Tiziana Fabbricini è stata, senza tema di smentita, una delle più complete artiste che hanno calcato il palcoscenico negli anni '90 e, per quanto le hanno consentito di fare, nei decenni successivi. Le ultime pennellate le ha tracciate con la consueta classe nella prima esecuzione assoluta de La Rivale di Marco Taralli, andata in scena al Teatro Coccia di Novara nel 2016 (la recensione di Lodovico Buscatti) e poi ripresa nel 2018 al Bartok Opera Festival Plus di Miskolc in Ungheria. Nel ruolo protagonista di Carmela Astolfi, Tiziana Fabbricini ha dato l'ennesima dimostrazione di cosa significhi essere veri artisti.
Del resto, sin dalla celebre Traviata andata in scena alla Scala nell'aprile 1990 diretta da Riccardo Muti, con cui l'artista astigiana si presentò prepotentemente al mondo dell'opera lirica - non senza aver fatto la sua brava gavetta -, la cosa principale che saltò all'occhio fu la capacità di trasmettere, rendendole palpabili, vive e roventi, le emozioni vissute dal personaggio interpretato. Le gioie, le passioni, gli strazi e i dolori di Violetta arrivarono, quasi con violenza, a tutti quelli che ebbero la fortuna di essere presenti ad una di quelle recite - io fortunamente c'ero.
Purtroppo, per ragioni non del tutto chiare, il prosieguo della carriera di Tiziana Fabbricini fu importante ma certamente non adeguato alle sue possibilità e in tal senso fu commesso un delitto verso un'artista che ha donato tutta sé stessa alla musica ma anche nei confronti di quella grossa fetta di pubblico che l'ha amata e avrebbe desiderato continuare a gratificarla in tanti ruoli che non le furono mai offerti.
Tiziana Fabbricini ci ha accolto con grande gentilezza nella sua bella casa di Ovada ed abbiamo ripercorso con lei le tappe salienti del suo percorso umano, artistico e professionale.
Danilo Boaretto
intervista a Tiziana Fabbricini
Danilo Boaretto