fondazione Arena ha una S.r.l. partecipata al 100%, che si occupa di extra- lirica, nei giorni e nei periodi in cui la Fondazione, in totale autonomia decisionale di programmazione, decide di non utilizzare l’Anfiteatro per gli spettacoli lirici, sinfonici e di balletto e le relative prove. La programmazione extra-lirica è dunque un’attività accessoria, subordinata e funzionale: esattamente l’opposto di quanto il Sig. Mazzi dichiara, che non corrisponde a quanto discende indiscutibilmente dalla legge italiana, dalle norme, dagli Statuti e dalle delibere comunali.
Chiariamo anche che il Sig. Mazzi è figura subordinata e quindi avrebbe il dovere in ogni sede di denominare correttamente la Fondazione Arena di Verona (non apostrofandola “l’Opera) e di evitare di minare l’identificazione dell’Arena con la Fondazione che ha l’uso esclusivo dell’Anfiteatro.
Ribadiamo infine quanto già espresso precedentemente riguardo alla denominazione della partecipata affidata al Sig. Mazzi: l’aver permesso che essa utilizzi lo stesso nome della controllante va contro ogni logica di marketing di buon senso. Tale scelta resta per noi un palese tentativo di generare confusione e una minaccia per il modello Fondazione lirica e ci aspettiamo che il Sovrintendente della Fondazione Arena intervenga finalmente a tutela del marchio, così come delle prerogative decisionali e gestionali che lo Stato le riconosce ed affida.
Comunicato Stampa