Incontriamo Michael Spyres durante le prove del suo prossimo impegno all'Opera di Roma in Candide e cogliamo l'occasione per conoscerlo meglio.
Abbiamo appreso da alcune note biografiche che sei cresciuto in una famiglia di musicisti. Che tipo di musicisti?
In famiglia tutti suoniamo uno strumento e cantiamo. Mio padre è stato il mio primo insegnante di canto corale e di banda, mentre mia madre è stata la mia insegnante di recitazione ed anche lei, di canto corale.
Mio fratello ed io ci siamo esibiti insieme in Giappone, Germania, Austria e Stati Uniti poiché anche lui è un tenore. Mia sorella è una cantante, attrice e violinista a Boston e ci siamo esibiti in quintetto con musica tradizionale, sacra, pop e opera ancora prima che fossi in grado di parlare!
Il marito di mia sorella è un brillante compositore e violoncellista di cui sia io che mio fratello abbiamo debuttato le composizioni in Russia e negli Stati Uniti. Anche mia moglie è un soprano e con lei ho cantato in sette opere diverse. L'esperienza più memorabile l’abbiamo vissuta l'anno scorso quando, tutti insieme, abbiamo cantato nella Bohème. Io ero Rodolfo, mia moglie Mimì, mio fratello Alcindoro/Benoit, mentre mia madre, mio padre, mia cognata e due miei nipoti cantavano nel coro.
I tuoi studi musicali si sono divisi tra gli Stati Uniti e Vienna. Hai iniziato subito dal canto oppure hai precedentemente studiato qualche strumento?
I primi libri che ho letto erano libri di musica e da quando ho iniziato a muovermi ho studiato vari strumenti, dato che entrambi i miei genitori erano insegnanti di musica. Ho suonato la tromba per dodici anni, il sassofono per cinque, il piano per venti, la chitarra per ventidue anni e la voce per tutti i miei 32 anni.
Hai una voce di estensione notevolissima. Quando ti sei accorto di questa particolarità?
Grazie! Nella mia famiglia l'estensione vocale è una cosa normale perchè quando canti in un quintetto per più di venticinque anni tendi ad annoiarti ripetendo sempre la stessa parte.
In chiesa ho imparato ogni inno ed anche lì, per evitare di annoiarmi cantavo sia parti da basso che da soprano. L'altra ragione è dovuta al fatto che io sono un imitatore del suono e amo la voce umana. Da che ricordi sono sempre stato affascinato dalla voce. Il mio eroe era Mel Blanc, la voce di tutti i cartoni animati della Looney Tunes con i quali sono cresciuto. Ho sempre cercato di capire come funzionasse il suono e come potessi manipolare la mia voce per emettere un particolare suono. Devo dire che sono molto orgoglioso di aver cantato alcuni dei ruoli più acuti e alcuni dei ruoli più bassi di tutto il repertorio tenorile (Arnold /Guglielmo Tell, Raul/Ugonotti, Lindoro/Italiana in Algeri, ma anche Otello – Rossini, Rodrigo/Donna del Lago, Candide – Bernstein) e per quanto ne sappia io, sono riuscito a cantare nel ruolo più esteso che sia mai stato cantato dal vivo: lo scorso anno a Lisbona, in una ripresa moderna di un'opera barocca di Antonio Mazzoni intitolata “Antigono”. Ho dovuto cantare un Fa4 e un Do1 nella stessa recita, tanto da mettere alla prova i limiti delle mie capacità mentali e fisiche.
Quanto c'è di natura e quanto è il risultato di studio e della tecnica acquisita ?
Questa è una domanda trabocchetto, non mi convincono le domande che ti mettono di fronte ad un bivio. Sapevo di avere l'educazione adeguata per diventare un cantante. Non credo che la natura né nessun altro abbia messo le mani sulla mia voce. Per esempio mi ci sono voluti tre anni per capire come avrei potuto sostenere il canto oltre al Sol3. Ti dirò che entrambi i miei genitori cantano ancora molto bene e hanno 65 anni! Entrambi sono tuttora attivi nell'opera e fanno karaoke tre volte alla settimana. Credo che i miei mi abbiano dato tutte le possibilità che possa avere un musicista di successo e tutti i loro figli sono diventati musicisti grazie a ciò.
Ho cominciato a studiare a 18 anni come baritono con un insegnante convinto che fossi un tenore non ancora capace di cantare le note acute. Mi ha insegnato molto e fu il primo a capire il mio tipo di voce. Per alcuni anni quando entravo mi diceva “hey, stai ascoltando Corelli.” La settimana dopo: “sembri Bjoerling, ma non è la tua voce!” Io ero in grado di imitare qualsiasi voce grazie alla mia passione per il suono. Mi ci sono voluti tre anni prima di imparare a sostenere la voce sopra il Fa3. Per tre anni di studio negli Stati Uniti tutto ciò che mi dicevano era: “grande voce naturale ma hai bisogno di lavorare molto sulla tecnica.” Quando avevo 21 anni il mio unico insegnate traslocò e io lasciai la scuola. Decisi che dovevo seriamente diventare un tenore che capiva la propria voce. Per i cinque anni seguenti ho accettato qualsiasi lavoro che mi capitava tra le mani. Ho fatto il muratore, il giardiniere, lo speaker alla radio, il custode, il cameriere e l'insegnante di musica. Pensavo alla voce tutto il tempo, a come migliorare nell'apprendimento della tecnica vocale. Vivevo con i miei genitori e dopo il lavoro mi esercitavo almeno sei ore e a volte anche fino alle 2 o alle 3 del mattino. Mi registravo con un vecchio registratore, mi ascoltavo e mi criticavo e cercavo di scoprire il suono di cui avevo bisogno per diventare il cantante d'opera che avrei voluto essere. Così, all'età di 26 anni avevo compreso che il mio problema più grosso era che io non parlavo nessun’altra lingua che non fosse l'inglese e sapevo che questo mi avrebbe bloccato. Mi trasferii a Vienna con una buona consapevolezza della mia tecnica e di ciò che la mia voce era capace di fare; ho cantato per due anni nel coro “Schoenberg” imparando sempre di più sulla mia voce poiché cantavamo dalle tre alle sei ore al giorno.
Ho continuato gli studi di dizione e lied tedeschi al Conservatorio di Vienna con un meraviglioso staff di insegnanti che mi hanno aiutato a capire ulteriormente il linguaggio basato sul canto. Ho cominciato a studiare dalla base facendo errori fino a che la lingua ha cominciato a sistemarsi. Ora con le mie capacità di imitazione e la mia disinvoltura, abbinate alla mia passione di stare a contatto con la gente sono in grado di conversare in molte lingue e ho fatto molte interviste in tedesco, italiano, francese e anche in serbo!
A proposito di tecnica tu cosa pensi di questo argomento? Pensi che la tecnica corretta sia una sola oppure ritieni che ci siano molti buoni metodi ?
La tecnologia è un fattore molto importante per la mia tecnica ed è stato il mezzo principale per capire la mia voce. Tuttora registro e analizzo tutto ciò che canto. Con il progresso delle tecnologie diventa sempre più facile farlo da soli. Ho un programma incredibile sul mio computer - “Sing and See” - che ti permette di visualizzare quando stai emettendo un buon suono. Ogni sfumatura e pausa della tua voce ti aiuta a capire cosa sta succedendo alla tua esecuzione vocale e i risultati della tua voce registrata possono aiutare immensamente a comprendere la voce. Amo la tecnologia a tal punto che ora imparo tutte le opere con il mio Samsung Galaxy Tablet. Ho tutte le nuove uscite di opera in formato pdf e varie incisioni di ogni brano. Prendo appunti, disegno regie e fotografo in tempo reale ogni cambiamento di testo. Credo sia necessario “abbracciare” la tecnologia e tutti i benefici che ci può dare. Infatti sto discutendo con il mio caro amico e collega Bertrand Delvaux per sviluppare una nuova tecnologia per il suo dottorato, che potrà essere utile per determinare in modo più accurato il tipo di voce delle persone, per ovviare al problema delle errate catalogazioni di tipologia vocale (leggero, coloratura, lirico, lirico spinto etc.) che, come altri cantanti possono confermare, è un grosso problema nell'ambito dell'idea della tecnica. Ho sentito così tante volte di voci mal giudicate come: “lei mi ha detto che io sono un soprano di coloratura ma lui ha detto che sono un mezzosoprano drammatico”. Penso che ogni cantante necessiti di diventare più consapevole e studiare l'intero apparato e la muscolatura che è coinvolta nella produzione vocale.
L’approccio che io ho con la “tecnica” è astratto come la parola stessa.
Se studi Lamperti, Concone, Vaccaj, Marchesi, Rossini, etc. tutta la tecnica è basata su pochi principi. Sono convinto che la tecnica sia quella del fiato, l'appoggio del fiato e lo studio su come manipolare il proprio corpo per produrre il suono con la massima espressività.
Io sono stato fortunato in questo; ho imparato fin dalla più tenera età, grazie ai vari strumenti che ho suonato, quanto sia importante il fiato unito all'appoggio e all'espressività.
Si può discutere una vita su come sostenere il fiato o dare espressione ma bisogna tenere sempre a mente che la tecnica di canto ha sempre dei fondamenti e ci sono leggi fisiche del corpo, come per esempio il fatto che senza aria non può esserci suono e senza il sostegno di quest'aria non si può raggiungere il suono giusto.
L'area della tecnica che mi riguarda è che molta gente non si accorge che gli interpreti devono essere poliedrici e flessibili abbastanza da accontentare i desideri del regista, del direttore e soprattutto del compositore. Bisogna capire prima di tutto come emettere il giusto suono del repertorio che uno canta. Non ha importanza quanto sia bravo l'insegnante non può comunque interpretare la musica al tuo posto ed è per questo che io ho deciso di essere l'insegnante di me stesso da quando ho compiuto 21 anni. Ho cantato tutti i tipi di musica, visto che ero in grado di riprodurre qualsiasi suono, ma ho sempre conservato uno spiccato senso della tecnica giusta per tutti i tipi di musica che io canto; che sia musica popolare, gospel, pop o opera. Suppongo che sia questo l'errore in cui cadono tutti quando si tratta di “tecnica” perchè la definizione di tecnica da parte delle persone è molto ristretta.
Per esempio, ho sentito molta gente citare vecchi cantanti e dire: “quella era l'età d'oro del canto” o “perché i cantanti non sanno più cantare in quel modo?”. Per quanto io possa essere d'accordo per alcuni aspetti, credo anche che molte persone non prendano in considerazione l'acustica moderna e le moderne scenografie, ed anche il gusto contemporaneo per il suono delle nostre orchestre, che ha modellato una nuova tecnica di canto che porta a cantare a tutto volume virtualmente per tutto il tempo. Questo genere di emissione è stata la rovina per molti cantanti contemporanei – ha causato una miriade di carriere quinquennali – i quali hanno invano tentato di competere con orchestre più potenti, e produzioni che non tengono in considerazione uno degli elementi più importanti dell'opera: l'acustica!
Sfortunatamente molte persone che amano l'opera e la voce umana non hanno paragoni per quanto riguarda l'acustica del suono e su quanto peso abbia sulla realizzazione complessiva della musica eseguita. La nostra natura umana, poiché pretende sempre di più nella vita, sta creando un baratro su ciò che il nostro corpo può raggiungere assieme alla tecnica vocale. Molti di noi hanno un naturale bisogno di volere un canto più forte, veloce ed emozionante e vogliamo essere stupiti costantemente ma non sempre dovrebbe essere così.
Viviamo in un mondo frenetico che io amo ma mi rendo anche conto che questa particolarità porta l'opera e le arti recitative a meditare con molta difficoltà su idee e argomenti che hanno bisogno di un pensiero critico serio, sia da parte degli esecutori sia da parte del pubblico.
Dal punto di vista tecnico hai un modello di riferimento?
Io ho molti modelli di riferimento dal punto di vista tecnico per tutti i tipi di musica e compositori. I cantanti da cui ho imparato molto sono Bjoerling, Pavarotti, Wunderlich, Blake, Ford e Lanza. Gli altri artisti eccezionali da cui deriva la mia comprensione di cosa si può fare con la voce sono l'artista Bobby McFerrin e il canto variegato di Christian Bollmann. Alcuni fra i miei modelli per quanto riguarda la voce tenorile nell'opera sono: Pertile, Tagliavini, Schipa, Gedda, Domingo, Fleta, Thill, Bjoerling, Kraus, Gigli, de Lucia e molti altri. La vera questione è quale cantante per quale compositore. Per una carriera complessiva tuttavia, quelli che ammiro di più sono Placido Domingo e Nicolai Gedda. Gedda ha cantato Lieder, Opera e Oratori in sette lingue, innumerevoli ruoli e tutt'oggi sta dando concerti con alle spalle i suoi sessanta anni di carriera. Credo che Gedda sia da prendere da riferimento per molti cantanti per il suo senso dello stile, la sua dizione e la sua longevità. Anche Domingo è un'ispirazione per la sua musicalità, la sua diplomazia e la sua abilità nel gestire una carriera così poliedrica. Lui ha cantato centoventotto differenti ruoli ed è anche stato insegnante, direttore, ha fatto innumerevoli concerti mentre io ho appena al mio attivo quaranta ruoli in tredici anni di carriera. Spero di poter vivere abbastanza da poter dire di aver avuto una carriera ricca e varia come questi due uomini.
Recentemente hai pubblicato un interessante CD di arie per tenore nel quale canti di tutto e di più, passi da “Cessa di più resistere..” alla “Gelida manina”. Da “Ah mes amis!” a “Tombe degli avi miei”. E' una dimostrazione di quello che potresti e vorresti cantare in teatro oppure in studio hai pensato soprattutto a divertirti?
La ragione principale per cui ho fatto questo disco è raccontare una storia. Sapevo che alcune persone non avrebbero capito il mio scopo e avrebbero criticato le mie scelte di repertorio ancora prima di capire le mie intenzioni.
Per me lo scopo di questo album era quello di creare un racconto di carattere operistico – al di fuori delle arie che potessero mostrare cosa la mia voce è capace di fare e la direzione che potrebbe prendere la mia carriera.
Ho scelto ciascuna aria per raccontare una storia che ho inventato con l’intento di evidenziare i differenti aspetti di un uomo innamorato e ho provato a dimostrare come l'amore, in tutte le sue varie forme, sia la più preziosa di tutte le emozioni umane. L'amore o la perdita di esso è il tema più comune nell'opera e voglio che la gente pensi al perchè questo avviene. Ora che ho cantato in tutto il mondo mi sono reso conto che ogni paese e ogni persona ha il proprio gusto musicale e, ulteriore obbiettivo del mio disco era quello di raggiungere il più vasto numero possibile di persone con questo repertorio vario.
Pochi mesi fa hai interpretato alla Scala il terribile ruolo di Rodrigo nella “ Donna del Lago” , un ruolo che prima di te era stato cantato nello stesso Teatro dal grande tenore americano Chris Merritt. E' un ruolo che trovi adeguato alle tue caratteristiche e pensi di riprenderlo qualora te lo offrissero?
Mi sono divertito molto a cantare nel ruolo di Rodrigo e sono fortunato a debuttare al Covent Garden lo stesso ruolo l'anno prossimo.
Molte persone sono spaventate da questo tipo di ruolo ma onestamente il repertorio da baritenore mi calza più di qualsiasi altra cosa . Il mio problema è che non molta gente capisce questo tipo di repertorio e ti chiede di avere un timbro e un'estensione baritonale poiché in questo repertorio non c'è un vero baritono in scena, tenendo a mente però allo stesso tempo che tu devi saper cantare anche con un' estensione tenorile. Queste richieste vocali come risultato conducono al fatto che non molte persone siano in grado di cantare questo repertorio e di conseguenza i cast non sono quasi mai adatti a questi ruoli perchè molti tenori che sono ingaggiati come baritenori non riescono a cantare le note più gravi che sono state scritte appositamente per ragioni armoniche. Per esempio nell'Otello c'è un Do4 e anche un Sol1 della gamma più bassa. E' vero Rossini scriveva per un altro tipo di tecnica vocale ma credo che le vecchie tecniche e quelle nuove possano coesistere se una persona dedica molto tempo a lavorare sui casi specifici, su come usare i diversi colori di voce. Ora io mi trovo a mio agio in questi ruoli e questo era il mio 6° ruolo con queste caratteristiche (Alberto di Rossini-La Gazzetta, Otello, Rodrigo, Ozia-Betulia Liberata di Mozart, Candide di Bernstein e Antigono di Mazzoni).
Si! Chris Merritt è sempre stato una grande fonte di ispirazione per me come lo è stato Bruce Ford in questo repertorio. Quando ho scoperto la prima volta questi due straordinari cantanti, non avevo sentito nessuno come loro e ancora oggi non sono riuscito a sentirlo. Questi due uomini sono stati un grande esempio per me e mi hanno fatto capire che potevo raggiungere una completa comprensione del mio strumento in questo repertorio. Sono stato onorato di cantare il ruolo di Rodrigo sullo stesso palcoscenico dove avevano cantato Merritt e Ford, anche se con differenti cast, nella loro produzione memorabile con il Maestro Muti.
Cosa pensi dell’ambiente teatrale e del rapporto con i colleghi?
Sono cresciuto nel mondo del teatro e mi esibisco sul palcoscenico da quando avevo tre anni e per questo motivo mi sento a mio agio nella vita del teatro. La cosa più “brutta” di questo ambiente è che la maggior parte delle persone che frequentano questo mondo sono persone molto aperte con cui si creano forti legami molto facilmente. Un problema comune a chi fa questo tipo di lavoro è che molto difficilmente si avrà l'occasione di incontrare nuovamente i colleghi con cui si è stretto amicizia. Questa caratteristica è assai presente negli artisti e penso che giovi all'arte in quanto questo sacrificio fa percepire quanto siano preziosi i legami/rapporti umani.
Questa è la chiave dell'arte e la realizzazione che l'arte esiste per unire, ispirare ed elevare l'umanità.
Cosa pensi di fare “da grande”? Più seriamente: quale pensi che possa essere il repertorio più adatto alle tue caratteristiche vocali e sul quale vorresti puntare per lo sviluppo della tua carriera?
Siccome la mia voce continua a maturare voglio continuare ad aggiungere vari ruoli e cantare tutto il repertorio che mi permetterà la mia voce.
Jean De Reske era abituato a cantare Wagner e Rossini nella stessa settimana. Io voglio sempre una sfida e per me la Grand Opera francese sarà dove mi porterà la mia voce negli anni a venire. Mi piacerebbe cantare di più del repertorio di Verdi e tutte le previsioni mi portano a pensare che più avanti negli anni canterò più da tenore drammatico come mi suggerisce il mio studio e il mio timbro. Mi intriga molto anche la Grand Opera Russa e anche le opere tedesche con compositori come Wagner o Korngold. Alcuni dei miei ruoli preferiti sarebbero Peter Grimes, Eleazar, Hoffmann, Hermann, Huon, Mitridate, Orfeo, Vasco da Gama e Tom Rakewell. Canterò sempre Mozart e Rossini perchè sono due tra i più grandi insegnanti per la voce umana, compositori che hanno veramente capito l'essenza della produzione vocale. Nei miei prossimi anni vorrei rendere giustizia ai ruoli mozartiani di Tito e Idomeneo, oltre all’Otello di Rossini e ad altri ruoli da baritenore.
Vorrei essere il primo tenore ad aver cantato l'Otello di Rossini e l'Otello di Verdi nella stessa stagione!
Il prossimo 18 gennaio debutterai in Candide all'Opera di Roma, quindi avrai modo di cantare nella tua lingua madre. Hai già visto qualcosa di questa produzione del San Carlo di Napoli e cosa ne pensi?
Sono molto emozionato di cantare Candide perchè è una delle mie opere preferite ed è veramente raro per me poter cantare nella mia lingua. Questa produzione è abbastanza inerente a Candide e al suo viaggio verso la luce e riesce a non essere mai noioso e inutilmente intellettuale. Lorenzo Mariani mi ispira molto come regista grazie alla sua capacità di coordinare tutti i ruoli l'uno con l'altro pur rimanendo fedele al volere del compositore. Questo ruolo come quello di Tamino e Tom Rakewell sono ruoli che mettono in risalto la maturazione di un personaggio, da ragazzo a uomo, con risultati molto diversi. Tutti e tre iniziano come giovani uomini con grandi idee e tutti e tre mostrano le sofferenze della crescita e i risultati di quello che accade quando ci si prende oppure non ci si prende la responsabilità delle proprie azioni.
Sei più attratto dalle regie moderne o da quelle tradizionali?
Sono attratto dalle opere che portano alla riflessione sia che siano regie moderne sia che siano tradizionali. Devono avere una ragione di esistere e questa ragione non dovrebbe cambiare.
Io credo nella sfida delle idee ben pensate e sviluppate dopo aver preso coscienza dello stile, dell'acustica, del pubblico, della lingua, del cast, dell' argomento e soprattutto dello scopo.
La tua ricetta per curare la crisi dei Teatri.
Io credo che l'arte e soprattutto l'opera abbiano bisogno di rinascere e forse la crisi può spingere le persone ad essere propositive. Se si continua a guardare a quella che venne definita “l'età d'oro dell'opera” quando potrà avvenire questa rinascita? Durante gli anni della guerra, quando tanti paesi stavano combattendo veramente, è stata fatta una grande arte e come risultato abbiamo avuto l'età d'oro. La ragione per la quale questo è avvenuto secondo me è perchè cantanti, pubblico e teatri allo stesso modo sono diventati strenui lavoratori nella loro comprensione collettiva sull'importanza delle arti. Penso che questo atteggiamento abbia reso tutti più intraprendenti, il che conduce alla diffusione dell'arte e, di conseguenza, all’emancipazione della società. Oggi giorno la tecnologia ci fornisce così tanti vantaggi rispetto a quanti se ne avevano cinquant'anni fa, e non dovremmo dar questo per scontato. Credo che abbiamo bisogno di farci sentire di più nella società contemporanea sul perché siano necessari soldi per l'arte. Una riflessione molto intensa che ho sempre tenuto presente è che in qualsiasi periodo storico il declino di qualsiasi grande società si possa ricondurre al declino delle arti.
Come vedi il futuro dell'opera?
Vedo il futuro radioso solo se ci adattiamo e diveniamo più aperti al cambiamento mantenendo intatte le fondamenta culturali. Con questo intendo dire che dobbiamo voler fare esattamente quello che l'opera ci ha sempre chiesto di fare, e cioè continuare a mettere alla prova la società e il pensiero convenzionale, e suscitare cambiamento in noi stessi e nella società.
Avremo sempre bisogno dell'opera perchè porta con se la filosofia, la recitazione, il canto, gli strumenti, la danza e le arti visuali per cambiare il mondo in meglio, come dovrebbe essere fra gli obiettivi di ciascun essere umano.
Quali saranno i tuoi futuri impegni dopo il Candide e a quando il tuo ritorno su un palcoscenico italiano?
Questo sarà un anno molto eccitante e vario per me. Subito dopo Candide canterò Edgardo alla Minnesota Opera negli Stati Uniti. Poi l'incredibile ed esaltante storia italiana del pescatore napoletano Masaniello nella “Muette de Portici” di Auber all'Opera Comique di Parigi. In Giugno tornerò in Francia per cantare il Requiem di Berlioz e subito dopo tornerò in Italia per il mio debutto a Pesaro con il ruolo da baritenore di Baldassare nel “Ciro in Babilonia” di Rossini, ancora con la mia collega Jessica Pratt. A Settembre debutterò il nel ruolo del titolo nella “Damnation de Faust” di Berlioz diretta da uno dei più grandi ispiratori Terry Gilliam. Concluderò l'anno con un grande tour europeo e americano cantando come tenore solista nella nona Sinfonia di Beethoven e la Missa Solemnis sotto la bacchetta di Sir John Eliot Gardiner.
traduzione di Susanna Toffaloni
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Meet Michael Spyres during his next engagement at the Rome Opera in Candide and take the opportunity to know him better.
We meet Michael Spyres during his next engagement at the Rome Opera in Candide and take the opportunity to get to know him better.
Well, we all play instruments and sing together. My father was my choir and band teacher and my mother was my drama and choir teacher. My brother and I have performed in Japan, Germany, Austria, and the U.S. together as he is a tenor too. My sister is a singer, actress, and violinist in Boston and we have performed folk, sacred, pop and opera as a quintett since before I could speak! My sister's husband is a brilliant composer and cellist with whom both my brother and I have premiered his pieces in the U.S. and Russia. My wife is also a soprano and we have performed 7 different operas together. The most memorable experience was last year when we all performed La Boheme together. I sang Rodolpho, my wife Mimi, my brother Alcindoro/Benoit, along with my mother, my father, my sister in-law and my nephew and niece in the chorus!
Your musical studies were divided between the U.S. and Vienna. Did you play any instruments before you started to sing?
My first books were music books and I have studied instruments since I could move because both of my parents were music teachers. I played the trumpet for 12 years, the saxophone for 5 years, the piano for 20, the guitar for 22 years, and the voice for all of my 32 years!
You have a remarkable vocal extension. When did you notice that for the first time?
Thank you! In my family vocal range is normal because when you have sung as a quintett for over 25 years you tend to get bored always singing the same vocal part. I grew up in the church where I learned every song in the hymnal and when you sing all the time you start getting bored with your own part, so I would sing bass then alto then soprano lines. The other reason is because I am an imitator of sound and I love the human voice. I have been fascinated by the human voice since I can remember. My hero was Mel Blanc, the voice of the all the Looney Tunes cartoons I grew up with. I always wanted to figure out how sound works and how I could manipulate my voice to make a particular sound. I do have to say that I am proud of the aspect that I have already performed some of the Highest and the Lowest roles in all of the tenor repertoire, (Arnold-Guillaume Tell, Raoul-Les Huguenots, Lindoro-L'Italiana in Algieri, as well as Otello-Rossini, Rodrigo-Donna del Lago, Candide-Bernstein), and as far as I know I managed to do the largest ranged role ever performed live in a modern revival of a baroque opera named Antigono by Antonio Mazzoni in Lisbon last year. I had to sing an F5 and a D2 in the same performance which tested the limits of my mental and physical capabilities.
What is nature and what is the result of your studies and technique?
This is a tricky question because I don't believe in either/or questions. I do know that I had the perfect upbringing to become a singer but I didn't get my voice handed to me by nature, nor does anyone. One example is that it took me three years to understand how to sustainably sing above G4. I will say that both of my parents still sing excellently and they are 65 years old! Both of them are still active in opera and sing karaoke 3 times a week. I think they gave me a great window into what a musician needs to be and all of their children became successful musicians because of it. I started studying with a teacher at 18 as a baritone and he was convinced that I was a tenor that didn't know how to sing high notes. He taught me so much and was the first to help me discover my own voice. For a few years I would come in and he would say "hey, you have been listening to Corelli". Then the next week, "you sound like bjoerling, but it is not your voice!" I was able to imitate anyone because of my love for sound. It took me three years before I learned to sing supported above F4. For 3 years of study in the U.S. all I heard was "great natural voice, but you need a lot of technical work." When I was 21 my only teacher moved and I quit school. I decided that I needed to get serious and become a real tenor that understood his voice. For the next 5 years I took every job that came my way. I was a construction worker, a gardener, a radio voice, a janitor, a waiter, and a music teacher. I would think about the voice all the time and how to get better in my understanding the tenor technique. I lived with my parents and after working I would practice every day at least 6 hours and sometimes until 2 or 3 in the morning. I recorded myself with an old tape recorder and listened and critiqued and tried to figure out how to make the sound I needed to make in order to become the opera singer that I wanted to be. So, when I was 26 I knew my biggest problem was that I did not speak any language other than English and I knew this was holding me back. I moved to Vienna having a very good grasp of my own technique and what my voice was capable of and I sang for two years in the Schoenberg choir while learning more and more about my voice out of necessity since we would sing 3 to 6 hours a day. I continued studies in diction and german Lied at the Konservatorium Wien with the wonderful staff of teachers and amazing german and italian coaches who further helped my understanding of language based singing. I started learning based on trial and error and gradually language started setting in. Now with my skills of imitation and fearless attitude coupled with my love of connecting with others I am able to converse in many languages have given interviews in German, Italian, French, and even Serbian!
Technique - what do you think about this issue? Do you think there is only one correct technique, or that there are several good methods?
Technology is a very important factor in my technique and has been my greatest help in learning about my own voice. I still record and analyze everything I ever sing. With ever advancing technology this becomes easier to do on your own. I have an incredible program on my computer called Sing and See that you can visually see when you are producing a proper healthy tone. More overtones and staying within your voices formant help you understand what is happening with your own vocal production and understanding these results of your recorded voice can immensely help everyones' understanding of the voice. I love technology so much that now I learn all of my operas with my Samsung Galaxy Tablet. I have every upcoming opera as a pdf and various recordings of each piece. I take notes and draw stage directions and take pictures of text changes in real time. I feel we have to embrace technology and all the fruits that it can bring us. In fact I am conversing with my good friend and colleague Bertrand Delvaux to develop new technology for his current P.H.D that will help better determine what voice types people are in order to help with the problem of improper fach diagnosing, which as many people like me can attest to as being a large problem with the entire idea of technique. I have heard so many stories of voice misdiagnoses such as "she told me I am a coloratura soprano but he said I am a dramatic mezzo!" I believe every singer needs to become more self relient and study the entire singing aparatus and musculature that is involved in vocal production.
The problem I have with "technique" is how vague the word itself is. If you study Lamperti, Concone, Vacchai, Marchesi, Rossini, etc... All technique is based on a few basic principles. My belief of technique is that of Breath, support of that breath and the study of how to manipulate your body to make the most effective sound for the expression you need to convey. I was fortunate in that I learned from a young age about how important breath coupled with support and self expression was because of the various instruments I played. One can argue a lifetime on how to best support or convey expression, but you must always keep in mind that singing technique has fundamentals and there are physical laws to the body, such as without air there can be no sound and without support of that air the proper sound can not be achieved. The area of technique that concerns me is that many people do not realize that all performers need to be multi tasking and flexible enough to honor the wishes of the director, the conductor, and most importantly the composer. One must understand first how to make the proper sounds for the repertoire that one sings. No matter how great a teacher is they cannot perform the music for you and that is why I decided to be my own singing teacher since I was 21. I have sung every type of music since I was able to make a sound but I have always kept an accute sense for proper technique of each type of music that I sing whether it be folk, gospel, pop, or opera. I feel that this is where many people fail in their idea of "technique" because many peoples definition of technique is so small minded.
For example, I have heard many people bring up old singers and say, "that was the golden age of singing" or "why can't singers sing like that anymore". While I agree very much on certain levels I also believe that many people are not taking into account modern acoustics and modern set designs and also modern tastes for the sound of our orchestras which has shaped a new technique of trying to sing at maximum volume virtually all of the time. This type of singing has been the downfall of so many singers in our modern age and has resulted in a slew of 5 years careers that tried in vain to compete with louder orchestras and productions that give no thought to one of the most essential pieces of opera, acoustics! Unfortunately many people that love opera and the human voice have no clue about the acoustics of sound and how much weight this bares on the overall satisfaction of the music being performed. Our human nature of always wanting more in life is reaching a precipice of what the physical body can achieve in accordance to vocal technique. Most of us have a natural urge to want louder, faster, more exciting singing and we want to be wowed constantly but this should not always be the case. We live in a fast paced world and I love this, but I also realize that this tends to make opera and the performing arts more difficult for both the performers and the audience to slow down and truly meditate ideas and topics that take serious critical thinking.
From the technical point of view, do you have a reference model?
I have many technical references for all different types of music and composers. The singers I have learned the most from are Bjoerling, Pavarotti, Wunderlich, Blake, Ford, and Lanza. The other amazing artists that most shaped my understanding of what the voice was capable of is the voice artist Bobby McFerrin, and the overtone singing of Christian Bollmann. Here are a few of my inspirations as a tenor in Opera: Pertile, Tagliavini, Schipa, Gedda, Domingo, Fleta, Thill, Bjoerling, Kraus, Gigli, de Lucia and many many more. The real question is which singer for which composer. For an overall career though, the persons I admire the most are Placido Domingo and Nicolai Gedda. Gedda sang lieder, Opera, and oratorio in 7 languages and countless roles and still to this day is giving concerts in his over 60 year career. Gedda is someone I think more singers should aspire to be more like for his sense of style, his diction, and his longevity. Domingo is also an inspiration for his musicality, his diplomacy and ability to have such a varied career. He has performed 128 different roles in his career as well has been a vocal coach, a conductor, nd countless concerts, while I have only just finished my 40th role in my 13 year career. I hope that I can live to say that I had as rich and varied of a career as these two men!
Your first solo CD with all kind of tenor arias, from „Cessa, di più resistere to „Che gelida manina“, from „Ah mes amis“ to „Tombe degli avi miei“ has recently been released. Did you choose this program because you would like to sing all these roles on stage some time or did you just want to have fun when recording all these arias?
The main reason I did this album was to tell a story. I knew that some people would not understand my goal and would criticize my repertoire choices before even trying to understand my intentions. To me this album was to create a narrative out of arias that could show what my voice is capable of and the direction it may be going in while at the same time telling a story of operatic proportion. I chose every aria to go along with a story that I invented to show the different aspects of a man in love and tried to show how love in all of its varied forms is the most precious of all human emotions. Love or loss of that love is the most common theme in all of opera and I want people to think about why this is. Now that I have sung all over the world I realize that every country and every person has their own musical taste and my other intention with this album was to reach as many people as I could with this varied repertoire.
A few months ago you have sung the terribly difficult part of Rodrigo in „La donna del lago“ at La Scala. The great American tenor Chris Merritt interpreted this role in the same theatre before you did. Do you think this role fits you well and are you going to sing it again?
I really enjoyed singing Rodrigo and I am fortunate enough to make my debut in Covent Garden next year with this same role. Many people are scared of these types of roles but to be honest, the bari-tenore repertoire suits me better than almost all repertoire. My problem is that not many people understand this repertoire and that it demands that you have the baritonal timbre and range since in this repertoire there is no true Baritone on stage, while keeping in mind you must constantly sing in the passagio of a Tenor. These vocal demands as a result lead to not many people being able to sing this repertoire and coincidentally improper casting of these roles since most of the tenors that are cast in these bari-tenore roles end up not singing any of the lower notes which were specifically written for harmonic reasons. For instance Otello has a written D5 as well as a G2 in the lower extension. Yes there was a different vocal technique that Rossini was writing for but it is my belief that the old technique and the new can co-exist if one spends enough time working on the specific instances of when a proper voix-mix should be incorporated. I now feel comfortable in these roles as this was my 6th role that has these types of vocal demands. (Rossini's Alberto-La Gazzetta, Otello, Rodrigo, Mozart's Ozia-Betulia Liberata, Bernstein's Candide, Mazzoni's Antigono). Yes! Chris Merritt was always a big inspiration for me along with Bruce Ford in this repertoire. When I first discovered these two amazing singers I had never heard anything like them and still have not. These two men were a great example for me and made me realize that I could acheive a full understanding of my instrument in this repertoire. I felt honored to sing Rodrigo on the same stage that Merritt and also Ford sang, although in different casts, their memorable production of La Donna del Lago with Maestro Muti.
What do you think about the theatre world and about your colleagues?
I grew up in the theatre world and have been performing on stage since I was 3 years old so I am very comfortable with the theater life. The hardest part about this world is that most people who go into the arts are very open people that are easy to make strong bonds with. The biggest problem I and many others have is that we will more than likely never or hardly ever see these people again. This fact is very prevalent in all performers minds but I believe it is conducive to art since this issue forces you to be aware of how precious human bonds are to one another. This is key to art and the realization that the arts exist to help connect, inspire, and elevate humanity.
What do you think you will be singing when you are "grown up"? More seriously: which repertoire in your opinion suits your voice best and on which repertoire would you like to concentrate during the coming years of your carreer?
As my voice matures I want to keep adding more and more varied roles and sing all repertoire there is if my voice allows it. Jean de Reske used to sing Wagner and Rossini in the same week. I always want a good challenge and to me the french grand opera feels like the direction my voice is in for the years to come. I would love to sing more of Verdi repertoire and all signs point to me in my later years singing the more dramatic tenor repertoire as my build and timbre suggests. Russian Grand Opera is also very intriguing to me along with the German operas with composers like Wagner or Korngold. Some of my favorite roles are as varied as Peter Grimes, Eleazar, Hoffmann, Hermann, Huon, Mitridate, Orfeo, Vasco da Gama, and Tom Rakewell. I will always want to sing Mozart and Rossini as they were two of the greatest scholars of the human voice and truly understood the essence of vocal production. I really want to do justice in my later years to Mozart's Idomeneo and Tito, as well as Rossinis Otello and his other bari-tenore repertoire. What I would also like to do is to be is to be the first tenor to have sung Rossini's Otello and Verdi's Otello in the same season!
On January 18 you will debut as Candide at the Rome Opera, so you will be able to sing in your native language. Have you already seen parts of this production of the San Carlo in Naples and if so, what do you think about it?
I am so excited to sing Candide again because for me it one of my favorite roles and it really is a rarity for me to get to sing in my own language. This production stays true to Candide and his journey into enlightenment and manages to never be dull or pointlessly intellectual. Lorenzo Mariani is a great inspiration as a director because of his ability to connect everyone to the essence of his or her role while staying true to the composers wishes. This role along with Tamino and Tom Rakewell are ones that show the progression of a character from boy to man with very different results. All three start as young men with big ideas and all three show the trials of growing up and the results of what happens when one takes responsibility for ones actions or chooses not to.
Are you more attracted to modern or traditional productions?
I am attracted to thought provoking opera whether it be modern or traditional it has to have a reason to exist and this reason should not be just to be different. I believe in challenging ideas that have been well researched and are intepreted only after one takes into account style, acoustics, audience, language, cast, subject matter, and most importantly the score.
Your prescription to heal the theatre crisi.
My belief is that the arts and especially opera need a renaissance and maybe the crisis could help bring this about by making people be more resourceful. If you look at what we call the "golden age" of opera when did this come about? During the years of war when so many countries were struggling truly great art was made and as a result a golden age came about. The reason I believe this happened is because it made singers, audiences, and opera houses alike become harder working in their collective understanding of the importance of the arts. I think this attitude made everyone more resourceful which is conducive to the proliferation of art and in turn society. Right now we have so many more advantages in technology to get our message out than they ever did 50 years ago and we should not take this for granted. I feel that we need to be more vocal in todays society about why we deserve money for the arts. A very poignant thought that I have always taken to heart is that throughout history the downfall of any great society can be directly linked to the downfall of the arts.
How do you see the future of opera?
I see the future as a bright one only if we adjust and become more open to change while keeping the foundation in tact. In saying this I mean we need to be willing to do exactly what opera has always asked us to do, which is to keep challenging society and conventional thinking and evoke change in self and society. Opera will always be needed because it brings together philosophy, acting, singing, instruments, dancing, and the visual arts to create a change for good in the world, which should be every humans goal in life.
What are your future commitments after Candide and when will you be back on an Italian stage?
This year is a very exciting and varied year for me. Directly after Candide I will sing Edgardo in Minnesota Opera in the U.S. Then the incredible and inspiring Italian story of the Napolitano fisherman as Masaniello in Auber's La muette de Portici at Opera Comique of Paris. In June I return to France to sing Berlioz's Requiem and just after this I will be back in Italy for my debut in Pesaro as the bari-tenore role of Baldassare in Rossini's Ciro in Babilonia, again with my colleague Jessica Pratt. September I will then sing my debut of the title role in Berlioz's Damnation de Faust directed by one of my biggest inspirations Terry Gilliam. I end the year with a grand tour of Europe and the U.S singing the tenor soloist in Beethoven's 9th and Missa Solemnis under the baton of Sir John Eliot Gardiner.
Danilo Boaretto